martedì 13 maggio 2014

Infermità

C’era una volta un ragazzo… Era un bel ragazzo: capelli castano chiaro, occhi azzurro cielo. Ma aveva un difetto: una testa enorme, talmente enorme che gli pesava e gli ciondolava sul collo. Era riuscito, nonostante questo, a farsi degli amici, ma in fondo tutti, anche chi gli voleva bene, continuava a considerarlo un po’ strano.
Chi lo guardava, pensava che avesse una malformazione dalla nascita. Invece non era così. La verità era che fin da bambino aveva sempre pensato tantissimo… La testa gli si era riempita di idee, progetti, invenzioni, storie, riflessioni e quindi aveva cominciato a crescere, crescere, crescere. Lui sapeva che il problema era quella sua abnorme attività intellettuale, ma non riusciva a smettere di pensare e la sua testa si ingrandiva di un centimetro l’anno. L’unico modo che aveva per diminuire le dimensioni del suo cervello era tirare fuori ciò che c’era dentro, e allora scriveva, disegnava, parlava… Ma non bastava: per un’idea che esponeva, se ne creavano dieci nuove.  E poi gli piaceva troppo leggere, conoscere, informarsi… Non sapeva come fare!
Questa sua caratteristica lo faceva, ovviamente, sentire un emarginato. Non solo era strano esteticamente, ma quando cercava di liberarsi di tutti quei pensieri raccontandoli a qualcuno, quello non capiva!
“Morirò schiacciato dal peso della mia testa! Non c’è nessuno che voglia aiutarmi…” si lamentava nei momenti di sconforto, davanti allo specchio, rimirando quella sua enorme fonte di dolore.
“Perché non sono nato stupido e superficiale come gli altri? Adesso sarei felice… “.
La cosa brutta era che più era triste, più pensava e più pensava, più la sua testa cresceva e lui diventava triste.
Un giorno, più abbrutito del solito, pensava a quanto fosse ingiusta la sua sorte e, con la testa che gli ciondolava, un po’ per il peso, un po’ per la tristezza, non guardava dove stesse andando… e SBAM!
“Ehi attento! Ma non guardi dove vai?” Aveva urtato una ragazza.
“Scusa, ma ho un po’ di difficoltà a tenere gli occhi alzati…”
La sconosciuta lo squadrò: “Beh ti capisco, ma provaci, no?”
“Perché dovrei? Tanto a nessuno importa di me!”
“Quanto pessimismo!”
“Parli bene tu: hai una testa normale!”
“Ahahahah…normale io? È una parola grossa per i miei standard!”
“Non hai una testa di 43 chili da portarti dietro!”
“Questo lo dici tu! Dai, aspetta, mettiamoci a sedere su quella panchina, così parliamo, ti va?”
“Sei davvero poco normale… potrei essere un malintenzionato! Ma se insisti... tanto non ho molto altro da fare…”
“Vieni musone, vieni! Dimmi… la tua è una malattia?”
“Beh, molti la considererebbero una malattia…”
“In che senso? Lo è o non lo è?”
“Dipende… Vedi io sono così, perché penso troppo!”
“Allora magari fossero tutti malati come te!” rise.
“Beh… Avrebbero tutti la testa come la mia, è invalidante, sai?”
“Ti capisco, la mia intelligenza e la mia cultura lo sono anche per me…”
“Non sembra… la tua testa è normale!”
“Beh solo perché è il materiale che c’è dentro è altamente compresso, non vuol dire che sia vuota…”
“Che vuoi dire?”
“Che anche il mio cervello cresce costantemente, ma lo fa aggrovigliandosi su stesso… invece di crescere verso l’esterno, lo fa verso l’interno… un sacco di circonvoluzioni, per aumentare la superficie… Sai in media il cervello delle donne è più piccolo, ma più elaborato nella forma…”
“Ah sì?”
“Certo… comunque questa crescita continua non si vede come la tua, ma mi causa incredibili mal di testa, che tengo a bada solo grazie alla mia grafomania.”
“Tu scrivi?”
“Sì: altrimenti sarei già impazzita. Poi ho provato con la politica, sai, pensando che esporre le mie idee mi avrebbe aiutata… per un po’ ha funzionato, ma quando le persone non ti ascoltano, non serve molto parlare…”
“Hai ragione…”
“Perché non racconti a me le tue idee: ti ascolto volentieri… Poi io ti racconto le mie… magari ne sviluppiamo di nuove insieme…”
“Ma non c’è il rischio che mettendo insieme le nostre idee la nostra testa cresca ancora di più?”
“Beh il rischio c’è… ma l’alternativa qual è? Se nessuno ci ascolta, crescerà comunque… Almeno così abbiamo la soddisfazione di essere ascoltati… e, se ci ho visto giusto, anche compresi…”
“Magari…”
E così i due ragazzi cominciarono a parlare e ancora oggi dopo tanto tempo continuano a farlo. L'intuizione che lei aveva avuto funzionò e le loro idee, rafforzatesi, si affinarono, eliminando i pensieri superflui. In poche parole i loro cervelli operarono una deframmentazione, stoccando al meglio idee, progetti, storie…
La testa di lui divenne di dimensioni normali, quella di lei smise di dolere così spesso, ma comunque la loro “stranezza” agli occhi degli altri rimase. Anzi, si consolidò: le idee che esponevano non piacevano, non venivano capite. Ma loro insieme si sentivano più forti e decisero di mettersi alla ricerca di persone come loro. 
Al momento non hanno avuto molto successo, ma sono decisi a continuare a diffondere le loro idee e conoscere cose nuove, perché sono fermamente convinti che intelligenza e cultura siano i principi fondamentali della vita.


Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge