martedì 19 dicembre 2017

Stop e Ripartenze

Una mia conoscenza recente, con cui già sto entrando felicemente in confidenza, mi ha "rimproverata" per aver avuto uno stop nel mio editare e arricchire questo spazio online. Non ha torto, ma purtroppo nella mia vita degli ultimi mesi ho effettuato molti stop, sebbene con qualche partenza nuova. Una delle cose che ho messo in pausa è la tesi e la conclusione, quindi, del mio ciclo di studi. Ho perso le forze, l'entusiasmo e la voglia di completare un lavoro che mai come in questo periodo mi ha fatto pesare le mie insicurezze. Lo so, a volte occorrerebbe fare quello sforzo in più, quel passettino avanti e levarsi il dente velocemente nella maniera meno indolore possibile. Alle soglie dei trent'anni ne sono pienamente consapevole, ma allo stesso tempo vivo nel limbo del forse, nell'approssimazione del "ci penserò domani...". Sono anche consapevole che è la scelta più sbagliata e meno matura da fare, ma i limbi mi sono sempre piaciuti. La mia personalità, molto decisa in certi casi, in altri cerca la via di Peter Pan, dello standby. Spero di avere il coraggio e la forza di ripartire nel più breve tempo possibile, magari utilizzando come carburante tutti quegli stimoli positivi che sto ricevendo in mezzo al grigiore dell'ultimo anno. Devo riconsiderare la mia vita, le mie relazioni e prendere coscienza appieno che il grigio non è un colore, ma una condizione esistenziale. E fa abbastanza schifo! Io che ho odiato e contrastato l'ignavia, non posso ridurmi ad ameba, a vermicello marino servo di Ursula. 
Ritornando alle parti positive... beh ce ne sono tante: a cominciare dal lavoro come volontaria del Servizio Civile, che, forse più inspiegabilmente di quanto davvero mi aspettassi, mi dà diverse soddisfazioni. Finalmente mi realizzo nella parte più empatica di me, dando un servizio agli altri. Sembra banale retorica, ma alla fine non lo è: aiutare il prossimo, aiuta anche il tuo spirito. E ne esci più forte, più sereno. Penso che sia per questo che anche le relazioni umane hanno avuto un balzo in avanti considerevole. Dopo ANNI passati rinchiusa nel mio guscio, finalmente riscopro l'amore per la compagnia di altri esseri umani e con una fiducia nel prossimo che non avevo forse nemmeno da bambina. In alcuni momenti mi dico che il rischio è altissimo, che la sofferenza è dietro l'angolo, che potrei rimanere di nuovo scottata come in passato, ma la verità è che mi piace questa mia nuova stagione di fiducia. Soprattutto se la metto in relazione al disastro che ci circonda sul lato politico-sociale. Mi chiedo se non sia una reazione proprio allo schifo del mondo, una spinta naturale per la conservazione della specie, questo tantativo di ristabilire e consolidare i contatti con altri homo sapiens. Che sia una follia? Sarà il tempo a deciderlo. Infatti, se sul fronte "accademico" sono abbastanza sconfortata e mi sento la persona meno intelligente e capace del mondo, su quello relazionale mi sembra di aver acquisito competenze e maturità nuove. Mi sento saggia, mi sento grande, evoluta. 
Come compensare, quindi, questi due aspetti della mia attuale esistenza? Ancora non lo so. Sicuramente devo trovare un equilibrio tra istinto e ragione, tra cuore e testa, tra "sentire e meditare" (Manzoni, quanto sei sempre utile!)... In fondo sono solo due aspetti di ciò che forma un individuo, due facce della stessa medaglia, due teste del Giano che rappresenta la nostra essenza di animali convinti di sapere tutto. 
Alla fine ho scritto un papier, anche un po' scordinato e privo di vero nesso, ma forse ne avevo bisogno di ritrovare quello "spontaneous overflow of powerful feelings", tanto caro a Wordsworth. (Sì, oggi la letteratura dell'800 mi pervade il cervello!)
Non so nemmeno come chiudere, se non constatando che dopo un sacco di tempo ho ripreso a scrivere per me, senza etichette, senza paletti, senza costrizioni. E questa è proprio una gran ripartenza!

Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge