"La prima cosa necessaria per scrivere con efficacia è di non aver alcun riguardo per il lettore che non lo merita." Miguel de Unamuno
lunedì 24 settembre 2012
d'emblée n. 1
Poco prima del crepuscolo...era in un parco pubblico...da nord est soffiava un forte, ma tiepido vento d'autunno, che presagiva l'imminente arrivo della tramontana invernale...si guardò intorno come per misurare se stessa in rapporto alle cose che la circondavano...gli alberi, i muretti, la fontana, le panchine...già le panchine: quanta vita potevano raccontare quegli oggetti di ferro pitturato di verde?? tanta...e una parte anche della sua...vi si sarebbe seduta anche in quel momento, una ventina di minuti al massimo...a riflettere, con il rombo del vento e il fruscio delle foglie nelle orecchie...ma sentiva l'urgenza di attraversare velocemente il parco per arrivare alla strada: forse stava per piovere...bastava che il vento cessasse e sarebbe venuta una bell'acquata, ne era sicura...nuvoloni neri si accalcavano gli uni sugli altri verso est...ma ad ovest...tra i cumuli nembi si apriva uno squarcio sul cielo, che permetteva alla luce ambrata del sole al tramonto di adagiarsi morbidamente sul vapore acqueo delle nubi, sul profilo delle case, sui tronchi e sui rami degli alberi, sui fili d'erba tagliata da poco...e più in alto, dove l'azzurro schiariva, lo spicchio della luna...così perfetto, così bianco...che dava l'idea di esser stato appeso lì da qualcuno... Arrivò alla strada...dal muretto che la costeggiava udì le voci, mescolate a quella, più forte, del vento, di qualche anziano che parlava di calcio..."Insomma, quest'Inter??"...ma non si soffermò per conoscere la risposta...osservò piuttosto i muri delle case e del circolo...le decorazioni della festa di rione della serata precedente, ormai inservibili, pendevano, tristemente dalle pareti...complici, sebbene colorate, dello squallore generale della via..."Madonna che tristezza!!" pensò "Non c'è niente di più triste del sapore amaro della fine di una festa...un po' come la domenica che precede il lunedì...un po' come un incanto spezzato...un cocchio tornato zucca dopo mezzanotte"...però mentre percorreva l'ampio marciapiede di casa le tornò in mente la giornata appena trascorsa...e sorrise..infilò la chiave nella serratura ed entrò... "Visto che un c'era bisogno di mettersi su una panchina, come i vecchi, per far du' riflessioni a modo?? Appena sono in casa metto tutto per scritto..."
domenica 23 settembre 2012
Nuova carriera n. 4
Correva nemmeno avesse le ali ai piedi: a giudicare dalla
posizione del sole all’ora sesta mancavano sì e no un’ora e mezzo…doveva fare
in fretta, anche perché la bottega di Leonida era dall’altra parte del fiume,
nel quartiere più popolare e malfamato della città. Nonostante la folla in meno
di dieci minuti arrivò all’entrata del bugigattolo, in un vicolo stretto,
maleodorante e praticamente deserto. La porta era semisbarrata da delle assi di
legno marcio, come se fosse completamente disabitato; controllò che nessuno la
osservasse ed entrò di soppiatto, contorcendosi tra tavola e tavola… L’ambiente
era buio e puzzava di chiuso, cibo andato a male e, diversamente dal solito,
anche di bruciato, ma Artemisia si fece coraggio e si addentrò nella
semioscurità, bisbigliando un “C’è nessuno??”. Dal fondo della bottega udì una specie di
rantolo… “Signor Leonida, è in casa?” dopo pochi passi inciampò in una sedia
rigirata e scorse il vecchio rannicchiato sul pavimento in un angolo. Si precipitò verso di lui: aveva il viso
tumefatto, completamente pieno di sangue, e al suo fianco il braccio sinistro ricadeva
in una posa scomposta, spezzato.
“Signor Leonida, ma che è successo?? La posso aiutare…?
Chiamo aiuto…” cominciò a singhiozzare la ragazza…ma il vecchio, con un fil di
voce le rispose, secco: “Te ne devi andare…la guardia cittadina…mi tenevano
sotto controllo…vattene stupida!Scappa…”
“Ma io non posso lasciarla qui…il suo viso…il suo braccio…chiamo
un medico…la prego…ma perché? Oddio quanto sangue…e i suoi libri…” si zittì atterrita:
da un angolo della bottega si levava un filo di fumo…pezzi di carta e copertine
di cuoio bruciacchiati…le librerie vuote e rovesciate sul pavimento. Avevano
distrutto tutto...
“Leonida, adesso la
tiro fuori di qui…andiamo…le ho portato anche una mela, è contento?? Le piacciono
tanto, lo so…ora usciamo, via..lei si arregge a me e…”
“E’ tardi Artemisia…almeno per me…ti prego vattene…e salvati…se
ti trovano qui ti arrestano…tua nonna non vorrebbe che ti facessi portar sulla
forca in un modo così idiota…tieni questo è per te…la conservo da quasi 50
anni, ma non mi serve più…”
Col braccio sano si tirò fuori dalla tasca interna della
giacca un pezzo di carta sgualcito e sporco e glielo tese…Artemisia lo prese e
lo mise al sicuro sotto la tunica…poi con le lacrime agli occhi mormorò: “Ma io
non la lascio qui…lei ora viene con me…”
“Non fare la ragazzina! Adesso mi ascolti: quegli schifosi
della guardia – sputò in terra con
disprezzo un grumo di sangue - hanno
lasciato una tanica di cherosene…ora tu spargerai tutto il suo contenuto per la
bottega…prenderai l’acciarino dalla mensola dietro al bancone e, una volta
uscita, darai fuoco a tutto…è chiaro?? E…non mi interrompere, maledizione!! E poi
scapperai a gambe levate…te ne tornerai al tuo podere tranquilla, tranquilla e
solo stanotte osserverai il foglio che ti ho dato…adesso vai…muoviti…” e
cominciò a tossire…
“Ma lei? Non posso lasciarla qui…”
“Sì che puoi…devi…non devi parlare mai a nessuno di me…non
devono sapere che mi conoscevi…è il mio ultimo desiderio in punto di morte…fallo
per me…e per tua nonna…ti pre…go…” e spirò…
Artemisia, in preda al panico, tremante eseguì gli ordini
del vecchio…uscita con difficoltà, appiccò l’incendio…prima di fuggire, per un
attimo guardò il fuoco che divampava nella bottega e pensò, con disperazione,
che aveva perso l’unica persona che più assomigliava a un amico per lei...
martedì 18 settembre 2012
...epiphanies...
...una dopo l'altra affiorano alla mia mente...nuove consapevolezze...forse dure da accettare...mi mettono in crisi...in effetti affrontar se stessi può mettere in crisi...il confronto con lo specchio, con quello che riflette....con quello che siamo ma non vorremmo essere, con quello che ci piacerebbe essere ma non si riflette in quel vetro metallizzato...essere se stessi che significa?? esser sinceri...forse...ma non solo con gli altri...esserlo con quel riflesso che vediamo la mattina appena svegli...eh ma se non ti piacesse quello che vedi?? se guardare ed accettare quel riflesso, farlo proprio significasse perdere gli affetti?? vale la pena rischiare?? forse sì...le persone che ti amano, ti ameranno comunque...ma la paura è forte...tirare fuori il mostro che è in noi (o i mostri) può esser impegnativo e doloroso...ma probabilmente una volta riportato al mondo normale, a confronto con tutte le altre cose, quelle reali della vita di tutti i giorni, anche il mostro potrebbe sembrare più inoffensivo, più piccolo...più stupido...più facile da sconfiggere...magari poverino anche a lui non piace star lì dentro al nostro cervello, pigiato e scomodo tra i meandri delle circonvoluzioni...magari anche lui preme per uscire...magari con calma ti vorrebbe parlare e spiegarsi...dire le sue ragioni...e invece no: tu lo incateni...lo costringi nello spazio ristretto della scatola cranica...ne accetti il peso sul cuore...preferisci star male, piuttosto che farlo uscire...tutto per paura...per codardia e viltà...per mancanza di maturità...beh a un certo punto però devi crescere...perché quel mostro non può condizionarti la vita in eterno...per quanto ti ostini a nasconderlo, fugacemente apparirà sempre nello specchio tramite il riflesso dei tuoi occhi...e tu lo sai che è lì...il coraggio sta nel lasciarlo libero dall'assurda cattività a cui lo costringi...a cui TI costringi...so che non è capodanno...ma questo è uno dei miei propositi per il futuro...far uscire quel mostro, una squama alla volta, una zanna dopo l'altra...per poterlo guardare in faccia e sconfiggerlo, magari imparando da quello che ha da dirmi...e per poter guardare il mio riflesso con serenità...per poterlo accettare...per potermi accettare...in tutte le mie sfaccettature...smussando quelle che meno mi piacciono, facendo battere la luce su quelle migliori...e chiedendo l'aiuto del mio Riflesso per eccellenza per farlo...questa è la mia nuova EPIPHANY...spero solo di trovare il coraggio...
domenica 16 settembre 2012
...sere d'estate, dimenticate...
...la nebbia...già ancora una volta...il racconto di Unamuno è sempre valido tutto sommato...credevo che quando si diventava "grandi" poi la nebbia sparisse...e invece...le cose son due: o è impossibile farla sparire o io non son cresciuta per niente...forse entrambe...in ogni caso la nebbia è tornata più in forma che mai...e con la sua umidità si appiccica ad ogni mio pensiero, s' insinua tra sinapsi e sinapsi e scardina le mie poche sicurezze...e il criceto nel mio cervello arranca, perché la ruota è male oliata...non è sufficientemente lubrificata da ottimismo e speranza...e allora il criceto non ha il fiato per correre, ma la lentezza a cui è costretto gli permette di avere il tempo per pensare...pensa alla sua condizione...al fatto che corre senza meta...nuotatore da vasca e non fondista...pesce rosso in una boccia...auto su un circuito...mi sento proprio come Alice, a cui spazzano via la strada da sotto i piedi...come Sarah a cui il bruco malefico sposta le pietre del labirinto, per non farla arrivare al castello...in poche parole mi sono persa...e già si sa che il mio senso dell'orientamento non è dei migliori...e poi c'è questa maledetta nebbia che non se ne vuole andare...e non capisco più se le mie guance son rigate di lacrime o è solo l'umidità dell'aria a renderle bagnate...devo ritrovare la rotta...DEVO oliare quella cavolo di ruota...ma come?? forse qualcuno ce l'ha l'olio giusto...e mi sta cercando nella nebbia per portarmelo...lo so che c'è quel qualcuno...e il solo pensarlo fa diradare la caligine...avanti signorina "caminante de la vida"...datti una smossa...fai una voce...chiedi aiuto...lancia quell'SOS...il soccorso sta arrivando...
domenica 2 settembre 2012
...it hits your soul...
Questo post somiglierà probabilmente a una pagina di diario...forse più di quanto vorrei...gli impegni, l'estate, la poca voglia mi hanno portato ad abbandonare, almeno per adesso, la redazione del mio racconto...presto tornerò a scrivere...fa strano pensarci in realtà...fino a 7 mesi fa non ci pensavo minimamente a metter per scritto le mie idee...non le reputo particolarmente originali...ma c'è qualcuno che crede in me e non ho voglia di deluderlo!! ci sono molte cose che adesso mi sembrano strane...ogni cosa che mi passa per le mani sembra avere un significato diverso da quello che aveva prima...mi sento cambiata...in meglio in parte...spesso adesso mi sembra di essere più simile a quella donna che volevo diventare...questo è un bene...il problema è che ho scoperto anche lati di me che non mi piacciono per niente....o meglio: li conoscevo già...ma adesso sono stata costretta ad affrontarli...e non mi va...spesso mi trovo a dover impersonare il ruolo della ragazza matura, responsabile e controllata...ma sono stanca...quando ci si sente amati, rispettati, stimati è bellissimo...ma dall'altra parte c'è una dose di responsabilità molto maggiore nei confronti di chi ci ama, ci rispetta, ci stima... e quindi ho paura...non voglio deludere nessuno... la delusione sul volto della persona che ami è troppo dura da sopportare...non voglio, non voglio, non voglio...solo ho paura di non esser capace di reggere tutto questo...son davvero la ragazza matura che affronta le proprie responsabilità?? riuscirò a non scappare, come sempre?? riuscirò a reggere?? non ci credevo nemmeno 6 mesi fa e l'ho fatto...senza nemmeno sentirne il peso...mi dico...e allora tutta questa paura?? che vuol dire?? io son sicura di quello che faccio...e allora cos'è che mi fa piangere?? ho i nervi a fior di pelle troppo spesso...e sì, sarà anche le stanchezza...ma non può essere normale...e mi dico che son le torte di una che non ha il coraggio di esser felice, perché appunto la felicità ti obbliga ad essere responsabile...perché la felicità la devi curare ogni giorno...un po' come il Piccolo Principe fa con la sua rosa...e la cosa che più mi fa pensare questo è lo Specchio in cui guardo da sei mesi a questa parte...anch'esso riflette insicurezze, paure, inquietudini...alcune diverse dalle mie...la maggior parte uguali identiche!! e la cosa che più riflette in assoluto è AMORE...incondizionato...bellezza allo stato puro, arte per eccellenza...e so che non posso perdermi quest'occasione...è la cosa più coinvolgente del mondo...da essa sembra dipendere la mia stessa esistenza...e non c'è niente di paragonabile...e allora ho deciso...che faccio la persona seria e accetto la mia felicità...costi quel che costi...anche sofferenza...perché ne vale troppo la pena...perché non saprei immaginarmi diversa...una volta che ti sei tuffata non puoi pretendere di tornar sul trampolino...ti devi godere il vento sulla pelle e l'adrenalina...sperando che ci sia un morbido materasso ad attenderti o acqua fresca e cristallina...e non una piscina vuota tipo cartone animato!!! :) io vedo quel materasso...devo solo non cambiar la traiettoria durante il volo...ma per far questo devo rilassarmi e lasciarmi cadere...non irrigidirmi...insomma...un po' è il concetto di "relax take it easy!"....ci devo almeno provare, sebbene non sia facile per la compassata Alice...ho imparato che se mi lascio andare son anche ganza...devo continuare...
Bene: questo post è assurdo...non ha filo logico...come la maggior parte delle cose che scrivo...buonanotte va'...
Bene: questo post è assurdo...non ha filo logico...come la maggior parte delle cose che scrivo...buonanotte va'...
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Alla sera
Forse perché della fatal quïete
tu sei l'imago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge