giovedì 27 dicembre 2012

...Familia...


Mi fa quasi strano trovarmi a parlare di quest'argomento... "Famiglia" è una parola di cui in molti si riempiono la bocca, soprattutto in tempi di campagna elettorale... Si parla di unità, di tradizioni, di convenzioni, ma io non voglio usare questo termine con un falso moralismo che non mi appartiene... Non credo nell'amore familiare come obbligo, come dovere, non credo che sia il "sangue" a unire le persone, ma il rapporto che hanno fra di loro...non credo nella famiglia "tradizionale", formata da una coppia di sesso diverso e dai loro figli. Ho sempre sostenuto che dovremo basarci sul concetto "economico" di famiglia...ogni comunità è famiglia per l'economia, dai conventi di monache, al gruppo di studenti fuori sede...
Credo anche, però, che la famiglia sia il fondamento della società, perché E' una società in piccolo. In Italia, al di là dei cliché stupidi, è grazie alle famiglie che le persone riescono a sopravvivere: le nostre famiglie, quelle col lavoro stabile e sicuro che oggi va così poco di moda, hanno permesso alle giovani generazioni di studiare, vivere in maniera discretamente agiata, avere il tempo per trovare un lavoro e l'indipendenza. E questo perché a loro volta le loro famiglie di origine, quelle della vecchia generazione, ora in pensione, hanno allevato nipoti, dato aiuto e sostegno morale ed economico, perché hanno sempre risparmiato.
Dopo l'analisi economico-sociale, anche dal punto di vista emotivo, affettivo, evolutivo dell'individuo la famiglia ha un ruolo fondamentale: è la base, è dove ti formi, dove cresci, dove, teoricamente, impari la differenza tra giusto e sbagliato...
Chi più chi meno ci lamentiamo tutti delle nostre famiglie, dato che non ne esistono di perfette e non ce le scegliamo: la convivenza è sempre difficile, soprattutto in certi momenti della vita. Io sono la prima a lamentarmi, come tutti i "bravi" figli che affrontano lo scontro fra generazioni, ma sono contenta di essere cresciuta nella mia famiglia: non sono, appunto, perfetti, anzi, ma mi hanno insegnato quello che ritengo la base della vita in comunità: il rispetto. Mi hanno dato assoluta libertà di scelta in campo di opinioni, religione, amici; mi hanno insegnato il valore della cultura e del lavoro, quello del denaro e quello dei rapporti umani...
La mia è una famiglia di quelle "tradizionali", grande, tipo clan: ci ritroviamo tutti solo per gli eventi tragici (funerali) o felici (matrimoni). Ma quelli con cui veramente sento di avere affinità sono i parenti più stretti: devo molto a cugini e zii, ai miei genitori, ovviamente, a mia sorella e ai miei nonni. Sono loro che mi hanno cresciuta, anche viziandomi alle volte, come tutti i nonni fanno con i nipoti: non vado a trovare mia nonna una volta a settimana per dovere, o mera riconoscenza, ci vado perché è stata una seconda madre...
Mio nonno mi ha insegnato che la vita è sacrificio, è lotta, ma che è meravigliosa... La sua è stata abbastanza lunga e PIENA: aveva vissuto una guerra e la miseria, ma avrebbe rifatto tutto... Era una di quelle persone soddisfatte della propria esistenza e vorrei arrivare a 80 anni come ci è arrivato lui: sorridente, brillante, duro a mollare fino all'ultimo istante...
Quest'anno ho aggiunto un concetto nuovo a quello che avevo già di famiglia: è più o meno quello che impara anche Stitch... OHANA: "vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato..." E' con questo spirito che da un po' di tempo a questa parte mi sento parte anche di una nuova famiglia, quella che ho deciso di costruire, quella che, finalmente, mi sono scelta... E mi piace pensare che un giorno i miei figli possano essere fieri dei loro genitori, e dei loro nonni, come io lo sono dei miei, perché è importante avere un "luogo" anche non fisico, dove tornare e sentirsi "a casa", al sicuro... Io ce ne ho due, uno vecchio, quello da cui vengo, e uno nuovo, quello verso cui vado...tutti dovrebbero averne almeno uno...

...jingle bells...

Scrivere un post, tra l'altro POSTicipato, sul Natale è banale...e sembra anche un po' in stile "Pensierino" di prima elementare, tipo "Cos'è per te il Natale?", ne sono consapevole...però per me questo Natale è stato diverso, atipico, ma speciale...ma partiamo dal principio.. Cos'è il Natale? Beh il compleanno più festeggiato al mondo! Si festeggia la nascita di Gesù di Nazareth, che per i Cristiani è l'incarnazione di Dio sulla terra...non sono credente, ma festeggiare il suo compleanno mi piace, fa parte della mia cultura e fa parte di me! però per me il Natale non è prettamente solo questo...

Natale è tornare a casa ed accendere l'albero
Natale è l'odore di caldarroste per le vie del centro
Natale è la ressa che affolla i negozi
Natale sono i film di Natale sempre uguali da 20 anni,ma che tutti riguardano
Natale è scartare i regali con emozione
Natale è fare il pranzo in famiglia
Natale è mandare a rotoli mesi di dieta
Natale è prendere il tè alle 5 davanti a un gioco da tavolo dove vinco
Natale è ridere alle espressioni strane di mia nonna o a quelle dialettali di mia zia
Natale è giocare a carte e prendere in giro mia sorella che non ci capisce nulla ma vince
Natale è scoprire che vecchi amici si ricordano di te e ti fanno gli auguri

Questo è stato sempre il mio Natale...da quest'anno si sono aggiunte altre cose...

Natale è sapere che tutti i regali sono importanti, ma uno più di tutti gli altri!
Natale è cominciare a credere che un mondo migliore sia possibile
Natale è fare i magheggi per passare almeno un quarto d'ora del 25 dicembre insieme alla persona che ami
Natale è scoprire che litigare fa male, ma fare pace fa meglio
Natale è sapere che anche se tutto va male, c'è sempre la persona giusta che ti sta accanto
Natale è stare su un divano a guardare un film e fingere che il mondo fuori non esista
Natale è essere sicuri che il mondo il 21 Dicembre non sarebbe finito, perché il tuo "mondo" è infinito
Natale è ritrovarsi con una nuova OHANA e sperare che non ti abbandoni mai
Natale è scrivere sdolcinati post POSTicipati di Natale
Natale è pensare che per te il Natale è tutti i giorni, perché sei la persona più fortunata sulla faccia della terra


venerdì 21 dicembre 2012

...non è un post serio...

Sto arrivando al limite...mi sa che esplodo prima io della Terra stasera...sono stufa...la gente mi ha stancato...la meschinità delle persone mi sconvolge: sono talmente piccine, talmente ridicole...la cosa peggiore è che ti coinvolgono nelle loro vicende a cui difficilmente riesci a sfuggire...come il Nulla con Fantasia, si mangiano pezzo a pezzo il tuo mondo...insozzano con le loro bieche e contorte menti anche la più pura delle cose...e io cosa posso fare? come combatterle? si dice che l'indifferenza abbia più potere dell'odio...vero...e io ho sempre applicato con successo tale tattica..ma se vengono coinvolte anche persone a te care, puoi fregartene? NO, non puoi...o almeno io non posso...non posso dire "va beh...pace!"...non me ne son mai fregata di niente e, onestamente, odio chi lo fa (Gramsci, docet)...figuriamoci se posso far finta di nulla quando si tratta dei miei affetti...non ce la faccio e ci sto male...non voglio esser tirata da una parte o dall'altra, non voglio risse, non voglio battibecchi...solo dialogo puro e semplice, calmo, costruttivo, maturo...ma non te lo permettono...sanno che su quel piano perderebbero e allora giocano sporco...frecciatine, battutine, infamate alle spalle, sotterfugi...mi sento migliore di queste persone, so di essere nel giusto e non voglio scadere al loro livello...ma come posso difendermi dai loro attacchi? Soffro da morire...mi sento come una bagnarola in balia dei 7mari, un cieco in un bosco infestato, Ranma in mezzo a uno stuolo di felini...come fare ad uscirne interi? cerco di contare su chi ritengo ancora affidabile, sincero e lucido...su chi mi offre ancora aiuto e fiducia senza chiedere niente in cambio...spero di aggrapparmi alla mano giusta...di non finire come Mufasa, che si è fidato di Scar...sono sul burrone, ma non voglio precipitare...ho troppe battaglie ancora da combattere...

domenica 2 dicembre 2012

...Sanità Pubblica...

Ho sentito che ultimamente il Presidente del Consiglio Monti ha definito il nostro Sistema Sanitario Nazionale  (SSN) "non sostenibile"...beh, sembra un po' una presa per i fondelli, visto che negli ultimi tempi non sono stati fatti altro che tagli alla sanità pubblica. E' bene ricordarsi che il Sistema Sanitario così come lo conosciamo oggi è stato istituito nel 1978 ed è entrato in vigore nel 1980, andando a sostituire quello basato sulle cosiddette "casse mutue". Le sue strutture furono organizzate sul modello del National Health Service inglese, che, prima che le politiche Tatcher lo smantellassero, era il migliore di Europa. Come tutti sappiamo da giornali e telegiornali, esistono in tale sistema diverse lacune ed i cosiddetti episodi di "malasanità", accompagnati da ruberie varie, buchi finanziari nelle ASL, grosse differenze tra regione e regione, ecc, in perfetto stile italiano. Il problema è che questi episodi tendono a far più notizia dei milioni di casi "a lieto fine": oltre alle numerose eccellenze, infatti, ci dimentichiamo sempre di quando il nostro SSN funziona perfettamente, forse perché lo diamo per scontato. Tendiamo quindi a lamentarci, sempre in perfetto stile italiano, senza notare e cercar di pubblicizzare il buono che c'è in tale sistema. Ma al di là del funzionamento o meno di tale servizio pubblico, la notizia vera è che pare che dovremmo proprio smetterla di darlo per scontato: la tendenza generale del governo pare sia la progressiva distruzione di tutto ciò. Ingenti tagli affliggono i policlinici delle grandi città e i piccoli ospedali tendono ad essere accorpati, fornendo un servizio sempre più discontinuo sul territorio. E si moltiplicano i problemi, tra i quali sovraffollamento, ticket più alti e carenze di personale medico e infermieristico sono solo i più evidenti. E certamente se il servizio pubblico si presenta deficitario, l'utente si vede costretto a deviare sul servizio privato, che però costa di più. Ed eccoci al punto della questione: la sanità sta diventando (o meglio sta tornando ad essere) una questione di portafoglio. In poche parole chi si può permettere di pagarsi le cure, si curerà, chi non avrà abbastanza soldi per farlo, rinuncerà. Se questa è la tendenza del nostro Paese, beh: evidentemente chi ci governa non pecca di intelligenza. Al di là della questione morale e legale (per una questione di umanità e anche per la nostra Costituzione, tutti i cittadini dovrebbero aver diritto all'assistenza sanitaria pubblica e gratuita), c'è una mera questione di logica: in un'Italia dove si curano solo i ricchi, sarà presto inutile che essi si curino. Infatti se i poveri rinunceranno a curarsi ci saranno più malati, che potranno diffondere le loro malattie anche tra i ricchi. Inoltre i poveri, essendo tali, sono quelli che devono lavorare per vivere, ma se si ammalano e non si curano, non potranno lavorare. Ecco che quindi il costo sociale di un servizio sanitario privato sarà molto più alto di quello di uno pubblico. E quindi forse si dovrebbe cercar di rendere più efficiente il nostro SSN, eliminare gli sprechi, controllare i conti dei consigli di amministrazione, punire chi compie reati, indire concorsi pubblici per medici e infermieri, fornire corsi di aggiornamento per chi lavora nell'ambito della salute, finanziare la ricerca in campo medico...tutte misure per cui servono soldi e non tagli. A mio parere anche, e soprattutto, in un momento di crisi, si può risparmiare su molte cose, ma non sulla sanità pubblica, perché "la salute" dovrebbe essere un “fondamentale diritto dell’individuo” e un “interesse della collettività” (art 32, Cost.).

martedì 27 novembre 2012

...Res Publica...


Ieri passavo in bus da Piazza Bambine e Bambini di Beslan, davanti alla Fortezza per intendersi...e noto che la recente "scultura", o installazione pseudo-artistica, è stata danneggiata... Per chi non conoscesse tale oggetto era costituita da una serie di pannelli di compensato colorati che, visti dal davanti, formavano la scritta "Don't Drive" e, di profilo, formavano l'immagine di una bottiglia...Ovviamente era un modo "simpatico" per trasmettere il messaggio "se bevi, non guidare...". Bene, premesso che tale "opera" era molto lontano dal mio concetto d'arte, vederla rovinata mi ha fatto, non solo tristezza, ma anche molta rabbia...la stessa che ho provato quando hanno rovinato l'altra installazione della stessa piazza, dedicata al "Genio Fiorentino"... Questo mi ha portato a riflettere su un tema più grande: il rispetto per la “cosa pubblica”, che in Italia è pressoché assente. L’evoluzione, o per meglio dire, l’involuzione, del nostro Paese ci ha portato a considerare ciò che è Pubblico, non “di tutti”, ma piuttosto “di nessuno”…da quest’idea nasce la giustificazione a buttare le cartacce per terra, a spaccare panchine e arredi urbani, a intasare di carta igienica i bagni della scuola o dell’ufficio. Tutto questo senza pensare che ogni danno si paga e non va a influire sulle tasche di chi l’ha effettuato, ma su quelle dell’intera comunità. Da bravi Italiani, ci lamentiamo spesso che i Pubblici Servizi non funzionano correttamente, che ci vogliono mesi per una TAC, che i libri di scuola costano troppo, che l’autobus è sempre in ritardo, che le nostre città sono sporche, ma siamo i primi a non rispettare ciò che abbiamo, ciò che con le nostre tasse ci viene fornito. Senza addentrarci in cosa e come il nostro Stato dovrebbe investire al meglio i soldi pubblici, focalizziamo l’attenzione sul fatto che la nostra popolazione manca prima di tutto di rispetto, nei confronti degli altri e delle cose altrui, ma, di fatto, anche nei confronti di se stessa e delle proprie cose. Non credo che la maggior parte degli italiani in casa propria butti l’immondizia per terra, o intasi il water, o insegni ai propri figli a farlo. Però usciti dalle loro abitazioni si vedono bambini che rovesciano scaffali interi nei supermercati, ragazzini che sputano per terra, adulti che gettano sul marciapiede l’incarto del pacchetto di sigarette. Perché? Perché non c’è coscienza della “cosa pubblica”, non c’è coscienza del fatto che gli altri, siamo noi, che il danno fatto alla comunità è un danno fatto a noi stessi, non c’è “senso dello Stato”. Lo Stato è, infatti, diventato, non l’espressione diretta del nostro modo di essere Popolo, ma un Ente più o meno astratto a cui abbiamo delegato le decisioni comuni, per liberarci dalle responsabilità che esse comportano,  mantenendo però la pretesa di lamentarci quando queste interferiscono coi nostri “piani”: abbiamo rinunciato alla partecipazione attiva, facciamo decidere gli altri al posto nostro, ma pretenderemmo che decidessero nel modo migliore, o per lo meno come piace a noi. In poche parole ci occupiamo della “cosa pubblica” solo quando ci riguarda da vicino, ma già ce ne disinteressiamo quando riguarda il nostro prossimo, senza pensare che anche ognuno di noi è “prossimo” a qualcun’altro.
Come poter arginare tutto questo e invertire il processo? Beh come per tutte le cose dipende dall’educazione, da quella della famiglia, ma soprattutto da quella della scuola. La scuola (Pubblica appunto) è, o dovrebbe essere, il principale mezzo di diffusione dell’educazione, ad ogni livello della crescita dell’individuo. Oltre a creare persone “colte”, dovrebbe formare dei Cittadini consapevoli, per evitare che il bambino che spacca i giochini del parco pubblico diventi il diciottenne che svuota il posacenere dell’auto quando è fermo al semaforo, l’universitario che ancora riga i banchi delle sale lettura, l’adulto che evade le tasse.
Vorrei precisare che tutto questo discorso è esente da qualsiasi moralismo di sorta, è solo una questione di logica: se vogliamo vivere in un ambiente “bello” e pulito, non ci conviene sporcarlo e distruggerlo. Inoltre, per ritornare al tema dell’educazione, c’è da dire che una persona che nasce e cresce in un quartiere come titolerebbe La Nazione “degradato”, dove chi l’ha preceduta ha provveduto a sporcare e distruggere, non verrà su certo ben disposta nei confronti del mondo. A volte, come diceva Pertini, c’è bisogno di esempi: mi ricordo che durante una gita in Germania i miei compagni fumatori si ponevano il problema di gettare la cicca a terra. In Italia l’avrebbero gettata senza nemmeno pensarci, magari ancora accesa, ma lì, vedendo quelle strade tirate a lucido, quasi gli dispiaceva. Siamo abituati a non eccellere, a seguire la massa “tanto non cambierà mai niente, tanto lo fanno tutti, perché dovrei essere io il solo a rispettare le regole?” e ci adeguiamo, ci accontentiamo, ad essere meno degli altri. Eppure non avremmo niente da invidiare agli altri paesi, anzi, basterebbe un minimo crederci…imparare a rispettare e a rispettarci, educare i nostri figli al bello e al senso civico. In fondo è proprio in Italia, con la Repubblica (che non a caso si traduce letteralmente con “cosa pubblica”) degli antichi romani, che è nato lo Stato così come lo intendiamo oggi: è un’occasione in più per ricordarci da dove veniamo e decidere dove vogliamo andare, senza, per questo, sfociare in inutili e stupidi nazionalismi, cosa purtroppo già accaduta in un passato abbastanza recente, che spesso in molti tendono a dimenticare (nel migliore dei casi) o a esaltare (nel peggiore).

giovedì 22 novembre 2012

...De (La)Repubblica...

Ogni giorno quando entro su internet apro la posta, facebook e leggo i quotidiani online...principalmente La Repubblica e L'Unità tra quelli italiani, El País, Le Monde e The Independent per quelli stranieri. Ultimamente è proprio quello che ho sempre considerato il mio quotidiano "preferito" e affidabile che mi delude... La Repubblica, infatti, sta perdendo in qualità, spessore e serietà, soprattutto per quanto riguarda la testata online. Leggendo le pagine di cronaca nazionale si nota una faziosità evidente, alle volte sguaiata e trita, che nulla ha veramente a che fare con la linea politica del quotidiano, notamente simpatizzante a sinistra, la sinistra "bene", la sinistra borghese e colta (se così la si può chiamare), s'intende...E' ovvio che se io leggo un giornale non schierato apertamente, o comunque non organo di partito, mi aspetto onestà nell'affermare le idee del direttore e dei giornalisti, ma anche obiettività...va bene l'editoriale, va bene criticare un certo "sistema" politico ed economico che anch'io critico, ma la faziosità, oltre ad esser fastidiosa, risulta anche controproducente per la reputazione stessa del quotidiano. Non la approvo e non la giustifico, ma me l'aspetto da un giornale come Il Fatto Quotidiano, che per lo meno esprime certe idee (sbagliate, criticabili, faziose appunto, o incomplete) con i soldi stessi di chi lo scrive e di chi lo pubblica...ovvero è un giornale autofinanziato, autoprodotto e autopubblicato, senza oneri per lo Stato. Invece La Repubblica prende, come la maggior parte dei quotidiani, grossi finanziamenti pubblici, non dipendenti tanto dalle vendite effettive, quanto dalla tiratura (in poche parole dal numero di copie stampate). Per questo motivo è ancora più importante che le notizie di cui scrive vengano trattate in maniera obiettiva e "professionale".
C'è poi un aspetto a mio parere forse peggiore: la maggior parte degli articoli a carattere "di nicchia", ovvero arte, scienza, letteratura, la Cultura, insomma, sono trattati con pressapochismo e approssimazione. Ricordo articoli dove il giornalista di turno parlava di fantomatiche Facoltà di Fisica (senza sapere che Fisica, almeno per la Legge ancora in corso, è un Corso di Laurea all'interno della Facoltà di Scienze MM FF NN), oppure confondeva elettroni con protoni, Rettori con Presidenti e così via...fino ad arrivare agli ultimi strafalcioni in tema di fumetti: "Neil Gaiman è il papà di Batman" (ricordo che Neil Gaiman è nato nel 1960 e Batman è stato inventato negli anni '30 del '900) e Flash e Wonder Woman che fanno parte della creatività Marvel e non di quella della DC Comics. Da profana di fumetti questo potrebbe non interessarmi, forse, e invece mi indigna ancora di più, perché io leggo i giornali per informarmi, ma se il giornale mi dà una notizia imprecisa, inesatta, impropria, che Informazione è? Quando poi leggo che lo stesso Gaiman canzonava i giornali italiani per questa castroneria, ho perso proprio le staffe...Trovo tutto questo molto triste: ormai la tendenza della stampa, anche nelle grandi testate, è quella di abbassare la qualità adattandosi al livello (basso) generale delle masse...Nella mia idea di Informazione è l'esatto contrario di quello che dovrebbe accadere: i media tutti dovrebbero fornire un accesso rapido a un' informazione di alto livello, proprio perché la massa possa alzare il proprio, di livello...ovviamente ogni argomento dovrebbe essere trattato in maniera chiara e semplice, adatta a ogni tipo di pubblico, ma senza inesattezze...questo non solo per correttezza nei confronti di chi legge, ascolta o guarda, ma anche per rispetto nei confronti dell'argomento trattato e dei giornalisti stessi, che accettano di lavorare con poca serietà e poca professionalità, pur di guadagnare qualcosa. Ne va della dignità del pubblico, dei lavoratori stessi dell'editoria e, a mio parere, anche di quella di un Paese. Uno Stato che tende ad abbassare il livello culturale generale, non correggendo, o, nei casi peggiori, incoraggiando il pressappochismo e la mal'informazione, non si può considerare "avanzato"...L'informazione pubblica, come la scuola pubblica e i centri del sapere in generale, dovrebbero essere alla base della struttura di un Paese...e lo sarebbero, secondo la nostra Costituzione... Invece no: si privatizza la scuola, si tagliano i fondi alla Ricerca, si lascia crollare Pompei, si abbassa il livello dei media su un basso profilo...questo quasi nel silenzio generale...non si capisce cosa stia aspettando il lettore medio de La Repubblica per indignarsi...forse che scrivano che Jovetic gioca nella Juve...gli errori negli articoli sportivi forse susciterebbero più scandalo, di quelli negli articoli a carattere scientifico o culturale! A me già il fatto che abbiano letteralmente "censurato" il post di Odifreddi, che criticava la politica israeliana mi dà da pensare...Perché a questo punto credo che tale tipo di Informazione, approssimativa o errata, non sia solo mancanza di serietà o negligenza da parte degli editori...no: tutto questo è voluto, perché è noto che "un popolo che SA, che CONOSCE, c'è il rischio che PENSI anche "( cit. FB ore 14.20 circa) e questo non è più troppo "di moda"...ammesso e non concesso che lo sia mai stato...

domenica 4 novembre 2012

...amor vincit omnia...

È dura...James Morrison (James, non Jim!) aveva ragione: "love is hard"! e anche tanto...ma come si fa? Discussioni, tensione, pianti a dirotto, mal di testa e di stomaco...a volte sembra che il cuore ti venga preso strizzato, calpestato, buttato sotto un tram, fatto a fettine sottili, ripartito in coriandoli...e poi si sta male fisicamente...è normale? sì..tutto normale...pare che ci tocchi..almeno se si ama veramente...perché quando ami, follemente, con passione, senza limiti, è così...patisci come un cane!! e c'è poco da fare...la cosa bella è che poi, a strazio finito, ti rendi conto che ne è valsa la pena...perché l'amore ti dà anche tanti momenti splendidi...e sì, è vero: ti rimane una ferita...resta un dolore sordo nel profondo...e un po' ci vuole a far rimarginare il tutto; ma se l'amore è di quello vero, forte, indomabile, coinvolgente, sarà esso stesso a cauterizzare il tuo cuore malandato...e più avanti sorriderai della fonte di tanto dolore...è faticoso, certo...è come la guerra, ti senti un po' Sisifo, a spingere un masso che tende inesorabilmente a scivolare giù...ma al contrario del povero ragazzo, il tuo masso ci arriva sulla cima...devi solo star attenta che non ricada...ci vuole un'attenzione costante, come quando devi mantenere vivo il fuoco durante una tormenta di neve: è estenuante, ma sai che devi resistere a soffiare e attizzare la fiamma, perché è l'unico modo di sopravvivere...
come il Piccolo Principe con la sua Rosa, l'amore è una cosa di cui ti devi prender cura ogni giorno, se hai intenzione di farlo durare...come ogni fonte di felicità, come gli ecosistemi, come la vita stessa, ha un equilibrio delicato: se lo trascuri fa presto a vacillare, a danneggiarsi, a distruggersi, a scomparire...ma se è forte e se tu avrai il coraggio di affrontare la fatica, reggerà...ai colpi di vento, alle intemperie, ai bastoni tra le ruote che la quotidianità ti mette di fronte...
con questo discorso non voglio certo fingere di essere una veterana dell'amore...sono piuttosto una matricola, una recluta, un'amante in erba...ma ho voglia di imparare, e in fretta...amare e sentirsi amati dà forza...e si possono sconfiggere tutti i mostri...da quando ho incontrato l'amore sono migliorata come persona, sono diventata più simile a quella donna che avrei voluto diventare...ovviamente sbaglio ogni giorno, perché qualsiasi cosa è soggetta all'errore ed è sempre perfettibile...ma sento che sto imparando, che via, via faccio progressi...ed è la più grande conquista che potessi immaginare per i miei standard...l'amore, quello vero, ti aiuta a mettere in pratica quelle belle parole di cui è facile riempirsi la bocca... il Rispetto, prima di tutte...impari a rispettare l'altro e anche te stesso...e poi impari a conoscerti, a riconoscere i tuoi limiti, a estendere te stesso nell'altro, a guardarti allo specchio con coscienza, a chiedere aiuto e a darlo, ad appoggiarti all'altro e a offrirgli la tua spalla...si impara a perdonare, a rinunciare al troppo orgoglio, a moderarsi negli scatti d'ira, come ad esagerare negli slanci della passione...penso, quindi, che, al di là delle banalità e della retorica spicciola, sia vero quello che diceva Virgilio: "l'amore vince tutto"...ovviamente se saputo coltivare...auguro quindi a tutti di conoscerlo, di viverlo e di goderselo...perché, soffrirei mille volte per amore, piuttosto che rinunciarvi...

lunedì 29 ottobre 2012

En bref - Parte 2


Il cavaliere e la ragazza cominciarono a sentirsi e a conoscersi per via telematica, lei gli dette il suo numero e parlavano spessissimo… A lei piaceva quel ragazzo: era simpatico, intelligente, brillante, disponibile, ma strano. Si capiva che era uno “straniero". Eppure non se ne capacitava: esisteva quindi un mondo al di fuori del suo, era davvero possibile? 
Nel frattempo per un mesetto buono i due continuarono a sentirsi e a parlare di un sacco di argomenti diversi. Sembravano sempre distanti l’uno dall’altra ma si piacevano, era evidente… La ragazza, però, non era sicura di quel che sentiva e provava, né delle intenzioni del cavaliere; inoltre aveva una cotta stratosferica per un amico e arrivò al punto di parlarne perfino al cavaliere stesso, che, con enorme gentilezza le elargiva consigli pratici, confondendole ulteriormente le idee sul proprio interesse nei suoi confronti.
Il giorno di San Valentino la ragazza, come ogni anno, festeggiò con la sua migliore amica: quell’anno, decisero, sarebbero partite insieme per la Francia, per andare a trovare altre amiche che abitavano là. Giorni stabiliti e biglietti comprati, si misero a saltare e ridere di gioia: un viaggio insieme era l’occasione di svagarsi, divertirsi e non pensare ai “troubles” quotidiani. Partirono il primo giorno del mese seguente e si divertirono tantissimo. La ragazza ne era entusiasta, ma, ovviamente, arrivò il giorno di tornare a casa. Si svegliò presto con il cuore in gola e la malinconia per la partenza imminente, ma sul telefono, appena acceso, trovò un messaggio del suo cavaliere, che le augurava di trascorrere una felice Festa delle Donne. “Già: è l’8 marzo… e chi se lo ricordava più? Che carino, però…” pensò, sorridendo.
Tornata a casa la sera stanca morta decise che doveva assolutamente rivedere quel cavaliere, anche solo per ringraziarlo del messaggio, ma non ce ne fu subito occasione, né modo. 
Allora decise che doveva affrontare la cosa di petto: doveva dare una possibilità al ragazzo, capire per lo meno che intenzioni avesse.
“E se va male? E se non mi piace? E se non gli piaccio? Chissenefrega! Io mi butto! Alla peggio è stato un ottimo amico, anche se per poco, strano, ma un ottimo amico…”.

Il mercoledì seguente fissarono un appuntamento al parco più grande della città e iniziarono subito a parlare: “Certo che questo qui è quasi più logorroico di me…” pensò la ragazza. Ma stava bene: era un cavaliere atipico, un forestiero, ma quante meraviglie si portava dietro! Nella sua testa c’era un intero universo, un po’ come vedere il Tardis da fuori e poi entrarci dentro! E poi sembrava sinceramente interessato a quel che lei aveva da dire: fantastico! L’unica cosa che la turbava non poco è che non si decidesse a farsi avanti... e allora lei, per la prima volta nella sua vita, si lasciò andare…e… “Cavolo non baci, male… e che dolce che sei!”, pensò la ragazza.
Si sentiva strana: non era una situazione “normale”, era come se fosse passata una scossa elettrica attraverso i loro corpi nel momento del contatto: sentiva che c’era qualcosa che li univa, qualcosa che la spingeva a non lasciargli la mano, una forza invisibile, ma potente che ne impediva la separazione.
A casa, dopo gli allenamenti, la ragazza era più confusa che mai, ma era troppo attratta dal cavaliere per rinunciare…
Passarono i giorni e i due si rividero: ancora mille discorsi sulle tematiche più disparate e poi tanti “Oh davvero? Anch'io !” che i ragazzi si trovavano a pronunciare una dopo le parole dell’altro, e viceversa. La ragazza era davvero contenta, ma ancora indecisa, dubbiosa, o per meglio dire, spaventata: il cavaliere era stupendo, le insegnava un sacco di cose, era gentile, buono e si vedeva che già teneva a lei, ma le faceva anche prender coscienza dei suoi limiti e le mura invisibili della torre cominciarono a divenirle strette, asfissianti, claustrofobiche.
Lui le offriva qualcosa di diverso da tutto quello che aveva sempre conosciuto, ma un salto nel buio, per una razionale come lei, era inconcepibile… “E se poi non atterro sul morbido dopo il tuffo, che faccio?? Ci batto i denti e basta. È troppo diverso da me: come si veste, quello che studia, quello che gli piace…non abbiamo niente in comune…”.
Poi arrivò il Giorno degli Scherzi e i due ragazzi tornarono di nuovo al grande parco, dopo 20 giorni dalla prima volta. C’era un imbarazzo tangibile tra i due e questo la agitava moltissimo. Poi, non si sa come, non si sa perché un nuovo contatto… E allora furono fuochi d’artificio, esplosioni nucleari e tornado! 
Le apparenti differenze fra i due sembrarono scomparse, le distanze accorciate, i mondi ravvicinati: erano uguali, nel loro essere diversi da tutti gli altri, erano fatti della stessa essenza di sogni, arte e ideali, dello stesso impasto semplice, ma saporito.
Da quel momento la ragazza e il cavaliere non si sono più separati: ogni giorno combattono mostri e calamità naturali, uscendone a volte ammaccati, ma sempre più uniti.
Lui le spiegò che a sua volta viveva in una torre e che da sempre si era sentito incompreso e solo proprio come lei, fino al punto di cercare un modo per uscirne; le fece scoprire che anche nella sua torre c’era una porticina, che si poteva aprire. Anche se lui per andare da lei, come in ogni favola che si rispetti, aveva usato la finestra, lasciata distrattamente aperta da qualcuno, forse dal subconscio stesso della ragazza, che aveva bisogno per vivere di qualche spiffero di novità.
La ragazza cominciò a saper individuare i confini della sua torre e ad aprire finestre dove i muri le sembravano troppo spessi. Inoltre al posto della porticina, collocò un bel portone: così ottenne una torre più luminosa e più accogliente, ma che, come tutti gli edifici datati, aveva problemi di stabilità… Questo la spaventò molto e a volte la spaventa ancora: certi giorni si sveglia e trova enormi pezzi di parete  completamente crollati: amici da cui ha preso le distanze, rapporti logorati, scarsi risultati universitari, cambiamenti nella sua famiglia… Ma ci sono anche dei pietroni enormi, irremovibili, che non si scalfiscono neanche col diamante: sono tutti quei punti fermi, le chiavi di volta della sua esistenza, quelle persone che non l’hanno mai abbandonata e che mai lo faranno. E poi, di tanto in tanto,  trova anche nuovi mattoni e nuove pietre con cui colmare le lacune, oltre che a contrafforti per stabilizzare le parti pericolanti. Per cui la sua torre si sta trasformando in una variopinta opera contemporanea alla Potsdamer Platz!
Decise un giorno che doveva fare in modo di avere un passaggio veloce dalla sua torre a quella dove aveva vissuto per anni il cavaliere: aprirono un enorme cantiere, a cui tutt’ora stanno lavorando. Si tratta di una torre intermedia fra le due, collegata da ponti di corde; è una torre nuova, tutta per loro, costruita per le loro esigenze. Giorno dopo giorno portano materiali in più per costruirla. Per ora sono alle fondamenta, ma sta venendo un bellissimo lavoro. Il progetto è, ovviamente, ambizioso e comporta sacrifici da entrambe le parti, ma i due sono sicuri che ce la faranno: avranno una torre bellissima, colorata, stabile, interessante, ben difesa dai mostri. 
E se anche qualcuno o qualcosa, proverà ad entrare per mettere a soqquadro tutto o per distruggere ciò che hanno costruito, loro resisteranno. Avranno armi di difesa potentissime e cemento resistente per i danni subiti: fantasia, intelligenza, cultura, rispetto reciproco, fedeltà, fiducia e, naturalmente, amore… 

venerdì 26 ottobre 2012

En bref - Parte 1

C'era una volta una ragazza...
Non era esattamente una principessa come quella delle favole e delle storie Disney, non era figlia di re, non possedeva un castello, ma nonostante questo aveva vissuto i primi 22 anni della sua vita all'interno di una torre. Non una torre di pietre e mattoni, come quella di Rapunzel, era una torre i cui confini non si vedevano con esattezza. Una torre fatta di persone, esperienze, abitudini... La ragazza non si era mai resa conto di starci dentro, di esservi prigioniera. Aveva sempre vissuto al suo interno e non pensava potesse esistere nient'altro: era il suo mondo in tutto e per tutto e non ci stava poi così male. Come gli schiavi del mito incatenati nella grotta, vedeva ombre e le credeva realtà.
Nella sua torre aveva una famiglia, degli amici, studiava e faceva politica. Insomma: aveva poco tempo libero per pensare! C'erano ovviamente giornate storte, in cui sentiva che ci doveva essere dell'altro, qualcosa di meglio a cui aspirare o semplicemente qualcosa di nuovo... Una torre, per quanto grande, resta una torre! Si chiedeva "Ma esiste un fuori?" e subito si rispondeva "No... è la vita, va accettata così! E anche se ci fosse altro, chi mi dice che sia meglio? Chi lascia la via vecchia per quella nuova..." 
Le sue "autorisposte" però non la soddisfacevano, era curiosa per natura e odiava accettare le cose "per fede", soffriva come se le mancasse qualcosa. Era circondata di persone, ma spesso si sentiva sola e incredibilmente incompresa. E i giorni passavano... 
Fino al suo ventiduesimo compleanno, quando organizzò una mega festa e fu contentissima della partecipazione dei suoi amici, che si dimostrarono veramente disponibili, carini, affettuosi. La riempirono di calore e di regali e lei, malinconica, ma romantica per natura, ne fu entusiasta. Si rese conto che era una persona fortunata, tutto sommato, e che la vita non era male come sfida. Nel frattempo aveva ripreso anche a scrivere, una delle sue passioni fino da bambina.
Le dispiaceva solamente che uno tra i suoi amici non fosse venuto alla festa, ma lui le assicurò che si sarebbe fatto perdonare in qualche modo, per la sua gravosa assenza e lo fece 4 giorni dopo, invitandola a uscire la sera. Era tanto che non parlava vis à vis col suo amico e la ragazza era felice, tanto che cominciava a sperare di poter anche credere a un "fuori". Ancora non ci credeva, ma sognava che potesse esistere.
Quella sera il telefono del suo amico squillò: lo chiamava un ragazzo che lei si ricordava vagamente, un tipo strano, che voleva raggiungerli. E li raggiunse. Anche se non aveva un'armatura di acciaio splendente, era un cavaliere: era vestito di fulgida fantasia e di guizzo d'artista, profumava di ispirazione e aveva l'oceano nello sguardo. La ragazza ne restò impressionata come la pellicola di Daguerre, come la prima tela di Monet. Non sembrava "delle sue parti", sembrava provenire da Fuori, da un altro mondo… “Ma non è possibile!!” si diceva la ragazza. Eppure il cavaliere parlava di mondi a lei sconosciuti, di forme di svago e di arte diverse da quelle a lei note. Ma chi era questo singolare individuo che si permetteva di confonderle le idee?? Però la incuriosiva, la affascinava, la attirava verso di sé! Tanto che lei si dimenticò dell’amico e si concentrò sul nuovo venuto per l'intera serata… Lui la sfidò a duello, verbale si intende! "Combatterono" strenuamente tutta la sera, con le lingue trasformate in guizzanti spade di Toledo e, più andavano avanti,  più la ragazza si divertiva. Quel maledetto “alieno” le teneva testa! Poi lo scontro finì e i ragazzi la riportarono a casa. Con un fugace bacio sulla guancia, salutò amico e sconosciuto cavaliere. Mentre si addormentava, sorrise: qualcosa le diceva che lo avrebbe rivisto e che là fuori c’era tutto un mondo da scoprire…

giovedì 25 ottobre 2012

...io non so parlar d'amore...

a volte ti capitano quelle giornate del cavolo...che non si limitano ad andare "storte" sul momento, ma ti lasciano lunghi strascichi, anche nei giorni seguenti...oggi è una di quelle giornate...non so nemmeno come mi sento...ho un enorme vuoto dentro, quel vuoto che sentivo durante la mia adolescenza...quello che ho sentito per la maggior parte della mia vita...
sono stufa...
stufa di star male in un periodo in cui dovrei star bene
stufa di trovarmi in mezzo a casini e tensioni
stufa di svegliarmi nel cuore della notte col cuore in gola e brutti pensieri, senza sapermi riaddormentare
stufa del mio non saper crescere
stufa dei miei continui fallimenti
stufa, perché per quanto ci provi non riesco a sentirmi meglio...
e non è successo niente di davvero grave...ma io non ne posso più...sono un combattente che è sull'orlo di arrendersi al nemico, il ghiacciaio alpino che si ritira sempre di più di anno, in anno... se fuori sembro immobile, sempre uguale, come una natura morta, dentro ho "Il Grido" di Munch...un urlo muto, l'urlo della mia anima...e mi dico che il problema sono io, che la vita è questa...un'eterna sinusoide, anche se a me piacerebbe di più un y= 1...una costante senza punti di flesso...e soprattutto senza punti angolosi...
la solita vocina nella testa, però, mi ricorda "ma un tu nn'eri te quella dell'equilibrio dinamico?? quella che la vita è dinamismo, che di costante e immobile c'è solo la morte??"...sì...sono io...quella ragazza allegra e ciarliera che infila un discorso sui massimi sistemi dopo l'altro, insieme alla sua metà...e completano a vicenda uno le disquisizioni dell'altra e viceversa...quella ragazza che si consola di un esame andato male con un po' di marmellata di mele cotogne, spalmata su una fetta di pane enorme e irregolare, ma preparata con tanto amore e dedizione...emblema della perfezione nei difetti...quella ragazza che si perde nello sguardo del suo cavaliere e si bea del suo sorriso...quel sorriso che le scalda il cuore, che sembra tenerla in vita, di cui non sa più fare a meno...e allora?? perché oggi sono così smonca?!? ne ho davvero motivo?? nonostante le delusioni, che movente ho per commettere questo grave delitto, quello di non saper godersi la vita e basta??
...devo riconsiderare certi rapporti sociali e soprattutto darmi pace...la famosa lista dei pro e dei contro, che cito in ogni mio consiglio agli altri e che, da brava Alice quale sono, non so seguire...bene...lista fatta: i PRO sono sempre in maggioranza...e non di poco...e quindi...stop...fermo il treno e basta...guardo avanti...penso ai progressi che ho fatto, ovviamente non da sola...ho tanti appigli in questa eterna scalata, basta saperli vedere, mille spalle su cui piangere...devo solo ("solo" è un po' eufemistico come termine lo so!) lavorare su di me...isolando per un poco le mie circonvoluzioni per farle andare nella direzione e giusta...e domani, anche se il meteo ha messo nuvolo, so che io (noi dovrei dire?? :) ) vedrò il sole...

mercoledì 24 ottobre 2012

...io so di non sapere...

oggi ho fallito...chi mi legge e mi conosce penserà che sto esagerando...un esame andato male non è la fine del mondo...è vero: non lo è...ma, oltre a scombinarmi i piani, oltre a obbligarmi a fare tutto di corsa per rientrare nella tabella di marcia, mi pesa...tantissimo...non ero più abituata a fallire, non nell'aspetto della carriera universitaria...era una delle poche cose che mi riuscivano bene...e invece no...vedo la gente che si laurea, io inchiodata davanti a un libretto ancora troppo vuoto...arrestata dalla densità del Popolus Alba, bloccata dalla sua scarsa durabilità...vorrei essere una cavolo di termite per mangiarmelo tutto quel Gattice maledetto...distruggerlo a cominciare dalla nivea corteccia, poi cambio, libro, alburno,durame e midollo...scomporre ogni sua singola cellula, vaso, fibra o parenchima che sia, spaccare i legami della cellulosa, masticarla e renderla inutile rosume pulverulento...non arrestarmi davanti a nessun preservante, derivante del petrolio o meno...sconfiggere le esche antichitinizzanti e vincere...prendermi la mia rivalsa....ha senso tutto questo?? no...il povero pioppo non c'entra nulla...io sono stata termite di me stessa...ho fallito e mi sento sconfitta come il falegname che lavora, invano, il legno di reazione...ma è proprio una reazione, appunto, quella che mi serve (come direbbe Vitellozzo "Bisogna reagire!!") ...come un pollone devo rialzarmi dalla ceppaia, risalire verso la luce, sconfiggendo i rami delle piante circostanti e concorrenti...devo resistere agli attacchi esterni, finendo di costruirmi una dura corteccia, quella che nasconde il mio tenero midollo...e prendermi la rivalsa...su di chi?? su me stessa...per poter dire a me stessa: "stupida ragazzina, non sei meno di nessuno...sei come quell'arboscello che sta e non pare saldo (Saba docet)...che nonostante il vento lo abbia privato dei suoi fiori, rimane in piedi e ce la fa.."...sì: ce la posso e ce la DEVO fare...per orgoglio, per me e per chi crede in me...da sempre, magari senza motivo ma ci crede... devo essere elastica, resistente e versatile come il legno...

lunedì 15 ottobre 2012

...io e Monteverdi...

...mi piace fare il melodramma...mi è sempre piaciuto...far vedere al mondo quanto sto male, lamentarmi...vedere che chi mi vuol bene mi viene a chiedere "oh ali tutto bene??" "ali che succede??" e poi magari dire "no, niente...sto un po' così.."...ma poi ti rendi conto che, oltre ad essere rischioso perché chi grida "al lupo, al lupo!" poi non viene più considerato quando il lupo c'è davvero, fai anche del male agli altri...sì vedi chi ci rimane male..viene deluso...e si preoccupa, riempie la propria testa di brutti pensieri, si sente impotente davanti al tuo dolore...e pensa di non esser riuscito a fare abbastanza per aiutarti...si arrovella su ciò che avrebbe dovuto fare...si tormenta...
l'ho visto oggi...nei messaggi preoccupati di un'amica sincera e sul viso tirato del mio Specchio...e allora ho detto basta: basta col far soffrire le persone per puro gusto dell'arte drammatica, basta fare l'adolescente che "tanto nessuno mi capisce, fanculo tutti", basta lamentarsi anche quando le cose vanno bene, tanto per abitudine, basta dire "no niente" con la faccia a cane bastonato quando mi chiedono che cos'ho...quindi caro amico Monteverdi, mi dispiace, la mia carriera nel melodramma è stata lunga e travagliata, ma non ha dato risultati...o meglio ne ha dati di sbagliati...è stata non solo inutile, ma anche dannosa...chi mi vuole bene mi vuol vedere felice, non abbattuta...e anch'io sono così...odio vedere le persone che stanno male e se stanno male per causa mia è ancora peggio... per cui basta farmi del male...drammatizzare, enfatizzare le cose è anche divertente alle volte, ma quando giochi con i sentimenti delle persone è crudele...per dimostrare amore sincero a chi ci vuol bene non bisogna certo fingere di star sempre bene, anzi...ma occorre per lo meno raccontare ciò che ci tormenta, sfogarci, renderli partecipi se lo vogliono e permettergli di aiutarci, anche solo ascoltandoci...poi fine, ci si rimbocca le maniche e ci si dà una smossa..crescere è anche questo...
è uno dei miei propositi per il futuro...perché so di essere fortunata, di avere mille mila occasioni per star meglio...che ne ho avute anche di recente...finché le sfrutto sto bene...ho un'orchestra sinfonica a disposizione, perché continuare a suonare il triangolo come Terkel?? (oggi i paragoni con la musica mi vengon bene...)...mi impegno fin da questo momento a chiudere col vittimismo...segnatelo pure da qualche parte...è un "contratto" che voglio rispettare, un progetto da portare a termine, insieme a tutti gli altri...e infine chiedo scusa, a tutti quelli a cui ho fatto male con le mie sceneggiate e con le mie parole superficiali, scusa a tutti quelli che si son sentiti delusi da me, a quelli che non ho rispettato, perché stavano peggio di me, ma io ero troppo occupata a piangermi addosso per rendermene conto, a quelli che non ho aiutato perché ero chiusa in me stessa e nelle mie paranoie...scusate amici, amiche, scusa mio Cavaliere...spero che siano le mie ultime scuse...perché quando gli errori son sempre gli stessi è inutile chieder perdono...se siamo consapevoli dell'errore, smettiamo semplicemente di farlo...oggi mi impegno a smettere di far cazzate e poi pentirmi, oggi mi impegno a crescere...

lunedì 8 ottobre 2012

...come il bianco e il nero...

...di non esser mai stata "normale" l'ho sempre saputo...insomma era facilmente comprensibile: tenevo il manubrio della bici coi palmi delle mani verso l'alto, in piscina battevo i piedi e andavo all'indietro...no: non ero una bambina normale...facevo ragionamenti logici, con la MIA logica...intelligente, chiacchierona, dispettosa, fenomeno da baraccone della mia famiglia...memoria spropositata, amante dell'arte e della letteratura fin dai 5 anni, parlavo di politica già a 8...disegnavo malissimo (cioè disegno tutt'ora malissimo!!! :) )...omini storti, case storte...Alieni...all'asilo partecipavo a lotte tra sezioni diverse, raccoglievo insetti e vermi....cresciuta a "pane e Quark" speravo un giorno di diventare un'etologa, anche se ho sempre avuto la fobia per tutti gli animali che saltano...sono venuta su con una rigida educazione, anche se le regole mi sono sempre state un po' strette...brava a scuola, ottimi voti e stima da parte degli insegnanti...mai comunque considerata una secchiona dai miei compagni...semmai una fonte di conoscenza e di aiuto...temuta, ma rispettata da amici e, i pochi, nemici...non son mai stata una "figa", né attenta alle mode...forse perché non ho mai pensato che la personalità risiedesse nell'abbigliamento...ho sempre avuto molte amicizie, perse, recuperate, guadagnate col tempo...ma mi sono spesso sentita sola, incompresa, aliena e estranea a famiglia, amici, al mondo in generale...tutto questo a semplice e mero titolo di informazione, non di vanto, né di autocompatimento...era solo per specificare che la banalità non ha mai fatto parte del mio modo di essere, a volte favorendomi, altre facendomi star molto male...ma ho scoperto che la mia "pazzia" tutto sommato mi fa bene...me ne sto rendendo conto sempre di più...perché quando faccio cose "folli", prendo decisioni "assurde" sono felice...in fondo non ci voleva tanto per capirlo...le risate e il senso di rilassatezza che provo quando rido a battute idiote, emetto versi strani, invento collegamenti mentali improbabili con mia sorella, la mia migliore amica, mia cugina, il mio Cavaliere, sono ineguagliabili...essere pazza mi fa star bene...a qualcuno, certo, è costata cara, la pazzia, o quella che veniva definita tale...penso a molti grandi artisti, scienziati e gente comune, rinchiusa in manicomio, torturata, bruciata viva...ma per me sembra esserci un'eccezione ancora una volta...e finisce che, per quanto molta gente mi prenda in giro per il mio modo di essere e di fare, alla fine la "grullaggine" è una carta vincente...Ieri sera ne ho preso totalmente coscienza...FOLLIA (intesa come parole, versi, decisioni e scelte "folli" o che la società riterrebbe tali) = FELICITA'...e quindi, finché potrò, finché avrò la forza di esserlo sarò folle, completamente pazza, un'ALIenata...per scelta!!!

A tal proposito mi sembra giusto citare un'opera che mi ha dato molto...e che ho usato in passato per la mia carriera scolastica: "Enrico IV" di Pirandello...
"Preferii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia [...] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest'altra mascherata, continua, d'ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d'essere [...] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! - Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia."

lunedì 24 settembre 2012

d'emblée n. 1

Poco prima del crepuscolo...era in un parco pubblico...da nord est soffiava un forte, ma tiepido vento d'autunno, che presagiva l'imminente arrivo della tramontana invernale...si guardò intorno come per misurare se stessa in rapporto alle cose che la circondavano...gli alberi, i muretti, la fontana, le panchine...già le panchine: quanta vita potevano raccontare quegli oggetti di ferro pitturato di verde?? tanta...e una parte anche della sua...vi si sarebbe seduta anche in quel momento, una ventina di minuti al massimo...a riflettere, con il rombo del vento e il fruscio delle foglie nelle orecchie...ma sentiva l'urgenza di attraversare velocemente il parco per arrivare alla strada: forse stava per piovere...bastava che il vento cessasse e sarebbe venuta una bell'acquata, ne era sicura...nuvoloni neri si accalcavano gli uni sugli altri verso est...ma ad ovest...tra i cumuli nembi si apriva uno squarcio sul cielo, che permetteva alla luce ambrata del sole al tramonto di adagiarsi morbidamente sul vapore acqueo delle nubi, sul profilo delle case, sui tronchi e sui rami degli alberi, sui fili d'erba tagliata da poco...e più in alto, dove l'azzurro schiariva, lo spicchio della luna...così perfetto, così bianco...che dava l'idea di esser stato appeso lì da qualcuno... Arrivò alla strada...dal muretto che la costeggiava udì le voci, mescolate a quella, più forte, del vento, di qualche anziano che parlava di calcio..."Insomma, quest'Inter??"...ma non si soffermò per conoscere la risposta...osservò piuttosto i muri delle case e del circolo...le decorazioni della festa di rione della serata precedente, ormai inservibili,  pendevano, tristemente dalle pareti...complici, sebbene colorate, dello squallore generale della via..."Madonna che tristezza!!" pensò "Non c'è niente di più triste del sapore amaro della fine di una festa...un po' come la domenica che precede il lunedì...un po' come un incanto spezzato...un cocchio tornato zucca dopo mezzanotte"...però mentre percorreva l'ampio marciapiede di casa le tornò in mente la giornata appena trascorsa...e sorrise..infilò la chiave nella serratura ed entrò... "Visto che un c'era bisogno di mettersi su una panchina, come i vecchi, per far du' riflessioni a modo?? Appena sono in casa metto tutto per scritto..."

domenica 23 settembre 2012

Nuova carriera n. 4


Correva nemmeno avesse le ali ai piedi: a giudicare dalla posizione del sole all’ora sesta mancavano sì e no un’ora e mezzo…doveva fare in fretta, anche perché la bottega di Leonida era dall’altra parte del fiume, nel quartiere più popolare e malfamato della città. Nonostante la folla in meno di dieci minuti arrivò all’entrata del bugigattolo, in un vicolo stretto, maleodorante e praticamente deserto. La porta era semisbarrata da delle assi di legno marcio, come se fosse completamente disabitato; controllò che nessuno la osservasse ed entrò di soppiatto, contorcendosi tra tavola e tavola… L’ambiente era buio e puzzava di chiuso, cibo andato a male e, diversamente dal solito, anche di bruciato, ma Artemisia si fece coraggio e si addentrò nella semioscurità, bisbigliando un “C’è nessuno??”.  Dal fondo della bottega udì una specie di rantolo… “Signor Leonida, è in casa?” dopo pochi passi inciampò in una sedia rigirata e scorse il vecchio rannicchiato sul pavimento in un angolo.  Si precipitò verso di lui: aveva il viso tumefatto, completamente pieno di sangue,  e al suo fianco il braccio sinistro ricadeva in una posa scomposta, spezzato.
“Signor Leonida, ma che è successo?? La posso aiutare…? Chiamo aiuto…” cominciò a singhiozzare la ragazza…ma il vecchio, con un fil di voce le rispose, secco: “Te ne devi andare…la guardia cittadina…mi tenevano sotto controllo…vattene stupida!Scappa…”
“Ma io non posso lasciarla qui…il suo viso…il suo braccio…chiamo un medico…la prego…ma perché? Oddio quanto sangue…e i suoi libri…” si zittì atterrita: da un angolo della bottega si levava un filo di fumo…pezzi di carta e copertine di cuoio bruciacchiati…le librerie vuote e rovesciate sul pavimento. Avevano distrutto tutto...
 “Leonida, adesso la tiro fuori di qui…andiamo…le ho portato anche una mela, è contento?? Le piacciono tanto, lo so…ora usciamo, via..lei si arregge a me e…”
“E’ tardi Artemisia…almeno per me…ti prego vattene…e salvati…se ti trovano qui ti arrestano…tua nonna non vorrebbe che ti facessi portar sulla forca in un modo così idiota…tieni questo è per te…la conservo da quasi 50 anni, ma non mi serve più…”
Col braccio sano si tirò fuori dalla tasca interna della giacca un pezzo di carta sgualcito e sporco e glielo tese…Artemisia lo prese e lo mise al sicuro sotto la tunica…poi con le lacrime agli occhi mormorò: “Ma io non la lascio qui…lei ora viene con me…”
“Non fare la ragazzina! Adesso mi ascolti: quegli schifosi della guardia –  sputò in terra con disprezzo un grumo di sangue -  hanno lasciato una tanica di cherosene…ora tu spargerai tutto il suo contenuto per la bottega…prenderai l’acciarino dalla mensola dietro al bancone e, una volta uscita, darai fuoco a tutto…è chiaro?? E…non mi interrompere, maledizione!! E poi scapperai a gambe levate…te ne tornerai al tuo podere tranquilla, tranquilla e solo stanotte osserverai il foglio che ti ho dato…adesso vai…muoviti…” e cominciò a tossire…
“Ma lei? Non posso lasciarla qui…”
“Sì che puoi…devi…non devi parlare mai a nessuno di me…non devono sapere che mi conoscevi…è il mio ultimo desiderio in punto di morte…fallo per me…e per tua nonna…ti pre…go…” e spirò…
Artemisia, in preda al panico, tremante eseguì gli ordini del vecchio…uscita con difficoltà, appiccò l’incendio…prima di fuggire, per un attimo guardò il fuoco che divampava nella bottega e pensò, con disperazione, che aveva perso l’unica persona che più assomigliava a un amico per lei...

martedì 18 settembre 2012

...epiphanies...

...una dopo l'altra affiorano alla mia mente...nuove consapevolezze...forse dure da accettare...mi mettono in crisi...in effetti affrontar se stessi può mettere in crisi...il confronto con lo specchio, con quello che riflette....con quello che siamo ma non vorremmo essere, con quello che ci piacerebbe essere ma non si riflette in quel vetro metallizzato...essere se stessi che significa?? esser sinceri...forse...ma non solo con gli altri...esserlo con quel riflesso che vediamo la mattina appena svegli...eh ma se non ti piacesse quello che vedi?? se guardare ed accettare quel riflesso, farlo proprio significasse perdere gli affetti?? vale la pena rischiare?? forse sì...le persone che ti amano, ti ameranno comunque...ma la paura è forte...tirare fuori il mostro che è in noi (o i mostri) può esser impegnativo e doloroso...ma probabilmente una volta riportato al mondo normale, a confronto con tutte le altre cose, quelle reali della vita di tutti i giorni, anche il mostro potrebbe sembrare più inoffensivo, più piccolo...più stupido...più facile da sconfiggere...magari poverino anche a lui non piace star lì dentro al nostro cervello, pigiato e scomodo tra i meandri delle circonvoluzioni...magari anche lui preme per uscire...magari con calma ti vorrebbe parlare e spiegarsi...dire le sue ragioni...e invece no: tu lo incateni...lo costringi nello spazio ristretto della scatola cranica...ne accetti il peso sul cuore...preferisci star male, piuttosto che farlo uscire...tutto per paura...per codardia e viltà...per mancanza di maturità...beh a un certo punto però devi crescere...perché quel mostro non può condizionarti la vita in eterno...per quanto ti ostini a nasconderlo, fugacemente apparirà sempre nello specchio tramite il riflesso dei tuoi occhi...e tu lo sai che è lì...il coraggio sta nel lasciarlo libero dall'assurda cattività a cui lo costringi...a cui TI costringi...so che non è capodanno...ma questo è uno dei miei propositi per il futuro...far uscire quel mostro, una squama alla volta, una zanna dopo l'altra...per poterlo guardare in faccia e sconfiggerlo, magari imparando da quello che ha da dirmi...e per poter guardare il mio riflesso con serenità...per poterlo accettare...per potermi accettare...in tutte le mie sfaccettature...smussando quelle che meno mi piacciono, facendo battere la luce su quelle migliori...e chiedendo l'aiuto del mio Riflesso per eccellenza per farlo...questa è la mia nuova EPIPHANY...spero solo di trovare il coraggio...

domenica 16 settembre 2012

...sere d'estate, dimenticate...

...la nebbia...già ancora una volta...il racconto di Unamuno è sempre valido tutto sommato...credevo che quando si diventava "grandi" poi la nebbia sparisse...e invece...le cose son due: o è impossibile farla sparire o io non son cresciuta per niente...forse entrambe...in ogni caso la nebbia è tornata più in forma che mai...e con la sua umidità si appiccica ad ogni mio pensiero, s' insinua tra sinapsi e sinapsi e scardina le mie poche sicurezze...e il criceto nel mio cervello arranca, perché la ruota è male oliata...non è sufficientemente lubrificata da ottimismo e speranza...e allora il criceto non ha il fiato per correre, ma la lentezza a cui è costretto gli permette di avere il tempo per pensare...pensa alla sua condizione...al fatto che corre senza meta...nuotatore da vasca e non fondista...pesce rosso in una boccia...auto su un circuito...mi sento proprio come Alice, a cui spazzano via la strada da sotto i piedi...come Sarah a cui il bruco malefico sposta le pietre del labirinto, per non farla arrivare al castello...in poche parole mi sono persa...e già si sa che il mio senso dell'orientamento non è dei migliori...e poi c'è questa maledetta nebbia che non se ne vuole andare...e non capisco più se le mie guance son rigate di lacrime o è solo l'umidità dell'aria a renderle bagnate...devo ritrovare la rotta...DEVO oliare quella cavolo di ruota...ma come?? forse qualcuno ce l'ha l'olio giusto...e mi sta cercando nella nebbia per portarmelo...lo so che c'è quel qualcuno...e il solo pensarlo fa diradare la caligine...avanti signorina "caminante de la vida"...datti una smossa...fai una voce...chiedi aiuto...lancia quell'SOS...il soccorso sta arrivando...

domenica 2 settembre 2012

...it hits your soul...

Questo post somiglierà probabilmente a una pagina di diario...forse più di quanto vorrei...gli impegni, l'estate, la poca voglia mi hanno portato ad abbandonare, almeno per adesso, la redazione del mio racconto...presto tornerò a scrivere...fa strano pensarci in realtà...fino a 7 mesi fa non ci pensavo minimamente a metter per scritto le mie idee...non le reputo particolarmente originali...ma c'è qualcuno che crede in me e non ho voglia di deluderlo!! ci sono molte cose che adesso mi sembrano strane...ogni cosa che mi passa per le mani sembra avere un significato diverso da quello che aveva prima...mi sento cambiata...in meglio in parte...spesso adesso mi sembra di essere più simile a quella donna che volevo diventare...questo è un bene...il problema è che ho scoperto anche lati di me che non mi piacciono per niente....o meglio: li conoscevo già...ma adesso sono stata costretta ad affrontarli...e non mi va...spesso mi trovo a dover impersonare il ruolo della ragazza matura, responsabile e controllata...ma sono stanca...quando ci si sente amati, rispettati, stimati è bellissimo...ma dall'altra parte c'è una dose di responsabilità molto maggiore nei confronti di chi ci ama, ci rispetta, ci stima... e quindi ho paura...non voglio deludere nessuno... la delusione sul volto della persona che ami è troppo dura da sopportare...non voglio, non voglio, non voglio...solo ho paura di non esser capace di reggere tutto questo...son davvero la ragazza matura che affronta le proprie responsabilità?? riuscirò a non scappare, come sempre?? riuscirò a reggere?? non ci credevo nemmeno 6 mesi fa e l'ho fatto...senza nemmeno sentirne il peso...mi dico...e allora tutta questa paura?? che vuol dire?? io son sicura di quello che faccio...e allora cos'è che mi fa piangere?? ho i nervi a fior di pelle troppo spesso...e sì, sarà anche le stanchezza...ma non può essere normale...e mi dico che son le torte di una che non ha il coraggio di esser felice, perché appunto la felicità ti obbliga ad essere responsabile...perché la felicità la devi curare ogni giorno...un po' come il Piccolo Principe fa con la sua rosa...e la cosa che più mi fa pensare questo è lo Specchio in cui guardo da sei mesi a questa parte...anch'esso riflette insicurezze, paure, inquietudini...alcune diverse dalle mie...la maggior parte uguali identiche!! e la cosa che più riflette in assoluto è AMORE...incondizionato...bellezza allo stato puro, arte per eccellenza...e so che non posso perdermi quest'occasione...è la cosa più coinvolgente del mondo...da essa sembra dipendere la mia stessa esistenza...e non c'è niente di paragonabile...e allora ho deciso...che faccio la persona seria e accetto la mia felicità...costi quel che costi...anche sofferenza...perché ne vale troppo la pena...perché non saprei immaginarmi diversa...una volta che ti sei tuffata non puoi pretendere di tornar sul trampolino...ti devi godere il vento sulla pelle e l'adrenalina...sperando che ci sia un morbido materasso ad attenderti o acqua fresca e cristallina...e non una piscina vuota tipo cartone animato!!! :) io vedo quel materasso...devo solo non cambiar la traiettoria durante il volo...ma per far questo devo rilassarmi e lasciarmi cadere...non irrigidirmi...insomma...un po' è il concetto di "relax take it easy!"....ci devo almeno provare, sebbene non sia facile per la compassata Alice...ho imparato che se mi lascio andare son anche ganza...devo continuare...
Bene: questo post è assurdo...non ha filo logico...come la maggior parte delle cose che scrivo...buonanotte va'...

domenica 5 agosto 2012

Nuova carriera n. 3


Artemisia si affrettò a salire sull’auto  insieme a Severo e allo stalliere, Fernando, un ragazzino di 12 anni che parlava poco con le persone, ma sapeva intendersi a meraviglia con gli animali.
La strada bianca che portava alla città passava in mezzo ai campi e la ragazza cercò di immaginarsi come dovesse essere quel paesaggio ai tempi della nonna, anche se a stento ci riusciva. Le colline circostanti coltivate a cereali e vite, le sembravano bellissime: sapevano di casa, perché in fondo ci era cresciuta; ma la nonna diceva che quando lei era giovane erano molto più belle, perché all’orizzonte non si vedevano tutte quelle ciminiere, né i tralicci, né tantomeno le torrette di raffreddamento delle centrali nucleari. La città invece era sempre stata là ed era estremamente bella, la più bella del mondo, diceva la nonna, che vi era nata e cresciuta.
Anche quella aveva provato ad immaginarsela più di una volta, ma era piuttosto difficile: nel villaggio dove viveva e lavorava non c’erano immagini di com’era e le foto che aveva la nonna in casa non le aveva più trovate dopo la sua morte: scomparse in seguito a un saccheggio ad opera di “sciacalli”, insieme al poco oro che la donna possedeva e a molti dei suoi abiti più belli.
L’auto, finalmente, si fermò davanti alla garitta del portale principale di Flos Eycarpia, detto “Porta dell’Iris” (ogni ingresso portava il nome di un fiore, in memoria dell’antica denominazione della città) e il militare, puntando loro contro un mitra, chiese malamente a Severo: “Fornisci generalità, scopo della visita e lasciapassare...”. Il guardiano si affrettò a consegnargli i documenti, dicendo “Severo da Pozzolatico, guardiano presso la tenuta di Bramante Ardinghi. Mi accompagnano lo stalliere Fernando e la bracciante Artemisia. Siamo venuti per comprare stoffe al mercato e…”.
“Basta, basta…” disse il militare “non mi tediare oltre…entrate, prima che cambi idea… Voi villici parlate sempre troppo, anche quando non vi è richiesto…”.
Attraversarono l’arcata in acciaio della porta e si inoltrarono nella città: subito il fetore dei vicoli salì alla gola di Artemisia che pensò “Sarà anche stata la città più bella del mondo, ma puzza parecchio…”; ma poi l’attenzione della ragazza venne rapita, come sempre, dalle centinaia di persone che affollavano le strade: la gente di città camminava velocemente, senza quasi guardare dove metteva i piedi e ignorando, almeno apparentemente, chi gli stava d’intorno, ma sempre a testa alta. Artemisia ammirava quelle persone, quegli strani esseri che indossavano abiti bizzarri e variopinti, perché sembravano fatti di una pasta diversa dalla gente di campagna: anche i più poveri tra loro, perfino i mendicanti, sembravano essere comunque fieri ed orgogliosi del loro status e non chinavano mai la testa di fronte a nessuno, nemmeno sotto le manganellate delle guardie. Era una strano modo di approcciarsi alla vita, che Artemisia ricordava di aver visto solo in sua nonna e che era difficile da descrivere…in ogni caso quella gente pretendeva rispetto e veniva spontaneo darglielo…Sapeva che c’era una parola con la D che la nonna usava per riferirsi a tale atteggiamento, ma in quel momento proprio le sfuggiva…
Arrivarono al mercato principale, attraversando un ponte di corde e assi di legno sospeso sul fiume, un corso d’acqua verdastro e maleodorante, e si diressero al settore delle stoffe. Severo le disse: “Vedi di far in fretta… Allora sono tre balle di lana e 5 cubiti di seta…abbiamo 50 plut a disposizione…devono bastare, anzi, possibilmente avanzare…poi dai ti lascio andare a fare un giro…” e sorrise… 
“Non so se basteranno, a dir la verità…ma ci provo…la signora del banco là in fondo mi conosce…magari tiro un po’ sul prezzo…che colore prendo? La lana bianca…e la seta carta di zucchero, come vuole sempre il padrone?”
“Eh sì…ne dubitavi? Al padrone piace il blu…anche se non va più di moda da almeno dieci anni…ma lui dice che gli s’avvisa bene…eheh…”
Artemisia si avvicinò al banco e chiese all’abbondante barrocciaia quello che le serviva e dopo una ventina di minuti, tornò da Severo e Fernando con la lana e la seta sottobraccio e un sorriso trionfante sulle labbra: “36 plut e 20 pauperi…sono stata brava, eh? Questo è il resto… Ora posso andare a fare un giro…vero??”
“Vai, vai…mi raccomando…all’ora sesta devi essere qui, chiaro? Non crederai mica di saltare tutta la giornata nei campi?”
“Sarò puntuale…giuro…volo…” e già era mezza scomparsa tra la folla di Flos Eycarpia…

martedì 31 luglio 2012

Nuova carriera n.2


L’alba sopraggiunse mentre Artemisia terminava la pag 122 del suo romanzo; i raggi del sole entravano dagli spazi tra le stecche disconnesse della stalla dove la ragazza si era nascosta per leggere a lume di candela. Stanca morta, tornò in punta di piedi alla stanza comune, nascose il libro sotto le coperte e finse di alzarsi. Le sue compagne intanto cominciavano a svegliarsi e la sala si riempì di sbadigli e borbottii assonnati. Artemisia diede una rassettata all'abito lacero e si diresse al pozzo per prendere un po’ d’acqua e lavarsi il viso. Anche in questo era considerata strana: che senso aveva che una donna del popolo passasse troppo tempo a curare la sua persona? Anzi,  meglio che fosse sporca e poco attraente: almeno poteva avere la fortuna di scappare dalle grinfie dei guardiani del padrone e da quelle di uno in particolare, il loro capo Lucio. Prendeva le ragazze poco dopo che avevano staccato dal lavoro e le portava nella sua capanna; i suoi compagni provvedevano a coprire le urla cantando e suonando lì nei pressi: infatti Lucio non si limitava a violentare le donne, ma si divertiva spesso anche  sfregiarle e a massacrarle di botte. Inoltre, le poverette che lui “sceglieva” venivano isolate dalle compagne e, se avevano la sfortuna di rimanere incinte, perdevano lavoro e alloggio presso il padrone, che non si poteva permettere di “sfamare un figlio della vergogna”.
Artemisia sapeva tutto questo e temeva Lucio, ma la paura non le sembrava un valido pretesto per non lavarsi. La nonna le aveva insegnato che l’igiene preveniva le malattie e poi non si riteneva abbastanza attraente per rientrare nei gusti del guardiano e non mirava certo a diventarlo.
 Sbocciata all’età di 12 anni aveva sempre cercato di nascondere e comprimere con pezzi di stoffa il seno, che le sembrava troppo abbondante per il suo fisico spigoloso dovuto alla fame e al duro lavoro. Da quando era morta sua nonna si era tagliata i capelli corti e dei morbidi boccoli castano scuro curati fin dall’infanzia era rimasta solo una misera zazzerina informe e spettinata, sulla quale portava una fascia per il sudore.  I pochi stracci che aveva consistevano di un paio di tuniche, una in lana e una in cotone, sotto le quali spesso portava pantaloni corti o lunghi. Ai piedi indossava basse pantofole di stoffa l’inverno e stava scalza l’estate…Unico ornamento era appunto il ciondolo della nonna e, se capitava, una margherita fra i capelli. Il solo elemento della sua persona  che veramente risaltava, e che non poteva certo nascondere, erano gli occhi di un blu eccezionale, che spiccavano come pozzi di cielo sul viso bruciato dal sole. Quelli erano l’unica eredità di suo nonno, del quale non aveva mai visto neanche una fotografia e di cui la nonna parlava raramente, in quanto il suo ricordo la faceva soffrire troppo. Artemisia sapeva soltanto il poco che l’anziana donna si lasciava sfuggire ogni tanto: era un uomo onesto, che aveva dedicato la vita ad aiutare gli altri, un “eroe”, e soprattutto era un “artista”; ma queste due parole la giovane non aveva mai capito bene cosa significassero. Sapeva solo che quel suo modo di essere era quello che l’aveva portato alla sua prematura scomparsa e che la nonna ogni volta che ci ripensava cominciava a singhiozzare e a ripetere “Ah il mio cavaliere…contro l’ultimo drago non ce l’hai fatta…Ah il mio eroe..com’eri bello, amor mio…” e altre frasi che Artemisia stentava a comprendere.
Mentre ripensava al nonno mai conosciuto suonò la sirena che segnava l’inizio del lavoro e Artemisia si affrettò a incolonnarsi con le compagne per salire sul pullman che le avrebbe portate nei campi. Ma uno dei guardiani, Severo, che nonostante il nome era il più umano (se così si poteva definire), la fermò e le disse: “Il padrone vuole che tu vada in città oggi…ha bisogno di tre balle di lana e 5 cubiti di seta per il suo corredo di nozze…ti accompagniamo io e il garzone di stalla…e vedi di non fare la furba: ché se sei brava ti lascio libera di gironzolare per un’oretta, ma se fai la difficile ricordo a Lucio che esisti, siamo intesi?”
“Come il padrone comanda…” rispose la ragazza. Le capitavano spesso questi incarichi: il padrone non approvava il fatto che la ragazza sapesse contare, ma gli serviva per contrattare il prezzo di certi articoli al mercato. Artemisia era sveglia, fin troppo per i suoi gusti, ma sapeva anche che lavorava sodo e che raramente creava problemi, per cui si fidava abbastanza di lasciarla andare in città accompagnata solo da due dei suoi uomini, ai quali affidava il denaro, contato, e il lasciapassare per entrare oltre i padiglioni.
Artemisia dal canto suo era contentissima dell’opportunità: perdeva una mattinata di lavoro e poteva andar a girellare per i banchi del mercato cittadino. La città, Flos Eycarpia, nonostante il suo fetore, la affascinava terribilmente: si diceva che un tempo fosse stata una delle più importanti del paese, quando ancora questo non era suddiviso in tre stati, e che a migliaia venissero ogni anno dall’estero per ammirarne le meraviglie. A lei più che altro importava  trascorrere una giornata diversa, vedere gente nuova e magari passare dalla bottega di Leonida, il vecchio contrabbandiere. Era lui che le procurava i libri in segreto e che spesso le raccontava storie sul glorioso passato della città, di cui era rimasta solo la chiesa principale, detta Duomo. Artemisia non aveva mai capito se il vecchio e astuto ricettatore avesse in qualche modo un legame con la sua famiglia, perché sembrava sapere molte cose di lei, senza che gliel’avesse mai raccontate, ma andava sempre volentieri a trovarlo. Nonostante i modi bruschi e schivi e il viso fortemente deturpato (si vociferava che avesse subito un incidente da giovane nella centrale nucleare nella quale lavorava) le stava simpatico e, per la sua infinita magrezza, le faceva talmente tenerezza che quando lui le chiedeva due mele come compenso, spesso gliene dava tre…

sabato 28 luglio 2012

Nuova Carriera n.1

Artemisia controllò che tutte le sue compagne stessero dormendo e con circospezione si tirò su dal pagliericcio. Da sotto il misero involto di paglia e foglie di granturco che le fungeva da materasso tirò fuori il suo "tesoro": un libro, per l'esattezza "Alice nel Paese delle Meraviglie". Non vedeva l'ora di cominciare a leggerlo: dal poco che ne sapeva doveva parlare delle avventure di una ragazza in un mondo fantastico. A dire la verità non le importava molto che cosa raccontasse, le bastava averlo. Per "conquistarlo" aveva dovuto scambiarlo con tre mele, un pezzo di formaggio e una striscia di carne secca al mercato nero: "Pazienza" aveva pensato "vorrà dire che mangerò di più domani. o domani l'altro...". Sì: quella pila mezza scucita di fogli ingialliti e mezzi strappati, con una copertina di cartone malconcio le ispirava un fascino enorme, maggiore del cibo a volte. Eppure lavorava duramente quasi 14 ore al giorno per quel misero pasto che consumava la sera, a volte troppo stanca anche solo per deglutire...ma la notte erano i libri, la conoscenza, che le davano speranza e conforto... Quelle righe che velocemente scorrevano sotto i suoi occhi e creavano mondi paralleli, mondi dove lei avrebbe voluto vivere, scappare dal lavoro massacrante, dai padroni con gli occhi, le mani e la frusta troppo lunghi, dalle sue stesse compagne, che arrivavano a fare da delatrici ai danni delle altre pur di accaparrarsi un pezzo di pane in più... Ma in quelle pagine si raccontava di donne indipendenti, di popolani che si ribellavano ai padroni, di "liberi cittadini" che sceglievano i loro rappresentanti in un'assemblea chiamata "Parlamento"... Artemisia aveva sentito parlare di cose del genere solo da molto piccola, quando sua nonna le narrava della sua giovinezza, ma aveva sempre creduto in parte che quelle storie, fossero soltanto storie, appunto... Cose del genere non erano possibili!!! Ma alla nonna ci era affezionata: era lei che l'aveva cresciuta dopo la scomparsa di sua madre, morta dandola alla luce, e l'arresto di suo padre, accusato di aver rubato due polli al padrone. I suoi fratelli, più grandi di qualche anno, erano stati presi a lavorare in poderi vicini e avevano il permesso di andarla a trovare solo una volta al mese, sempre che al loro padrone non girasse storto.
La nonna era sempre stata un punto di riferimento per la piccola Artemisia e aveva sempre cercato di infonderle coraggio... "Sii forte, bambina, e mantieni la tua dignità: pensa sempre con la tua testa, rispetta le regole, ma agisci secondo coscienza..." era una delle frasi preferite dell'anziana donna, che le aveva praticamente insegnato tutto, compresa la passione per la carta stampata. Lei le aveva dato i primi libri, le aveva insegnato come comprendere il significato di quegli strani segni che c'erano sopra e come riprodurli a sua volta...ovviamente tutto in grande segreto: ai popolani era proibito saper leggere e chi veniva scoperto in possesso anche solo di un pezzo di carta scritto, veniva punito con dieci frustate. Ma la nonna sosteneva che valeva la pena di correre il rischio, "L'ignoranza" diceva sempre "è il padre dei mali del mondo..." e lei non aveva certo intenzione che sua nipote crescesse senza le basi per poter ragionare e capire quando la raggiravano! E le raccontava di come, ai suoi tempi, tutti i bambini dovessero andare in un posto chiamato "scuola", dove imparavano tutti insieme...e allora Artemisia fantasticava di quel lontano passato, cercando di immaginare una vita diversa... Ma la nonna era morta l'anno precedente dopo l'ultima ondata di freddo e l'aveva lasciata sola...l'unica cosa che le era rimasta di lei erano i libri e delle altre cose strane, un misto di immagini e riquadri scritti, - "Com'è che si chiamavano?? ... ehm... ah ecco: Fumetti!!" - insieme a un quaderno per scrivere e una "penna biro" (la nonna la chiamava così)...e poi le aveva lasciato un pendaglio fatto a gatto, che lei custodiva gelosamente legato al collo... La nonna diceva che era un regalo del suo grande amore quand'era giovane e gliel'aveva affidato sul letto di morte, per cui Artemisia lo teneva come una reliquia del nonno che non aveva mai conosciuto, e lo toccava come un amuleto ogni volta che si sentiva sconfortata, delusa, abbrutita, malinconica ... dopo una lite col guardiano del padrone, ad esempio, o con le sue compagne, che spesso la deridevano e la insultavano...
Era strana Artemisia come ragazza, lo era sempre stata, e per questo non aveva molti amici...a dire la verità non ne aveva nessuno: già la nonna era considerata una "pazza" al villaggio e lei aveva sempre pensato che anche la parola "amicizia", fosse una di quelle cose che si potevano trovare solo sui libri, come succedeva per  "democrazia" e "libertà"...

giovedì 26 luglio 2012

...tornare all'ovile pensando a partire per nuovi lidi...

...sono scesa alla stazione di campo di marte alle ore 17.46 di oggi...sono stata subito investita dall'odore di casa...il tanfo fiorentino...ma mai casa mia mi era mancata così tanto...perché all'odore di casa, è seguito il sapore di casa...sì...che dolce il ritorno...quasi dolce quanto la partenza...una mini vacanza...anche se di "vacante" c'è stato ben poco...almeno i primi 3 giorni, che sono stati mooooolto pieni!!! :D a volte è proprio vero che la felicità è difficilmente descrivibile a parole...ci sto provando a fare un discorso di senso compiuto che non suoni banale, falso, stupido...ma non ci riesco...che frustrazione...dove voglio andare???vorrei far la grossa con la storia di saper scrivere...ma evidentemente non son un granché...non riesco a esprimere nemmeno quel che più mi rende felice...e allora a cosa serve?di cosa scrivo?? dovrei davvero mettermi a inventare storie di fantasia? non mi ci vedo...anche se ultimamente non escludo neanche quella di idea...qualcuno mi sta facendo pensare che potrebbe essere fattibile...magari solo a livello di collaborazione a progetti più ampi...sì...devo ammettere che l'idea mi solletica (tanto per citare uno dei più grandi programmi televisivi della mia infanzia...)...intanto ripenso a quello il mio cervellino malato elaborava stamani...alle angosce...le paure...beh...e dico...e quindi?? il passato mi fa cucù da ogni parte...ma per una volta non fingo nemmeno che non esista...no, cavolo, sono grande? adulta? matura? convinta di quello che faccio?BENE...allora accetto il passato, in quanto ormai appunto "passato" e mi vivo il presente, guardando al futuro...le coincidenze, i deliri da fatalista (quale non sono...sono una donna di scienza io perdiana!!!) li ascolto solo quando ci piacciono...quando mi intortano ho deciso che son fandonie, bazzecole, bubbole e pinzillacchere...anche perché non posso fare altrimenti...è questo il mio tempo...questo il mio momento...ed è tutto fuor che brutto...quindi chi me lo fa fare di imparanoiarmi?? di sicuro tenderò sempre a cadere nella malinconia...son così, è il mio carattere...quello un po' alla Friedrich...insomma il Wanderer e compagnia cantando (che poi: perché sta compagnia canti un s'è mai capito!!!)...ok va bene...però...ora come ora mi voglio DIVERTIRE...ed è quello che sto facendo...mi diverto...tanto tanto...ora che ho trovato con chi condividere le mie follie...le mie idee balzane e malsane...sono libera di essere me stessa...di esprimermi liberamente...un po' come faccio con la mia migliore amica...ma su un livello diverso...più....come si può dire? intimo?confidenziale? non lo so...diciamo che ho tolto il doppiofondo da qualche cassetto della mia anima...un po' anche costretta, diciamo la verità...ma mi sento libera...non ancora completamente...ma sto meglio...questo è il senso, l'insegnamento della mia mini vacanza....i miei blocchi si stanno disfacendo uno ad uno...e io...sono contenta!!!

venerdì 13 luglio 2012

...questi fantasmi ancora in noi sono più vecchi di ogni età...

STERMINARE! sì...vorrei essere un dalek a volte...per poter pronunciare questa parola con voce metallica e incenerire tutto ciò che mi irrita...oggetti, persone...tutto quanto....sono stanca, immensamente stanca...ho l'anima stanca...un lenzuolo sgualcito, un barattolo di latta ammaccato, un foglio accartocciato...avrei bisogno di poter svolgere i miei pensieri su un tavolino...sbrogliarli...rimetterli in fila e poterli leggere con calma...e poi magari anche interpretarli...e invece no, non si può...il mio sistema è sovraccarico...il mio cervello è talmente zeppo di roba, che sembra il 23 o il 6 nell'ora di punta...ogni circonvoluzione satura come un bicchiere d'acqua con troppo bicarbonato, come una sanguisuga piena di sangue che si stacca dalla tua pelle per respirare, come lo spumante agitato che fa esplodere il suo tappo...e prima o poi esplodo anch'io...sono in quiescenza...come il vesuvio...sembra tranquillo..ogni tanto al massimo si vede un flebile filo di fumo uscire dal suo cappello...ma è quello che bolle in profondità, quello che non si vede, ad esser pericoloso...fa caldo all'interno delle miei pendici cerebrali...la pressione è al limite...dovrei trovare una valvola di sfogo...ma temo che sia difettosa...a volte fa scappare qualcosa...a tratti, all'improvviso e nei momenti più improbabili...ma il sistema d'allarme...quel self control che mio babbo nega che abbia, richiude il rubinetto ogni volta...e serra stretto...non sta bene esplodere...non sta bene urlare in mezzo alla gente...non sta bene rispondere male...non sta bene mostrare debolezza...sorridi, tranquillizza, consola, rassicura, dai speranza a chi ne ha bisogno...non cedere...anche se resti coinvolta, non cedere...controllati...non sei una bambina...sei adulta e gli adulti non piangono, non urlano, non prendono a testate i muri...anche se hanno voglia di farlo...ma io ce l'ho ogni tanto il modo per ingannare il sistema d'allarme...io scrivo...e in parte, faccio calare un po' la pressione...è che per un pascal che scende, sale di altri due...è una lotta infinita...contro me stessa...contro la mia educazione, la mia diplomazia, i miei mille compromessi...ma è la vita...non posso far diversamente...devo solo trovare un altro modo per sfuggire a tutto questo senza sembrare una schizzata...devo trovare un altro rubinetto...deve esistere...tutti ne hanno più di uno..nel caso si rompa il primo...non posso esser stata progettata senza...sennò ci sarebbe da denunciar l'ingegnere responsabile del progetto...nel 1990 le leggi sulla sicurezza erano già abbastanza chiare!! spero di trovar presto un equilibrio...l'esplosione è vicina...vicinissima...

mercoledì 20 giugno 2012

...una giornata uggiosa...


Sei presa  da una giornata così..un po’ morta, un po’ triste…ti senti a terra….depauperata di ogni forza…e stai aspettando una persona…con ansia…odi stare ferma ad aspettare…non ti è mai piaciuto…eppure l’attesa è una delle componenti principali della tua vita…molto di più di tante altre…quanti pomeriggi ad attendere…quante serate…tutta la vita in un certo senso….sei stata ad aspettare che la vita stessa cambiasse, invece di agire e cambiarla con le tue stesse mani….ma sto divagando…insomma sei immersa in questa giornata…un caldo assurdo…su una panchina di una piazza ottocentesca di Firenze, che dello splendore che si voleva ottenere ai tempi in cui la città era capitale del Regno ha, ormai, ben poco….e aspetti…e mentre aspetti dici “mi collego a internet e aggeggio un po’ su fb….che so?? Fo la sfida delle città or somethin’ like that…” ma la connessione non c’è…”e la firenze wi-fi??” mah: si vede che matteo di questa piazza s’è dimenticato e un ce l’ha messa…bon…e allora che fai?? Ti metti a leggere…vecchi scritti…tuoi e di altri…e scopri che sei sempre stata una gran rompiscatole…piena di paranoie…torte…che nulla tutto sommato è cambiato rispetto a quando eri un’adolescente…cambi file…oh che bello!! Citazioni…e ti metti a leggere…saint-exupery, calvino, kundera…oh cavolo quanta bellezza in poche righe!!! “mi riuscirà mai scrivere così bene?? Mi sa di no…”….però intanto hai smesso di pensare…al caldo, all’attesa, alle paranoie…leggeresti e basta…ti ci immergi in quella lettura…ed è bellissimo…poi va beh ok è tardi…”se mi scordo perché mi metto a leggere poi come faccio??”…e allora che fare??tutta questa gente in questa dannata piazza che fa?? Beh…la maggior parte passano e basta…a piedi o in bici…qualcuno porta a spasso il cane…c’è chi legge, chi dorme…e poi…ma guarda un po’…c’è chi fissa il vuoto davanti a se…”e che penserà?? Avrà le mie stesse preoccupazioni?? Come me starà aspettando qualcuno??forse dovrei chiederglielo…magari nasce un’amicizia…proprio come nei libri di calvino…no non è possibile….” E intanto hai scritto una pagina…ed è passato il tempo…ed è quasi ora….e l’ansia torna…via alziamoci dalla panchina…basta aspettare: Godot lo saluto un altro giorno!!!

...storie di tutti i giorni...

è dura, durissima...è tanto tempo che non scrivo una pagina così triste...dai tempi...quelli che sembrano lontani, lontani...ma che in fondo sono solo 3 mesi fa...sì sono triste...e lo so che la maggior parte della gente mi direbbe che son la solita rompiscatole, che si sa solo lamentare, che non si gode la vita e la felicità che ha a disposizione...lo so e a volte penso anche che abbia ragione...ma come faccio a star tranquilla? ho imparato che la felicità è una leccornia i cui bocconi te li devi conquistare ogni giorno col sudore e col sangue...e mi sta bene...ma è faticoso...e poi...la mia felicità non la posso condividere...no...alcune delle persone a cui sono più vicina non capirebbero...non approverebbero...non apprezzerebbero...e questo fa malissimo...perché la mia felicità, la scelta che ho fatto 3 mesi fa mi ha cambiato la vita, in meglio, e nel bene e nel male me la condiziona...non dico bugie...ometto...come sempre...ma non ne posso più...devo omettere tutto...sto esplodendo...dicono che sono diventata poco socievole, impenetrabile...che mi sto comportando male...sto diventando la figlia degenere...nonostante non creda onestamente di esserlo...il mio mutismo non migliora le cose, me ne rendo conto...ma come potrei parlare?? di cosa parlo?? cadrei dalla padella nella brace...non verrei capita...non c'è spazio per l'amore e i sogni nel loro mondo...non c'è spazio per chi non è omologato: buoni studi, lavoro fisso, progetti concreti...altrimenti sei out...zero possibilità...condanna senza processo...di sicuro non hai niente di interessante da dire...tranne se sei carne della loro carne...o meglio...ti perdonano solo per il legame di sangue...fin'ora io ero esente da tutto questo...tendevo alla perfezione: buoni voti, impegno sociale e politico, niente droghe, alcool o comportamenti socialmente deprecabili...e poi...e poi la mia voglia di libertà si scontra con il loro mondo...o meglio con il loro modo di vedermi e immaginarmi...con l'etichetta che mi hanno appiccicato...potrei essere davvero qualcuno io...col mio lavoro socialmente utile (forse non hanno realizzato che non esiste la mia figura professionale!!!)...potrei...e si parte a pontificare...e invece no...io non l'accetto...per una volta non sto zitta nell'angolo con la testa bassa...non faccio finta di nulla...questa volta combatto, prendo posizione, alzo la voce...eh si cavolo...si tratta della mia vita, che dovrei fare?? rinunciare?? eh no...non adesso che ho trovato una strada...non adesso che ho scelto da sola..senza andare per esclusione...non adesso che per una volta mi sento viva e non vegetativa...e non posso fregarmene come dicono molti...non puoi fregartene di chi vive accanto a te tutti i giorni...l'essere umano è un animale sociale...se facessi l'eremita forse...ma non è così...la famiglia è una comunità...con le sue regole...e di mezzo c'è anche l'affetto...ma io non ce la faccio...mi sento soffocare, come quando avevo 15 anni...e mi sento enormemente sola nella mia battaglia...oltre a questo c'è l'altra questione...quella del mio sedicente migliore amico scomparso...che dal nulla ha deciso di non voler parlare con me...19 anni insieme...buttati nei 3 minuti necessari a scrivere un sms...e c'è chi mi dice anche in questo caso che dovrei lasciar perdere, che non mi merita, che uno così meglio perderlo che trovarlo...sì forse è così ma non fa meno male...entro in camera mia e ogni cosa me lo ricorda...i libri che mi ha regalato (con tanto di dedica), i suoi disegni, il peluche per il mio compleanno...accendo il pc: le foto insieme, i suoi scritti...no, non posso cancellare tutto così dall'oggi al domani...non posso obliterare la maggior parte della mia vita...e continua a far male...situazione su situazione...è vero: ho un bellissimo tavolo e un sacco di spalle di amici su cui piangere...ma è giusto scaricare il mio dolore su di loro?? non poi così tanto...anche loro hanno le loro beghe...i loro dispiaceri...forse più gravi dei miei...e quindi mi affido alla parola scritta...non tira poi su molto, lo devo ammettere...ma è sempre stata la mia valvola di sfogo...e fin'ora non ho trovato modo migliore...

lunedì 11 giugno 2012

...se non è barocco è un pastrocchio...

"...più o meno 3 mesi fa ho comprato un tavolo e l'ho portato in casa mia...è strano...tutto intagliato, decorato, pieno di cassetti, doppifondi, anfratti...che ancora ho da scoprirli tutti...ogni giorno ci trovo qualcosa di nuovo...qualche volta sbatto negli spigoli...infatti son piena di lividi...però da ogni livido imparo come scansar lo spigolo e il giorno dopo non ci risbatto...potreste pensare che di un oggetto tanto particolare ci si possa stufare facilmente e invece no: ogni giorno sono più contenta di averlo comprato..." questo è lo status che ho messo su fb oggi...non è l'unico, ma è ovviamente quello più importante: riassume in maniera completa ma concisa la mia situazione...sì: sono piena di lividi...gli ultimi mesi non sono stati né tranquilli, né, tantomeno, facili...ma si dice che sbagliando si impara e in effetti...quale migliore scuola di questa? sono tutta ammaccata, il mio cuore lo è, ma come diceva Becquer: se soffro vuol dire che son vivo!! e accidenti se mi sento viva ultimamente!!! forse non lo sono mai stata così tanto...prima la mia esistenza consisteva di una strada di curve e un po' accidentata, adesso alla situazione ho aggiunto tutti i fenomeni climatici possibili: pioggia battente, neve, grandine, tramontana, brezza marina, sole di maggio, tornado, uragano...diciamo che il tavolo nuovo ci sta bene in casa mia, ma in parte ha rivoluzionato l'ordine delle cose, come sempre succede quando si cambia la mobilia...e ancora certe volte mi fa strano pensarlo lì nel bel mezzo della stanza...qualche volta se son sovrappensiero ci passo davanti e penso che sia un sogno e allora torno di corsa a vedere se c'è davvero...non pensavo sarei mai entrata in possesso di un oggetto di cotanto pregio e valore... certo:c'è sempre la questione degli spigoli e dei cassetti...gli spigoli sto imparando giorno, giorno a evitarli, senza mai cercar di smussarli, perché il mio tavolo è bello anche per quegli spigoli e non lo potrei mai modificare: non mi piacerebbe più... per la questione dei cassetti il discorso è più lungo: più ne apro e più ne aprirei... non tutti sono della stessa grandezza, alcuni son più capienti, altri meno... la maggior parte sono abbastanza disordinati, un po' come i miei... il contenuto di molti è decisamente originale e affascinante: mi riporta alla mia infanzia, alla mia adolescenza, al mio modo di affrontare i problemi, a quello di farmi travolgere dagli eventi, mi riporta alla mia testardaggine, alla mia forza di volontà, alla mia pigrizia, alla mia rabbia, alla mia intolleranza latente, alla mia idiosincrasia applicata, alla mia determinazione a non mollare, alla mia speranza nel futuro... in quei cassetti c'è tutto un mondo, per metà concernente il mio universo, per metà sconosciuto e quindi, con il mio atteggiamento tra il faustiano e l'ulissiano, son qui ancora ad aprirli, uno dopo l'altro, per scoprire tutto quello che c'è dentro...e non solo: per imparare e continuare ad amare il mio tavolo e quello che contiene; il suo passato, la sua storia, i graffi, le incisioni, le spaccature, i nodi... e non mi importa dei lividi, fanno male, ma mi servono da monito..."chi non fa non falla"...probabilmente continuerò a sbattere in qualche spigolo, probabilmente il contenuto di qualche cassetto sarà di difficile comprensione o addirittura in qualche caso non mi piacerà poi molto, ma ho scoperto che studiare, mangiare, leggere, scrivere, piangere su questo tavolo mi è diventato indispensabile; è il mio "porto sicuro", il mio rifugio segreto all'interno della casa, sapere che c'è mi dà conforto e speranza, tanto che non riesco più a separarmene: fa parte della mia vita quotidiana, ormai; rivenderlo, regalarlo o modificarlo mi sembrano idee inconcepibili...sì: ci sta proprio bene questo tavolo nella mia casa, come mai nessuno prima di esso...

venerdì 25 maggio 2012

...neutron star collision...

Tanto che non scrivo...è che sono stata so busy...ho vissuto un periodo pieno...e lo vivo ancora...scontri, incomprensioni, litigi, pianti, dolore....affiancati da incontri, conferme, abbracci sinceri, risate e taaaanto amore...è la vita?? beh sì...anche se a me sembra ogni giorno più speciale!!! C'è chi non approva il mio metodo, quello cioè di mettere la mia vita "in vetrina"...prendere ciò che sento, che provo, che faccio e sbatterlo sulla rete...accessibile a tutti...un po' come denudarsi in mezzo di strada...c'è chi dice che è da egocentrici, che è sbagliato, irrispettoso nei confronti miei e degli altri...ma la mia filosofia è un'altra...premesso che negare il mio immenso egocentrismo sarebbe assurdo, proverò a spiegarla punto, punto..
1) nemmeno la vita più monotona e triste potrebbe esser raccontata su un blog...non basterebbe l'intera piattaforma di internet...per cui: metto solo una parte della mia vita qua sopra...ci sono cose di me che nessuno conosce...forse neanche io....
2) come Linus, penso che la felicità fine a se stessa non abbia senso, che vada condivisa...come tutto il resto...come anche il dolore, la conoscenza e l'arte...che cosa avrebbe guadagnato il mondo da un Caravaggio se si fosse tenuto i suoi quadri in casa, nascosti agli altri??a che punto sarebbe la medicina se Fleming non avesse diffuso le sue conoscenze sulla penicillina??  le cose belle o brutte, ma sentite....quelle che ti fanno ridere, piangere, contorcere lo stomaco, battere la testa nel muro, o solo quelle che pensi possano essere utili a qualcuno (anche solo te stesso) sono quelle da mostrare agli altri...
3) forse è ancora egocentrismo, condito da una buona dose di superbia...ma penso che magari qualcuno legge le righe che scrivo...magari mi conosce, magari no...magari gli girano un po' le scatole...e trova sto post, su questo "blob" (come qualcuno lo chiama!) e pensa che magari è anche un po' un blob da quindicenne cretina, visto lo sfondo rosa...e magari si ferma lì...non lo legge nemmeno, ma intanto per un secondo, due non ha pensato ai suoi giramenti, o magari ci ha pensato e si è sfogato infamando 'sta "ragazza confusa"...o magari si ferma un attimo e si dice "suvvìa leggiamolo sto post, di 'sta cretina confusa..."...lo legge...vede che son felice, che scrivo cose un po' strane, torte...e magari gli scappa un sorriso...beh...è proprio per quel sorriso che scrivo qua sopra...pensare che quello che scrivo, oltre ad essere scritto benissimo in quanto scritto da me, e far da sfogo a me, possa servire anche non dico a rendere felice, ma per lo meno a far sorridere anche qualcun'altro...
...per cui...conosciuto o sconosciuto lettore...buona serata e buonanotte!!

Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge