Prese il bus dalla piazza più trafficata della città. Salì e
si sistemò sul primo sedile a sinistra accanto al finestrino. Dato che il bus
era in capolinea e l'autista in pausa, dette uno sguardo allo specchietto
retrovisore contemplando il riflesso che le offriva: occhi contornati di matita
e mascara mandavano ansiose richieste d'aiuto da ogni parte... "Che
capelli c'ho?" pensò cercando di abbassare le nuvole crespe che le
incoronavano la testa. "Sarò troppo truccata? Magari sembro
pretenziosa. Ho pure i tacchi... ma se venivo con le scarpe da ginnastica
magari facevo troppo scrittrice radical chic! boh speriamo bene! Oh ecco
l'autista..."
L'aria dentro il veicolo si riempì di fumo di sigaretta,
mentre il conducente sistemava la giacca e metteva in moto. La ragazza si
torturava le mani tirando avanti e indietro le dita che scricchiolavano
selvaggiamente. Ben presto cominciò a sudare, benché ci fossero solo 10 gradi.
"Ecco mi ci manca la pezza sotto le ascelle! La fermata?
La so, ci passo sempre..."
Nel giro di venti minuti era arrivato il momento di
scendere. Suonò il campanello di fermata. Scese con gambe tremolanti e si
avvicinò alla curva, stando attenta alle auto che si alternavano sfrecciando
nonostante la strettoia. Si fermò davanti alla splendida villa con parco, si
sistemò il cappotto, prese fiato e s'incamminò verso l'edificio.
Giunta nell'atrio si rivolse all'omino in portineria
"Scusi, buongiorno. Avrei un appuntamento per le 10 con il signor
R. all'ufficio manoscritti."
"Ne è sicura signorina?"
"Beh, sì..."
"Mah provo a chiamare. ma te che saresti una
scrittrice? Vestita così? Ahahahah"
"Scusi ma come si permette?"
"Via signorina si scherza! ah ecco la linea. Allora puoi salire; primo piano a sinistra, terzo ufficio
sulla destra. Non ti perdere, eh?" sorrise beffardo.
"Grazie..."
"Ma guarda questo maleducato! Ma che vuole? Ragazzina,
mi ha chiamato! Mmmm che nervi! Ah, ecco, vediamo: 1,2,3, terzo
ufficio... bussiamo..."
"Avanti"
Entrò. Davanti a lei un'enome scrivania di legno massello,
piena di fascicoli, tanto da non distinguere l'occupante della sedia al di là di
essa. L'arredamento della stanza era decisamente in contrasto con l'edificio
quattrocentesco: armadietti e archivi di metallo grigio e freddo appoggiati a
muri in pietra; un lampadario moderno - Ikea? - penzolava dal soffitto con le
travi a vista; sul pavimento un linoleum consunto e sudicio; nell'angolo a
destra una stufetta elettrica che produceva un ronzio inquietante.
"Chi
cavolo ha permesso questo scempio?Da tagliargli le mani! T'immagini i Pazzi a
congiurare con questo lampadario? No, li odio."
"Venga signorina, venga. Anzi, vieni. Da qui vedo
che hai 23, anzi no, 24 anni... giusto?"
"Ehm buongiorno. Sì..."
"Siediti, dai, vediamo."
Si sedette davanti all'uomo che le stava parlando: basso e
tarchiato, occhiali demodé abbastanza spessi, un cardigan beige liso appoggiato
sulle spalle, da cui emergeva una camicia di velluto marrone da boscaiolo, il
terzo bottone mancante. "Ah lui è il responsabile dell'ufficio
manoscritti! Andiamo bene, c'ha pure il riporto! e unto!" pensò mentre
il signor R. sfogliava frettolosamente le pagine di un fascicolo, con le sue
manine grassocce e molli.
"Bene, e quindi tu vorresti pubblicare questi dieci
racconti. Come mai hai scelto la nostra casa editrice?"
"Beh è storica qui in città e non solo, ha una storia secolare...
e è comoda da raggiungere... e mi piace il simbolo!" ("Che
stronzata ho detto?!?")
"Ahahah! Sei sincera! è la prima volta che mi dicono
che scelgono noi per il simbolo. brava, mi piace, sei simpatica... e
agitata! Calmati, mica è un esame! cioè un pochino, ma mica ti dò il
voto! alla peggio torni a casa e chiedi a qualcun'altro di
pubblicarti..."
"Sì, certo! Fosse facile."
"Ma sì sei giovane. ma torniamo a noi: allora, sei
venuta da noi da sola, senza contatti, senza un editor, senza
raccomandazioni, così... e perché pensi che dovremo pubblicare il tuo lavoro?
Non sei certo la prima a voler scrivere! insomma, sai quanti manoscritti
riceviamo? Migliaia. e alcuni di ragazzi anche più giovani di te. Perché
dovremmo scegliere proprio i tuoi racconti?"
"Non so, perché sono ben scritti?"
"Opinabile."
"Lei li ha letti?"
"Sì."
"E che ne pensa?"
"Non malaccio, ma ricevo tante cose non
malaccio."
"Beh, sono quasi tutti autobiografici, sono diretti a
un pubblico abbastanza vasto e sono pieni di speranza..."
"Speranza, e allora?"
"Beh c'è bisogno di speranza in questo periodo non le
pare? E poi finiscono bene. "
"Che c'entra? Anche gli Harmony finiscono bene. Dammi
un motivo valido perché io dovrei dare l'ok alla pubblicazione, spendere,
investirci, darti un editor."
"Non ho bisogno di un editor, o li pubblicate così o
niente!"
"Arrogante e ingenua. insomma dimmi perché li devo
pubblicare!"
"Perché è quello che vorrei leggere io. Quando compro
un libro cerco belle storie, scritte bene, scorrevoli, intriganti, col
lietofine, ma senza troppo zucchero."
"Già meglio, va bene..."
"Quindi me lo pubblica?" chiese con occhi al
contempo sorpresi e speranzosi.
"All '80% sì, investirò sul tuo lavoro!Spero che
venderai."
"Non scrivo per i soldi, né per la fama."
"Tu forse no, ma io pubblico per i soldi."
"Non dovrebbe pubblicare perché pensa che è un buon
lavoro?"
"Non tutti i buoni lavori fanno fatturare."
"Beh se abituiamo le persone solo a libri mediocri,
ovvio che lo standard si abbassa. Ma se offriamo qualità, magari la gente
comincia anche ad apprezzarla, non si accontenta più. Non dovrebbe essere
l'obiettivo di una casa editrice, l'arricchimento culturale del paese?"
"Sei giovane..."
"Non dica così,lo so che siete un'azienda, che avete
bollette da pagare, dipendenti da retribuire ecc ed è giusto che vogliate
guadagnarci. tutti vogliono guadagnare dal proprio lavoro, non sono
stupida, ma un conto è guadagnare vendendo schifezze con cui la gente si
abbrutisce, un conto è guadagnare vendendo sogni, speranze, cultura, cibo
per la mente e lo spirito..."
"Mi fai la paternale?"
"Lungi da me..."
"Sarà bene! adesso puoi andare, ti faccio sapere via
mail..."
Erano passati 6 mesi e la ragazza ormai non ci sperava più.
"Mi sono impelagata con la morale e non mi pubblicano più!
Stupida!". Aprì la mail e lo vide, il messaggio del signor R.:
"Cara A.,
abbiamo mandato in stampa le bozze del tuo manoscritto. Sta
venendo bene. Dato che i tuoi racconti sono molto suggestivi ho pensato che
forse ci sarebbe bisogno di accompagnarli da disegni (anche perché così si
stampano più pagine e viene a costare meno, non me ne volere per questo!);
conosci qualcuno che possa rendere al meglio le idee che esprimi nelle tue
storie? Altrimenti puoi parlare con uno dei nostri disegnatori freelance, di
cui ti lascio i contatti qui sotto. Fammi sapere. Per il resto ti aspetto domani
alle 10 per farti vedere la stampa e ragguagliarti sulle procedure
burocratiche.
A Domani
M. R.
Ps: Grazie per avermi fatto ricordare del perché ho iniziato
a fare questo lavoro tanti anni fa!"
Felice come una pasqua, la neoscrittrice chiamò subito il
suo cavaliere per informarlo della notizia: "Dobbiamo festeggiare, amore!
Cena fuori? "
"Va bene, non immagini quanto sono contento per
te."
"Allora a dopo, devo andare. devo fare una cosa
importante...ciao..."
"Ciao..."
Attaccato il telefono si mise davanti al pc. Nuovo
documento. Titolo: Esperimento. "Prese il bus dalla piazza più trafficata
della città. Salì e..."
Mmmm...La cosa ovviamente fa riflettere...è una pulce così enorme che nel mio orecchio non entra nemmeno, rimane attaccata al lobo come uno di quegli orrendi orecchini tondi in plastica colorata anni '60...cronaca o racconto travestito da cronaca?
RispondiEliminaMah...comunque un lampadario Ikea a Villa La L. è da urlo! (ormai sono più brava della Signora in Giallo vero? :D)
Ieri avevo scritto un commento e mi è apparsa la scritta "in attesa di approvazione"...adesso vedo che non è stato approvato :(
RispondiEliminaapprovato....era solo un po' che non passavo di qui... :D comunque dai i riferimenti c'erano...di indizi ne ho lasciati...da brava giallista...riguardo alla domanda del primo commento...be' è racconto, con speranza... non ho assolutamente idea di quali lampadari usino negli uffici: mi sono sempre fermata al cancello d'ingresso!
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