venerdì 28 marzo 2014

Alieni

C’era quasi. Mancava poco. Era al suo ultimo mese di servizio e poi congedo illimitato. Si sarebbe potuto godere sua moglie, sua figlia, cane e giardino.
Aveva scelto l’aviazione cinque anni prima, appena laureato all’università di ingegneria. Gli avevano proposto un servizio quinquennale a 5000 crediti al mese, per pilotare le nuove AB 530, navi spaziali che lui stesso aveva contribuito a realizzare durante il dottorato di ricerca. Aveva accettato subito, di comune accordo con la sua neo moglie, Sarah: con quello stipendio si sarebbero potuti comprare una casa decente e lei non avrebbe dovuto fare un lavoro che non le piaceva, ma continuare a insegnare all’Accademia di Belle Arti e dipingere. Avrebbero fatto il sacrificio di vedersi solo per due settimane l’anno, investendo tutto su quel progetto.
Così era stato. Erano passati cinque anni da allora e si sarebbe potuto dedicare finalmente alla sua famiglia e a ciò che gli piaceva davvero: scrivere. Ma l’alto comando gli aveva chiesto un ultimo favore: una missione speciale, che solo un pilota esperto come lui avrebbe potuto eseguire. In sé era una cosa semplice, arrivare, atterrare, prendere un paio di campioni, posare una bandiera e tornare, però gli avrebbero dato un bonus di 15000 crediti, da aggiungere al suo buonuscita. E aveva accettato: un mese in più non gli sarebbe costato nulla e in fondo andare su un pianeta disabitato a fare rilievi non gli sembrava un sacrificio poi enorme.
Entrò nell’orbita del pianeta. “Che bello, però!” pensò mentre preparava le manovre di atterraggio.
La nave atterrò dolcemente su un tappeto verde di “Erba?!?” pensò. “Allora c’è la vita su questo pianeta remoto! Chissà che faccia faranno il colonnello e il comitato scientifico quando gli porterò i campioni!”
Aprì il portellone ed uscì: si trovava in una radura circondata da bellissimi alberi di latifoglie. All’orizzonte, montagne innevate. “Cavolo, ma qui c’è un intero mondo! E c’è… un’atmosfera! E’ incredibile, bellissimo…”
“Sjjbksdgksdnvslki! Sjnsdnvhfskvn!”
Si voltò: era circondato da una trentina di mostri che gli puntavano addosso quelle che sembravano armi.
“Ma questo pianeta non era disabitato?!?” pensò mentre un rivolo di sudore gli scendeva lungo la schiena. “Sono un ingegnere, uno scienziato… non sono un soldato! Che gli dico ora a questi? Parlano anche una lingua strana… Attivo il traduttore e provo a vedere se con la diplomazia risolvo qualcosa…”
“Chi sei?” disse uno degli alieni.
“Almeno il traduttore pare funzionare” pensò e rispose: “Sono l’astronauta Paul Fingers. Faccio parte del comitato scientifico del mio pianeta...”
“Comitato scientifico? Un mostro come te? Ahahaha… Arrestatelo! Portatelo alla base. Se oppone resistenza uccidetelo! Alla peggio lo studieremo da morto!”
“No, aspettate… io… vengo in pace…”
“Stai zitto mostro! ”

“Mostro io? Ma si sono visti? Pelle rosea, peli sull’unica testa, due soli occhi, due braccia, due gambe…  E poi… Chissà che civiltà retrograda devono essere, visti i modi che hanno!”

venerdì 21 marzo 2014

Aut aut

Si svegliò riposatissima. Non fece suonare la sveglia due volte e si alzò quasi di scatto. Andò in bagno e si soffermò davanti allo specchio: la lastra argentea le rimandava un volto sereno, occhi grandi, niente borse, i capelli castani decisamente in ordine per essersi appena alzata. Si lavò con acqua tiepida e si riguardò: il viso sorridente era sempre lì, non un cattivo pensiero incrinava il suo sguardo, nessuna righetta di preoccupazione piegava la sua fronte. "Visto? Ho preso la decisione giusta!" , sorrise al suo riflesso, che, a sua volta, sorrise. Guardò fuori dalla finestra: era una bella giornata. Fece colazione, una tazza di tè e due biscotti: bastavano.
Si infilò i suoi pantaloni, taglia 44: aveva perso 20 kg da quando aveva preso quella decisione. Finalmente era tornata al suo peso forma.
Mentre raccoglieva la biancheria sporca, l'occhio le cadde sul cofanetto posato sul comodino. "Non aprirlo" si disse "ormai non ti serve più." Si avvicinò, lo sfiorò: poteva quasi sentir il contenuto all'interno muoversi. Resistette alla tentazione e non lo aprì. Rifece il letto, prese la borsa, già accuratamente preparata la sera prima, e uscì di casa diretta all'università. Non fece neanche cinquanta metri che, al semaforo più vicino si trovò davanti una scena agghiacciante: un camion aveva investito un motorino. Due ambulanze. Sette o otto tra medici e infermieri. Quattro carabinieri. Un uomo in lacrime. Un altro appoggiato al mezzo pesante che si teneva la testa tra le mani. A terra, coperto da un lenzuolo, un bambino. Intorno, un capannello di gente in silenzio, tutti troppo sconvolti anche solo per parlare. La ragazza guardò la scena con noncuranza. "Quante scene! Spero che lo portino via presto, sennò sai che ingorgo? E poi come ci arrivo in facoltà?"
"Scusi, signorina, che è successo?"
"Bah non so, un incidente credo... E' morto un bambino, pare..."
"Oddio ma è terribile!"
"Meglio lui che io..."
Il passante la guardò ad occhi sbarrati, si fece il segno della croce e si allontanò mormorando "Che mondo, che mondo...".
Il bus arrivò senza poi molto ritardo. Lei salì, si sedette. Arrivata, scese ed entrò nel blocco aule. C'erano cartelloni e striscioni dappertutto, ragazzi urlavano slogan, le stanze erano vuote o avevano la porta sbarrata.
Si avvicinò al ragazzo che sorvegliava l'ingresso dell'aula 10.
"Ehm, scusa...che significa?"
"Non lo sai? Occupiamo! Tra poco c'è l'incontro col rettore, vieni?"
"Che scempiaggini!"
"Mi vorresti dire che sei per l'aumento delle tasse del 20%?"
"Onestamente non ci ho pensato... dovrei essere contraria? Se hanno deciso così..."
"Ma non eri tu quella un mese fa intervistata dal TG3 a una manifestazione in favore della scuola pubblica?"
"A dire la verità sì... ma era prima che mi operassi..."
"O mi dispiace... Stai bene ora?"
"Benissimo, mai stata meglio! E adesso, potrei entrare?"
"Noooo, il blocco è occupato!"
"Ma io ho lezione!"
"Oggi no..."
"Insomma, io dovrei sprecare una giornata per le vostre stronzate?"
"Ma, ma... ti hanno operato al cervello, che hai perso la memoria? O ti hanno fatto una specie di convincimento, stile film complottista?"
"No, veramente, no...Va beh torno a casa..."

"Ma guarda questi idioti!" pensava di nuovo sul bus. "Occupare... Chissà che si credono?"
Un ricordo le sfiorò la mente. "Anch'io occupavo, manifestavo... Mi occupavo di politica, scrivevo articoli... e racconti. Prima dell'operazione facevo un sacco di cose! Ma perché le facevo? A che servivano? Ora che studio e basta vado molto meglio... Certo l'operazione è stata dolorosa, ma di sicuro un buon investimento. La mamma diceva di non farla, ma poi s'è convinta. Ora la vedo più tranquilla, contenta...tutti 30e lode!E io? Sono contenta? Non lo so, ma di sicuro non sono triste... Mi basta!"

Tornata a casa, si preparò il pranzo: un'insalata e una ricottina. Squillò il telefono. "Pronto?"
"La nonna... la nonna non c'è più..." il pianto dirotto di sua sorella all'altra parte della cornetta la infastidì.
"Ah... proprio mentre stavo per mangiare... Devo venire là? Per forza, eh? Va bene, prendo la macchina..."

"Proprio non capisco che mi chiamano a fare: se è morta ormai che le faccio?"
Passò dalla camera per cambiarsi la maglietta, non adatta all'evento tragico e di nuovo posò lo sguardo sul cofanetto.
Con aria di sfida, lo aprì e disse al contenuto "Sai? Ora che non ci sei più è tutto più facile... Non soffro, non piango, non mi arrabbio troppo, non mi viene voglia di sbattere la testa nel muro... L'ho dovuto fare, toglierti... Quando lui se n'è andato altrimenti non avrei resistito: mi stavi facendo del male... Insomma: ho pensato di uccidermi, ti rendi conto? Mi davi consigli sbagliati, non facevi il mio bene... Ora, senza di te, la mia vita è migliore..."

"Vita?" udì sussurrare da dentro la scatolina, "La chiami vita quella che fai adesso?"
"Ancora parli, non ti sei arreso?"
"Mai... del resto, non hai voluto liberarti di me del tutto, come se, in fondo, sapessi che non puoi fare a meno di me..."
"No, ti ho conservato a monito di tutta la sofferenza che mi hai causato. Per ricordarmi ogni giorno che ho fatto la scelta giusta..."
"Se te lo devi ricordare, forse non è poi così giusta, non credi?"
"Ma smettila! Mi hai stufato...sei monotono!" e richiuse il cofanetto che conteneva il suo cuore.

lunedì 17 marzo 2014

Spumante

Bollicine. Salivano nel bicchiere di spumante infrangendosi contro la superficie... ognuna di loro era un piccolissimo riflesso della sua faccia annoiata. Intorno a lei le chiacchiere postcena continuavano incessanti, ma ormai le percepiva solo come un brusio lontano... preferiva incantarsi a guardare le bollicine nel bicchiere...
"Come ci sono finita qui? Ho un bel vestito, belle scarpe, una bella borsa... tutte le altre donne sembrano divertirsi... ridono...Chissà cosa pensano realmente l'una dell'altra; anche se sembrano tutte amiche, come minimo si odiano... una invidia all'altra il conto in banca del marito, l'altra nota con disgusto la pessima rinoplastica della vicina... un mondo falso... Mi hanno presentato queste persone ieri e già ci hanno invitato a cena, a me e al mio fidanzato, in questo locale rumoroso e kitsch... Baci, abbracci...ma chi vi conosce? Lui ha detto che non gli piaceva, ma era necessario... -E' gente che conta...ci fanno un'ottima pubblicità... Sforzati di sorridere e tutto andrà bene - Ma come si fa a sorridere a queste oche e questi palloni gonfiati? Dicono che ci sponsorizzeranno, ma quanto sanno del mio lavoro? Niente... di grazia se distinguono un Leonardo da un Caravaggio... Ignoranti, borghesi e pure di destra... Che c'entro io qui in mezzo? Niente.."
Eppure c'era stato un tempo in cui non avrebbe venduto il suo lavoro, la sua anima a persone così... Un tempo in cui sognava un mondo migliore... Un tempo lontano... quando ancora stava con LUI...
"Chissà che fine ha fatto? Magari è un artista affermato, magari leggo le sue sceneggiature e non lo so... userà un nome d'arte per non farsi riconoscere... impossibile: io lo riconoscerei... so come scrive... no forse fa tutt'altro...tour musicali per l'Italia... oppure ha una famiglia dei figli... Sarà un ottimo padre... io invece..."
Lei, invece, i figli aveva deciso di non farli... o meglio il suo fidanzato aveva deciso così... "Sei una donna in carriera, non potresti starci dietro...aspetta almeno qualche anno..." Ma gli anni erano passati...troppi...e a 40 anni non era più il caso nemmeno di provarci... "Alla nostra età? Ma dai saremmo ridicoli... Fatti bastare i figli di tua sorella..."
LUI, invece, amava i bambini...a suo tempo avevano deciso anche i nomi... Ma perché cavolo l'aveva lasciato? A stento lo ricordava... le venivano in mente solo i momenti felici: viaggi, serate a guardare film, teatro, musica, nottate a scrivere insieme... "E' solo perché sono un po' giù...qualcosa di negativo doveva esserci sennò non l'avrei mica mollato.... Ora, in fondo, sono felice... o per lo meno...va bene così... la felicità è roba da ragazzini..."
Non era sempre stato così, però...una volta, con LUI, era stata davvero felice... Adesso lo era solo quando, di nascosto dal fidanzato, si divertiva a scrivere qualche raccontino... Le mancava la libertà di scrivere per sé, senza pubblico, senza scadenze... le mancava il fascino della pagina bianca... Adesso scriveva solo perché doveva, per un pubblico di gente odiosa, radical chic per lo più.. e le vendite non andavano nemmeno bene...Per questo era lì quella sera...ad elemosinare un nuovo sponsor... Il suo fidanzato non aveva mai letto niente di ciò che scriveva prima: si limitava a editare ciò che scriveva ora, ridimensionando i commenti troppo "scomodi" che ancora le venivano spontanei... "Non essere polemica, ma accomodante...vedrai che vendi di più... Gli devi leccare un po' il culo a questi critici, non sfotterli..."
E così scriveva in maniera meccanica di arte, di restauro, di cantieri... ma da anni non entrava in un laboratorio o saliva su un ponteggio... "Basta che scrivi...così hai tempo per le faccende... il pane in casa lo porto io..." E i suoi sogni d'indipendenza? E l'amore per la ricerca, la scienza? Li aveva abbandonati... dopo aver chiuso con LUI, aveva rinunciato a tutto il resto... Nel giro di due mesi aveva conosciuto un suo coetaneo...un bancario, laureato in economia e commercio: si entusiasmava solo leggendo registri contabili, considerava l'arte una perdita di tempo, aveva il giovedì con gli amici e qualche scappatella con le colleghe o con le ragazzine facili che abbordava nei locali... Non era perfetto, ma le aveva offerto una casa e una vita dignitosa... "Dignitosa... Dignitosa un accidenti! Ho rinunciato a tutto per quest'essere inutile... Non ho più sogni, speranze... non ho nemmeno più la forza di indignarmi... ci manca solo che voti Forza Italia e ho fatto... mi sono venduta... ma dovevo restare con LUI...era difficile, era una lotta, era dura...ma era autentico... era amore..."
Si alzò dal tavolo, con un sorriso falsissimo disse "Con permesso...vado a prendere una boccata d'aria: quest'afa mi uccide...". Uscì dal locale. Chiamò un taxi. Scese a casa. Fece le valigie: pochi vestiti, i libri, carta, penna. Erano le 3 di notte. "E ora dove vado?" Chiamò la sua migliore amica, che lui le permetteva di vedere solo una volta al mese. "Ciao A., scusa l'ora... no, sto bene...almeno credo... senti...ho bisogno di un posto per stanotte...grazie...arrivo...".
La mattina dopo si svegliò su un divano letto... "Buongiorno... ora mi racconti? Anzi no... forse finalmente hai capito... Era ora..." la sua amica sorrise... "Ti faccio un tè... poi il bagno è libero puoi farti una doccia...Ah: il tuo telefono ha squillato almeno 4 volte... era C.... ho spento... ho fatto bene?"
"Sì grazie... anzi dammi..." tolse la SIM e la gettò nel cestino... "Mi faccio la doccia e mi trovo una sistemazione entro una settimana, te lo giuro..."
"Non ti preoccupare..."
"No davvero...ho solo bisogno di un computer...voglio...voglio cercarlo..."
"Chi?"
"Lo sai..."
"Davvero? Ma è fantastico... come nei film... ma... e se?"
"Sì...so che corro mille rischi, ma non posso vivere così...non sono più io...voglio solo rivederlo...alla peggio mi chiude la porta in faccia e ricomincio altrove...posso sentire in qualche laboratorio, scrivere per qualche rivista di settore...chiedo aiuto ai miei...in qualche modo faccio..."
"Era da tanto tempo che non ti vedevo così determinata...ti brillano gli occhi..."
Si lavò, si vestì (felpa e tuta, finalmente!), accese il pc... Google - Ricerca : E... B...
"A. vieni a vedere! Secondo le pagine bianche abita ancora nel nostro vecchio appartamento... Io vado..."
"Vai...tesoro, vai!" l'abbracciò....
Uscì di corsa. Prese il bus. Le tremavano le gambe. Lo stomaco in subbuglio. Scese... si avvicinò al portone. Suonò il campanello. Dopo 3 interminabili secondi una voce laconica chiese "Chi è?".
"Sono... io... " Il portone si aprì...

Decisioni...

La valigia era quasi pronta: mancavano due cose e poi sarebbe andata. Aprì la porta.
"Cosa stai facendo?"
"Non è chiaro? Me ne vado..."
"E mi lasci così, come uno scemo?"
"Cosa dovrei fare? Troppa pressione su questo fragile equilibrio che ci siamo costruiti... "
"Non è fragile. Se lo fosse sarebbe crollato alla prima discussione..."
"Allora mettiamola così: troppa pressione su di me...sono io che non ce la faccio più..."
"E quindi invece di affrontare i problemi, scappi... molto maturo..."
"Non mi interessa esser matura, solo stare meglio..."
"Da sola? O magari a tentar di dimenticare in qualche festa, come facevi prima?"
"Non ti riguarda."
"Un tempo avresti detto che tutto ciò che facevamo riguardava entrambi..."
"Ma non è così... Ci siamo illusi di essere uguali, ma la verità è che col nostro carattere non sappiamo accettare compromessi..."
"E' per questo che scrivi per me bellissime storie che poi io disegno?"
"Non cercare di fermarmi..."
"Voglio solo che tu rifletta. I nostri progetti?"
"Quali? Quelli dove avremo cambiato il mondo con la nostra arte? Stronzate..."
"Non erano stronzate quando passavamo ore a creare mondi; non lo erano quando ci sorridevamo perché pensavamo all'unisono; non lo erano quando ci commuovevamo sul finale di un film..."
"Smetti per favore..."
"Tu ti stai arrendendo, non combatti più..."
"Non ne vale la pena..."
"Ah no? Allora erano menzogne quelle che dicevi quando io avevo solo pensieri distruttivi... Menti adesso, o mentivi allora? Mentivi quando dicevi che ognuno nel suo piccolo ha il dovere di fare qualcosa per migliorare le cose? Noi due siamo il nostro piccolo e tu non stai combattendo! Con la tua vigliacca bandiera bianca te ne vai e butti alle ortiche il periodo più bello delle nostre vite..."
"Quanto ci è costato in termini di sofferenza questo periodo?"
"Molto. Di sicuro ci costerebbe ancora caro, ma ne vale la pena..."
"Non ne sono più sicura..."
"Dovresti invece... Pensa a ciò che abbiamo fatto di buono insieme, quanto siamo cresciuti, quanto ci siamo aiutati... Alla fine siamo noi due soli contro il resto del mondo. Dove vuoi andare? A cercare di nuovo di riempire un vuoto con false persone, falsi impegni? Vuoi di nuovo trovarti a chiederti se stai sprecando la tua vita, dietro a gente che non ti merita, ad assecondare le scelte degli altri?"
"Non lo so: qualcosa farò..."
"Resta e combatti! Questo sei: una combattente, un'eroina! Anche se non vuoi ammetterlo. Non crediamo al destino ma se ci pensi sembriamo nati per stare insieme... Avremo divergenze di gusti su qualcosa, ci complichiamo l'esistenza e finiamo per stare male inutilmente, ma quanto siamo forti insieme? Io voglio essere ancora il cavaliere che ti ha portato via dalla torre e se dovrò farlo, scalerò a mani nude fino alla tua finestra mille e mille volte ancora..."
"Perché?"
"Perché io sono così... Perché mi hai insegnato a non scappare dai problemi, ma ad affrontarli insieme... Salite, strade accidentate, non mi spaventano se sono con te. Sarò quel cavaliere se tu accetterai di essere quella principessa nella torre..."
"Non voglio deluderti più, non voglio vederti soffrire a causa mia..."
"L'unica cosa che mi farebbe soffrire davvero è perderti. Stai con me..."

Si avvicinò al suo orecchio e le prese la mano: "...Andrà tutto bene...".

Lasciò la valigia. Lo guardò. Lacrime calde scendevano sul suo viso. Ma aveva deciso. Lui la guardò e sorrise, con quel sorriso disarmante che l'aveva stregata tempo prima. Non aveva scampo con quel sorriso, gli avrebbe donato il mondo, l'universo intero... "Per fortuna..." pensò, e chiuse la porta.



mercoledì 5 marzo 2014

Chiarimenti

Non mi intendo di cinema: non ho mai capito l'importanza di certe scene piuttosto che altre; il significato di "fotografia" in un film mi è sconosciuto... Sconvolgo i più perché non mi piace Fellini, trovo ridondante Kubrick e mi annoio con Lynch; perché non mi intenderò della Settima Arte, ma di Arte in generale modestamente un po' ne capisco e penso che un'opera che al massimo mi produce un sonoro sbadiglio tanto "artistica" non sia, nonostante ne possa comprendere i mille significati nascosti...
Però mi piace guardare film, commentarli e riguardarli se mi piacciono. Guardo film che mi emozionano, che mi divertono, che rispecchiano il mio modo di essere o che, mi toccano nel profondo.
Non ho visto "La grande bellezza" di Sorrentino e penso che non lo vedrò a breve. Sono contenta dell'Oscar, perché col mio patriottismo non potrebbe essere altrimenti, ma già a suo tempo, dal trailer mi dette l'impressione di un film palloso, quei film che strizzano l'occhio a una certa borghesia di sinistra, ai radical chic, per intendersi, e raccontano un mondo a me lontano. Beh, mi si potrebbe obiettare che per criticare una cosa la si debba conoscere e io non potrei essere più d'accordo, ma ci sono sostanzialmente due motivi per cui non guarderò questo film:

  1. Quando una cosa viene osannata, sia essa libro, film, fumetto, ecc, mi passa subito la voglia di leggerla o guardarla... La mia presunzione mi porta a credere che ciò che piace a tutti, a me non possa piacere. L'unico motivo che mi spinge a conoscere un "cult" è stroncarlo una volta conosciuto.
  2. Questo film è prodotto da Medusa, una branca di Mediaset, un'azienda per il bilancio della quale non voglio contribuire. E mi chiedo: come possono tutte le persone di sinistra accettare di vedere questo film? Ma soprattutto: Sorrentino, affermato com'è, aveva davvero bisogno di Medusa per produrre il suo film e distribuirlo? Forse sì, non so come funzionino queste cose e se spetti al regista la scelta del produttore o meno. Ma da cittadina faccio una scelta e non vedo un film prodotto da Medusa. Di questo passo mi toccherà anche smettere di andare allo Space Cinema, lo so, ma a qualcosa si deve pur rinunciare per i principi. O no?
Forse mi sbaglio, forse il mio boicottaggio è un combattere contro i mulini a vento, ma sono fermamente convinta che il berlusconismo in Italia non si possa sconfiggere finché la gente guarda le sue televisioni. Eppure Mediaset trasmette un sacco di film belli, ma in casa mia quelle reti non sono mai entrate e mai entreranno. E' una questione di principio, un'esagerazione forse, e non voglio nemmeno far la parte di quella più brava perché faccio certe cose e non altre. Solo volevo chiarire con tutti, da chi mi mette nel gruppo di "quelli che non capiscono l'arte vera" a chi mi dice "se è un bel film lo guardi lo stesso" o "non sai cosa ti perdi", che no, questo film non lo guarderò, indipendentemente dall'Oscar. Sono uscite commedie italiane di alto valore, ultimamente, ma che nessuno si è filato, perché non erano di Sorrentino; per esempio "Benvenuto Presidente!", che tratta temi a mio parere importantissimi e lo fa pure senza annoiare... ammetto che mi sono pure commossa sul finale! Forse occorrerebbe rivalutare le candidature a Hollywood...

Un'ultima cosa: penso che tra i problemi dell'arte tutta ci sia il fatto che a decidere cosa sia arte e cosa non lo sia, cosa sia bello oppure no, è un'élite di persone che vivono a un passo dal pavimento ed osservano tutto e tutti con distacco e|o disprezzo. I loro giudizi sono dogmatici, per cui dire che la Gioconda non mi piace (ed è proprio così) o che Alan Moore ormai è un vecchio rimbambito pare eresia. E quindi ecco il problema successivo, ad esso concatenato: le persone che di arte non sanno una cippa finiscono agli Uffizi davanti alla Venere di Botticelli e dicono "Uuuuh bello" ma di quel quadro non capiscono assolutamente niente. Dall'altra parte, invece, ci son quelli, che, non capendo, butterebbero via tutto e allora l'arte è roba da sfigati, da omosessuali (sì ho sentito anche questa), roba inutile, insomma. E ci si divide da chi guarda solo film coreani e chi solo cinepanettoni. Ecco e allora cosa manca in questo paese? Manca l'Arte? Beh no. Manca la Bellezza? No. Manca un'educazione all'arte, al bello, a ciò che rende l'Italia unica al mondo. E non mi venite a dire che questo è proprio l'obiettivo del film, perché forse lo è, ma non credo che la storia di un giornalista che frequenta eventi mondani, possa esser sufficientemente vicina a quella delle persone comuni. L'arte, come tutte le altre cose, andrebbe insegnata alla Don Milani, alla Manzi, cercando di interessare tutti e di non farne più un'esclusiva di un'énclave. Un personaggio come quello di Jeb, che vive nella Roma bene e ne viene disgustato, non è diverso da un Holden Caulfield, che rifiuta le convenzioni della piccola e media borghesia americana degli anni '50. Ma quanti hanno letto il Giovane Holden? E quanti, tra quelli che l'hanno letto facendone un idolo, l'hanno capito? Lo stesso vale per La grande bellezza e per un sacco di altre opere. Le persone devono sentirsi coinvolte, per apprezzare e capire davvero i famosi "significati profondi" di un film, di un libro, di un quadro... Altrimenti, o se ne disinteressano, o lo demoliscono. L'unica soluzione per far sì che le persone apprezzino la Grande Bellezza che ci circonda è partire dai banchi di scuola e valorizzare ciò che abbiamo, ovvero Cultura e Scienza.

Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge