lunedì 29 ottobre 2012

En bref - Parte 2


Il cavaliere e la ragazza cominciarono a sentirsi e a conoscersi per via telematica, lei gli dette il suo numero e parlavano spessissimo… A lei piaceva quel ragazzo: era simpatico, intelligente, brillante, disponibile, ma strano. Si capiva che era uno “straniero". Eppure non se ne capacitava: esisteva quindi un mondo al di fuori del suo, era davvero possibile? 
Nel frattempo per un mesetto buono i due continuarono a sentirsi e a parlare di un sacco di argomenti diversi. Sembravano sempre distanti l’uno dall’altra ma si piacevano, era evidente… La ragazza, però, non era sicura di quel che sentiva e provava, né delle intenzioni del cavaliere; inoltre aveva una cotta stratosferica per un amico e arrivò al punto di parlarne perfino al cavaliere stesso, che, con enorme gentilezza le elargiva consigli pratici, confondendole ulteriormente le idee sul proprio interesse nei suoi confronti.
Il giorno di San Valentino la ragazza, come ogni anno, festeggiò con la sua migliore amica: quell’anno, decisero, sarebbero partite insieme per la Francia, per andare a trovare altre amiche che abitavano là. Giorni stabiliti e biglietti comprati, si misero a saltare e ridere di gioia: un viaggio insieme era l’occasione di svagarsi, divertirsi e non pensare ai “troubles” quotidiani. Partirono il primo giorno del mese seguente e si divertirono tantissimo. La ragazza ne era entusiasta, ma, ovviamente, arrivò il giorno di tornare a casa. Si svegliò presto con il cuore in gola e la malinconia per la partenza imminente, ma sul telefono, appena acceso, trovò un messaggio del suo cavaliere, che le augurava di trascorrere una felice Festa delle Donne. “Già: è l’8 marzo… e chi se lo ricordava più? Che carino, però…” pensò, sorridendo.
Tornata a casa la sera stanca morta decise che doveva assolutamente rivedere quel cavaliere, anche solo per ringraziarlo del messaggio, ma non ce ne fu subito occasione, né modo. 
Allora decise che doveva affrontare la cosa di petto: doveva dare una possibilità al ragazzo, capire per lo meno che intenzioni avesse.
“E se va male? E se non mi piace? E se non gli piaccio? Chissenefrega! Io mi butto! Alla peggio è stato un ottimo amico, anche se per poco, strano, ma un ottimo amico…”.

Il mercoledì seguente fissarono un appuntamento al parco più grande della città e iniziarono subito a parlare: “Certo che questo qui è quasi più logorroico di me…” pensò la ragazza. Ma stava bene: era un cavaliere atipico, un forestiero, ma quante meraviglie si portava dietro! Nella sua testa c’era un intero universo, un po’ come vedere il Tardis da fuori e poi entrarci dentro! E poi sembrava sinceramente interessato a quel che lei aveva da dire: fantastico! L’unica cosa che la turbava non poco è che non si decidesse a farsi avanti... e allora lei, per la prima volta nella sua vita, si lasciò andare…e… “Cavolo non baci, male… e che dolce che sei!”, pensò la ragazza.
Si sentiva strana: non era una situazione “normale”, era come se fosse passata una scossa elettrica attraverso i loro corpi nel momento del contatto: sentiva che c’era qualcosa che li univa, qualcosa che la spingeva a non lasciargli la mano, una forza invisibile, ma potente che ne impediva la separazione.
A casa, dopo gli allenamenti, la ragazza era più confusa che mai, ma era troppo attratta dal cavaliere per rinunciare…
Passarono i giorni e i due si rividero: ancora mille discorsi sulle tematiche più disparate e poi tanti “Oh davvero? Anch'io !” che i ragazzi si trovavano a pronunciare una dopo le parole dell’altro, e viceversa. La ragazza era davvero contenta, ma ancora indecisa, dubbiosa, o per meglio dire, spaventata: il cavaliere era stupendo, le insegnava un sacco di cose, era gentile, buono e si vedeva che già teneva a lei, ma le faceva anche prender coscienza dei suoi limiti e le mura invisibili della torre cominciarono a divenirle strette, asfissianti, claustrofobiche.
Lui le offriva qualcosa di diverso da tutto quello che aveva sempre conosciuto, ma un salto nel buio, per una razionale come lei, era inconcepibile… “E se poi non atterro sul morbido dopo il tuffo, che faccio?? Ci batto i denti e basta. È troppo diverso da me: come si veste, quello che studia, quello che gli piace…non abbiamo niente in comune…”.
Poi arrivò il Giorno degli Scherzi e i due ragazzi tornarono di nuovo al grande parco, dopo 20 giorni dalla prima volta. C’era un imbarazzo tangibile tra i due e questo la agitava moltissimo. Poi, non si sa come, non si sa perché un nuovo contatto… E allora furono fuochi d’artificio, esplosioni nucleari e tornado! 
Le apparenti differenze fra i due sembrarono scomparse, le distanze accorciate, i mondi ravvicinati: erano uguali, nel loro essere diversi da tutti gli altri, erano fatti della stessa essenza di sogni, arte e ideali, dello stesso impasto semplice, ma saporito.
Da quel momento la ragazza e il cavaliere non si sono più separati: ogni giorno combattono mostri e calamità naturali, uscendone a volte ammaccati, ma sempre più uniti.
Lui le spiegò che a sua volta viveva in una torre e che da sempre si era sentito incompreso e solo proprio come lei, fino al punto di cercare un modo per uscirne; le fece scoprire che anche nella sua torre c’era una porticina, che si poteva aprire. Anche se lui per andare da lei, come in ogni favola che si rispetti, aveva usato la finestra, lasciata distrattamente aperta da qualcuno, forse dal subconscio stesso della ragazza, che aveva bisogno per vivere di qualche spiffero di novità.
La ragazza cominciò a saper individuare i confini della sua torre e ad aprire finestre dove i muri le sembravano troppo spessi. Inoltre al posto della porticina, collocò un bel portone: così ottenne una torre più luminosa e più accogliente, ma che, come tutti gli edifici datati, aveva problemi di stabilità… Questo la spaventò molto e a volte la spaventa ancora: certi giorni si sveglia e trova enormi pezzi di parete  completamente crollati: amici da cui ha preso le distanze, rapporti logorati, scarsi risultati universitari, cambiamenti nella sua famiglia… Ma ci sono anche dei pietroni enormi, irremovibili, che non si scalfiscono neanche col diamante: sono tutti quei punti fermi, le chiavi di volta della sua esistenza, quelle persone che non l’hanno mai abbandonata e che mai lo faranno. E poi, di tanto in tanto,  trova anche nuovi mattoni e nuove pietre con cui colmare le lacune, oltre che a contrafforti per stabilizzare le parti pericolanti. Per cui la sua torre si sta trasformando in una variopinta opera contemporanea alla Potsdamer Platz!
Decise un giorno che doveva fare in modo di avere un passaggio veloce dalla sua torre a quella dove aveva vissuto per anni il cavaliere: aprirono un enorme cantiere, a cui tutt’ora stanno lavorando. Si tratta di una torre intermedia fra le due, collegata da ponti di corde; è una torre nuova, tutta per loro, costruita per le loro esigenze. Giorno dopo giorno portano materiali in più per costruirla. Per ora sono alle fondamenta, ma sta venendo un bellissimo lavoro. Il progetto è, ovviamente, ambizioso e comporta sacrifici da entrambe le parti, ma i due sono sicuri che ce la faranno: avranno una torre bellissima, colorata, stabile, interessante, ben difesa dai mostri. 
E se anche qualcuno o qualcosa, proverà ad entrare per mettere a soqquadro tutto o per distruggere ciò che hanno costruito, loro resisteranno. Avranno armi di difesa potentissime e cemento resistente per i danni subiti: fantasia, intelligenza, cultura, rispetto reciproco, fedeltà, fiducia e, naturalmente, amore… 

venerdì 26 ottobre 2012

En bref - Parte 1

C'era una volta una ragazza...
Non era esattamente una principessa come quella delle favole e delle storie Disney, non era figlia di re, non possedeva un castello, ma nonostante questo aveva vissuto i primi 22 anni della sua vita all'interno di una torre. Non una torre di pietre e mattoni, come quella di Rapunzel, era una torre i cui confini non si vedevano con esattezza. Una torre fatta di persone, esperienze, abitudini... La ragazza non si era mai resa conto di starci dentro, di esservi prigioniera. Aveva sempre vissuto al suo interno e non pensava potesse esistere nient'altro: era il suo mondo in tutto e per tutto e non ci stava poi così male. Come gli schiavi del mito incatenati nella grotta, vedeva ombre e le credeva realtà.
Nella sua torre aveva una famiglia, degli amici, studiava e faceva politica. Insomma: aveva poco tempo libero per pensare! C'erano ovviamente giornate storte, in cui sentiva che ci doveva essere dell'altro, qualcosa di meglio a cui aspirare o semplicemente qualcosa di nuovo... Una torre, per quanto grande, resta una torre! Si chiedeva "Ma esiste un fuori?" e subito si rispondeva "No... è la vita, va accettata così! E anche se ci fosse altro, chi mi dice che sia meglio? Chi lascia la via vecchia per quella nuova..." 
Le sue "autorisposte" però non la soddisfacevano, era curiosa per natura e odiava accettare le cose "per fede", soffriva come se le mancasse qualcosa. Era circondata di persone, ma spesso si sentiva sola e incredibilmente incompresa. E i giorni passavano... 
Fino al suo ventiduesimo compleanno, quando organizzò una mega festa e fu contentissima della partecipazione dei suoi amici, che si dimostrarono veramente disponibili, carini, affettuosi. La riempirono di calore e di regali e lei, malinconica, ma romantica per natura, ne fu entusiasta. Si rese conto che era una persona fortunata, tutto sommato, e che la vita non era male come sfida. Nel frattempo aveva ripreso anche a scrivere, una delle sue passioni fino da bambina.
Le dispiaceva solamente che uno tra i suoi amici non fosse venuto alla festa, ma lui le assicurò che si sarebbe fatto perdonare in qualche modo, per la sua gravosa assenza e lo fece 4 giorni dopo, invitandola a uscire la sera. Era tanto che non parlava vis à vis col suo amico e la ragazza era felice, tanto che cominciava a sperare di poter anche credere a un "fuori". Ancora non ci credeva, ma sognava che potesse esistere.
Quella sera il telefono del suo amico squillò: lo chiamava un ragazzo che lei si ricordava vagamente, un tipo strano, che voleva raggiungerli. E li raggiunse. Anche se non aveva un'armatura di acciaio splendente, era un cavaliere: era vestito di fulgida fantasia e di guizzo d'artista, profumava di ispirazione e aveva l'oceano nello sguardo. La ragazza ne restò impressionata come la pellicola di Daguerre, come la prima tela di Monet. Non sembrava "delle sue parti", sembrava provenire da Fuori, da un altro mondo… “Ma non è possibile!!” si diceva la ragazza. Eppure il cavaliere parlava di mondi a lei sconosciuti, di forme di svago e di arte diverse da quelle a lei note. Ma chi era questo singolare individuo che si permetteva di confonderle le idee?? Però la incuriosiva, la affascinava, la attirava verso di sé! Tanto che lei si dimenticò dell’amico e si concentrò sul nuovo venuto per l'intera serata… Lui la sfidò a duello, verbale si intende! "Combatterono" strenuamente tutta la sera, con le lingue trasformate in guizzanti spade di Toledo e, più andavano avanti,  più la ragazza si divertiva. Quel maledetto “alieno” le teneva testa! Poi lo scontro finì e i ragazzi la riportarono a casa. Con un fugace bacio sulla guancia, salutò amico e sconosciuto cavaliere. Mentre si addormentava, sorrise: qualcosa le diceva che lo avrebbe rivisto e che là fuori c’era tutto un mondo da scoprire…

giovedì 25 ottobre 2012

...io non so parlar d'amore...

a volte ti capitano quelle giornate del cavolo...che non si limitano ad andare "storte" sul momento, ma ti lasciano lunghi strascichi, anche nei giorni seguenti...oggi è una di quelle giornate...non so nemmeno come mi sento...ho un enorme vuoto dentro, quel vuoto che sentivo durante la mia adolescenza...quello che ho sentito per la maggior parte della mia vita...
sono stufa...
stufa di star male in un periodo in cui dovrei star bene
stufa di trovarmi in mezzo a casini e tensioni
stufa di svegliarmi nel cuore della notte col cuore in gola e brutti pensieri, senza sapermi riaddormentare
stufa del mio non saper crescere
stufa dei miei continui fallimenti
stufa, perché per quanto ci provi non riesco a sentirmi meglio...
e non è successo niente di davvero grave...ma io non ne posso più...sono un combattente che è sull'orlo di arrendersi al nemico, il ghiacciaio alpino che si ritira sempre di più di anno, in anno... se fuori sembro immobile, sempre uguale, come una natura morta, dentro ho "Il Grido" di Munch...un urlo muto, l'urlo della mia anima...e mi dico che il problema sono io, che la vita è questa...un'eterna sinusoide, anche se a me piacerebbe di più un y= 1...una costante senza punti di flesso...e soprattutto senza punti angolosi...
la solita vocina nella testa, però, mi ricorda "ma un tu nn'eri te quella dell'equilibrio dinamico?? quella che la vita è dinamismo, che di costante e immobile c'è solo la morte??"...sì...sono io...quella ragazza allegra e ciarliera che infila un discorso sui massimi sistemi dopo l'altro, insieme alla sua metà...e completano a vicenda uno le disquisizioni dell'altra e viceversa...quella ragazza che si consola di un esame andato male con un po' di marmellata di mele cotogne, spalmata su una fetta di pane enorme e irregolare, ma preparata con tanto amore e dedizione...emblema della perfezione nei difetti...quella ragazza che si perde nello sguardo del suo cavaliere e si bea del suo sorriso...quel sorriso che le scalda il cuore, che sembra tenerla in vita, di cui non sa più fare a meno...e allora?? perché oggi sono così smonca?!? ne ho davvero motivo?? nonostante le delusioni, che movente ho per commettere questo grave delitto, quello di non saper godersi la vita e basta??
...devo riconsiderare certi rapporti sociali e soprattutto darmi pace...la famosa lista dei pro e dei contro, che cito in ogni mio consiglio agli altri e che, da brava Alice quale sono, non so seguire...bene...lista fatta: i PRO sono sempre in maggioranza...e non di poco...e quindi...stop...fermo il treno e basta...guardo avanti...penso ai progressi che ho fatto, ovviamente non da sola...ho tanti appigli in questa eterna scalata, basta saperli vedere, mille spalle su cui piangere...devo solo ("solo" è un po' eufemistico come termine lo so!) lavorare su di me...isolando per un poco le mie circonvoluzioni per farle andare nella direzione e giusta...e domani, anche se il meteo ha messo nuvolo, so che io (noi dovrei dire?? :) ) vedrò il sole...

mercoledì 24 ottobre 2012

...io so di non sapere...

oggi ho fallito...chi mi legge e mi conosce penserà che sto esagerando...un esame andato male non è la fine del mondo...è vero: non lo è...ma, oltre a scombinarmi i piani, oltre a obbligarmi a fare tutto di corsa per rientrare nella tabella di marcia, mi pesa...tantissimo...non ero più abituata a fallire, non nell'aspetto della carriera universitaria...era una delle poche cose che mi riuscivano bene...e invece no...vedo la gente che si laurea, io inchiodata davanti a un libretto ancora troppo vuoto...arrestata dalla densità del Popolus Alba, bloccata dalla sua scarsa durabilità...vorrei essere una cavolo di termite per mangiarmelo tutto quel Gattice maledetto...distruggerlo a cominciare dalla nivea corteccia, poi cambio, libro, alburno,durame e midollo...scomporre ogni sua singola cellula, vaso, fibra o parenchima che sia, spaccare i legami della cellulosa, masticarla e renderla inutile rosume pulverulento...non arrestarmi davanti a nessun preservante, derivante del petrolio o meno...sconfiggere le esche antichitinizzanti e vincere...prendermi la mia rivalsa....ha senso tutto questo?? no...il povero pioppo non c'entra nulla...io sono stata termite di me stessa...ho fallito e mi sento sconfitta come il falegname che lavora, invano, il legno di reazione...ma è proprio una reazione, appunto, quella che mi serve (come direbbe Vitellozzo "Bisogna reagire!!") ...come un pollone devo rialzarmi dalla ceppaia, risalire verso la luce, sconfiggendo i rami delle piante circostanti e concorrenti...devo resistere agli attacchi esterni, finendo di costruirmi una dura corteccia, quella che nasconde il mio tenero midollo...e prendermi la rivalsa...su di chi?? su me stessa...per poter dire a me stessa: "stupida ragazzina, non sei meno di nessuno...sei come quell'arboscello che sta e non pare saldo (Saba docet)...che nonostante il vento lo abbia privato dei suoi fiori, rimane in piedi e ce la fa.."...sì: ce la posso e ce la DEVO fare...per orgoglio, per me e per chi crede in me...da sempre, magari senza motivo ma ci crede... devo essere elastica, resistente e versatile come il legno...

lunedì 15 ottobre 2012

...io e Monteverdi...

...mi piace fare il melodramma...mi è sempre piaciuto...far vedere al mondo quanto sto male, lamentarmi...vedere che chi mi vuol bene mi viene a chiedere "oh ali tutto bene??" "ali che succede??" e poi magari dire "no, niente...sto un po' così.."...ma poi ti rendi conto che, oltre ad essere rischioso perché chi grida "al lupo, al lupo!" poi non viene più considerato quando il lupo c'è davvero, fai anche del male agli altri...sì vedi chi ci rimane male..viene deluso...e si preoccupa, riempie la propria testa di brutti pensieri, si sente impotente davanti al tuo dolore...e pensa di non esser riuscito a fare abbastanza per aiutarti...si arrovella su ciò che avrebbe dovuto fare...si tormenta...
l'ho visto oggi...nei messaggi preoccupati di un'amica sincera e sul viso tirato del mio Specchio...e allora ho detto basta: basta col far soffrire le persone per puro gusto dell'arte drammatica, basta fare l'adolescente che "tanto nessuno mi capisce, fanculo tutti", basta lamentarsi anche quando le cose vanno bene, tanto per abitudine, basta dire "no niente" con la faccia a cane bastonato quando mi chiedono che cos'ho...quindi caro amico Monteverdi, mi dispiace, la mia carriera nel melodramma è stata lunga e travagliata, ma non ha dato risultati...o meglio ne ha dati di sbagliati...è stata non solo inutile, ma anche dannosa...chi mi vuole bene mi vuol vedere felice, non abbattuta...e anch'io sono così...odio vedere le persone che stanno male e se stanno male per causa mia è ancora peggio... per cui basta farmi del male...drammatizzare, enfatizzare le cose è anche divertente alle volte, ma quando giochi con i sentimenti delle persone è crudele...per dimostrare amore sincero a chi ci vuol bene non bisogna certo fingere di star sempre bene, anzi...ma occorre per lo meno raccontare ciò che ci tormenta, sfogarci, renderli partecipi se lo vogliono e permettergli di aiutarci, anche solo ascoltandoci...poi fine, ci si rimbocca le maniche e ci si dà una smossa..crescere è anche questo...
è uno dei miei propositi per il futuro...perché so di essere fortunata, di avere mille mila occasioni per star meglio...che ne ho avute anche di recente...finché le sfrutto sto bene...ho un'orchestra sinfonica a disposizione, perché continuare a suonare il triangolo come Terkel?? (oggi i paragoni con la musica mi vengon bene...)...mi impegno fin da questo momento a chiudere col vittimismo...segnatelo pure da qualche parte...è un "contratto" che voglio rispettare, un progetto da portare a termine, insieme a tutti gli altri...e infine chiedo scusa, a tutti quelli a cui ho fatto male con le mie sceneggiate e con le mie parole superficiali, scusa a tutti quelli che si son sentiti delusi da me, a quelli che non ho rispettato, perché stavano peggio di me, ma io ero troppo occupata a piangermi addosso per rendermene conto, a quelli che non ho aiutato perché ero chiusa in me stessa e nelle mie paranoie...scusate amici, amiche, scusa mio Cavaliere...spero che siano le mie ultime scuse...perché quando gli errori son sempre gli stessi è inutile chieder perdono...se siamo consapevoli dell'errore, smettiamo semplicemente di farlo...oggi mi impegno a smettere di far cazzate e poi pentirmi, oggi mi impegno a crescere...

lunedì 8 ottobre 2012

...come il bianco e il nero...

...di non esser mai stata "normale" l'ho sempre saputo...insomma era facilmente comprensibile: tenevo il manubrio della bici coi palmi delle mani verso l'alto, in piscina battevo i piedi e andavo all'indietro...no: non ero una bambina normale...facevo ragionamenti logici, con la MIA logica...intelligente, chiacchierona, dispettosa, fenomeno da baraccone della mia famiglia...memoria spropositata, amante dell'arte e della letteratura fin dai 5 anni, parlavo di politica già a 8...disegnavo malissimo (cioè disegno tutt'ora malissimo!!! :) )...omini storti, case storte...Alieni...all'asilo partecipavo a lotte tra sezioni diverse, raccoglievo insetti e vermi....cresciuta a "pane e Quark" speravo un giorno di diventare un'etologa, anche se ho sempre avuto la fobia per tutti gli animali che saltano...sono venuta su con una rigida educazione, anche se le regole mi sono sempre state un po' strette...brava a scuola, ottimi voti e stima da parte degli insegnanti...mai comunque considerata una secchiona dai miei compagni...semmai una fonte di conoscenza e di aiuto...temuta, ma rispettata da amici e, i pochi, nemici...non son mai stata una "figa", né attenta alle mode...forse perché non ho mai pensato che la personalità risiedesse nell'abbigliamento...ho sempre avuto molte amicizie, perse, recuperate, guadagnate col tempo...ma mi sono spesso sentita sola, incompresa, aliena e estranea a famiglia, amici, al mondo in generale...tutto questo a semplice e mero titolo di informazione, non di vanto, né di autocompatimento...era solo per specificare che la banalità non ha mai fatto parte del mio modo di essere, a volte favorendomi, altre facendomi star molto male...ma ho scoperto che la mia "pazzia" tutto sommato mi fa bene...me ne sto rendendo conto sempre di più...perché quando faccio cose "folli", prendo decisioni "assurde" sono felice...in fondo non ci voleva tanto per capirlo...le risate e il senso di rilassatezza che provo quando rido a battute idiote, emetto versi strani, invento collegamenti mentali improbabili con mia sorella, la mia migliore amica, mia cugina, il mio Cavaliere, sono ineguagliabili...essere pazza mi fa star bene...a qualcuno, certo, è costata cara, la pazzia, o quella che veniva definita tale...penso a molti grandi artisti, scienziati e gente comune, rinchiusa in manicomio, torturata, bruciata viva...ma per me sembra esserci un'eccezione ancora una volta...e finisce che, per quanto molta gente mi prenda in giro per il mio modo di essere e di fare, alla fine la "grullaggine" è una carta vincente...Ieri sera ne ho preso totalmente coscienza...FOLLIA (intesa come parole, versi, decisioni e scelte "folli" o che la società riterrebbe tali) = FELICITA'...e quindi, finché potrò, finché avrò la forza di esserlo sarò folle, completamente pazza, un'ALIenata...per scelta!!!

A tal proposito mi sembra giusto citare un'opera che mi ha dato molto...e che ho usato in passato per la mia carriera scolastica: "Enrico IV" di Pirandello...
"Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia [...] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest'altra mascherata, continua, d'ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d'essere [...] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! - Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia."

Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge