C’era quasi. Mancava poco. Era al suo ultimo mese di
servizio e poi congedo illimitato. Si sarebbe potuto godere sua moglie, sua
figlia, cane e giardino.
Aveva scelto l’aviazione cinque anni prima, appena laureato
all’università di ingegneria. Gli avevano proposto un servizio quinquennale a
5000 crediti al mese, per pilotare le nuove AB 530, navi spaziali che lui
stesso aveva contribuito a realizzare durante il dottorato di ricerca. Aveva
accettato subito, di comune accordo con la sua neo moglie, Sarah: con quello
stipendio si sarebbero potuti comprare una casa decente e lei non avrebbe
dovuto fare un lavoro che non le piaceva, ma continuare a insegnare all’Accademia
di Belle Arti e dipingere. Avrebbero fatto il sacrificio di vedersi solo per
due settimane l’anno, investendo tutto su quel progetto.
Così era stato. Erano passati cinque anni da allora e si
sarebbe potuto dedicare finalmente alla sua famiglia e a ciò che gli piaceva
davvero: scrivere. Ma l’alto comando gli aveva chiesto un ultimo favore: una
missione speciale, che solo un pilota esperto come lui avrebbe potuto eseguire.
In sé era una cosa semplice, arrivare, atterrare, prendere un paio di campioni,
posare una bandiera e tornare, però gli avrebbero dato un bonus di 15000
crediti, da aggiungere al suo buonuscita. E aveva accettato: un mese in più non
gli sarebbe costato nulla e in fondo andare su un pianeta disabitato a fare
rilievi non gli sembrava un sacrificio poi enorme.
Entrò nell’orbita del pianeta. “Che bello, però!” pensò
mentre preparava le manovre di atterraggio.
La nave atterrò dolcemente su un tappeto verde di “Erba?!?”
pensò. “Allora c’è la vita su questo pianeta remoto! Chissà che faccia faranno
il colonnello e il comitato scientifico quando gli porterò i campioni!”
Aprì il portellone ed uscì: si trovava in una radura
circondata da bellissimi alberi di latifoglie. All’orizzonte, montagne
innevate. “Cavolo, ma qui c’è un intero mondo! E c’è… un’atmosfera! E’
incredibile, bellissimo…”
“Sjjbksdgksdnvslki! Sjnsdnvhfskvn!”
Si voltò: era circondato da una trentina di mostri che gli
puntavano addosso quelle che sembravano armi.
“Ma questo pianeta non era disabitato?!?” pensò mentre un
rivolo di sudore gli scendeva lungo la schiena. “Sono un ingegnere, uno
scienziato… non sono un soldato! Che gli dico ora a questi? Parlano anche una
lingua strana… Attivo il traduttore e provo a vedere se con la diplomazia
risolvo qualcosa…”
“Chi sei?” disse uno degli alieni.
“Almeno il traduttore pare funzionare” pensò e rispose: “Sono
l’astronauta Paul Fingers. Faccio parte del comitato scientifico del mio
pianeta...”
“Comitato scientifico? Un mostro come te? Ahahaha…
Arrestatelo! Portatelo alla base. Se oppone resistenza uccidetelo! Alla peggio
lo studieremo da morto!”
“No, aspettate… io… vengo in pace…”
“Stai zitto mostro! ”
“Mostro io? Ma si sono visti? Pelle rosea, peli sull’unica
testa, due soli occhi, due braccia, due gambe… E poi… Chissà che civiltà retrograda devono
essere, visti i modi che hanno!”
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