martedì 9 ottobre 2018

On the tightrope

L'altalena. L'altalena è un'enorme metafora della vita: un momento ti sembra di poter toccare le foglie degli alberi, le nuvole, le scie degli aerei, il momento dopo sei vicino a terra e devi stare attento a metter bene i piedi se non vuoi farti male. Questo pensava Mutek mentre osservava fuori dalla finestra dei bambini che giocavano nel parco. Facevano la coda per ogni gioco, uno dei primi esempi di convenzione sociale, di civiltà, a cui siamo sottoposti: la fila per lo scivolo. C'era sempre, certo, il bambino più prepotente che si faceva largo a spintoni, ma non sempre riusciva. Gli altri, a volte, lo bloccavano, oppure lo faceva il karma, quando, troppo spavaldo, scivolava giù di piedi e lasciava un dente sul tappetino di ecoplastica. Il mondo dei bambini può esser molto simile a quello naturale, che la specie umana pensa di essersi lasciata alle spalle col Neolitico. Poveri illusi!
E mentre guardava i bambini, pensava a se stesso, a quanto altalenante, appunto, riusciva ad essere il suo umore, il suo punto di vista sul mondo. Pensava alla voglia di lasciare tutto, scappare, mandare a quel paese ogni cosa che conosceva, lasciarsi i fantasmi alle spalle, col solo conforto della sua Wonder Woman, accanto. Ce l'avrebbero fatta, da soli? "Tanto, soli, per soli... meglio esserlo davvero...". A ripensarci, no. Non potevano farcela. E non perché non ne avessero i mezzi, ma perché quel loro essere, così dannatamente soli, diversi, in guerra col mondo, faceva parte di loro. Sapeva che altrove non sarebbero stati felici fino in fondo, seppur lontani dai casini. O se ne sarebbero creati di nuovi, o sarebbero tornati sui loro passi. "Perché, che ci piaccia o no, siamo anche il nostro malessere e le nostre insofferenze, siamo il nostro dolore, la nostra insicurezza, la nostra rabbia e la nostra idiosincrasia. Come siamo la nostra voglia di lottare, la nostra sete di giustizia. Nessun eroe rinuncerebbe ad essere quel che è, a indossare il suo mantello, anche se sa che la guerra è persa in partenza."
E quindi doveva restare, per necessità intrinseca al suo modo di essere. E soffrire. E voler scappare. E poi rinunciare a scappare. E poi esser felice. E farsi solleticare dalle illusioni del mondo. Sentirsi amato. Sentirsi odiato. Sentirsi incompreso. Sentirsi insicuro, instabile. Guardare quegli occhi di cielo e sentirsi protetto. Così, costantemente come l'equilibrista, sul filo del rasoio, sul ciglio di un burrone, annaspando con le mani per trovare un equilibrio che non esiste. Solo la morte è equilibrio, è staticità, è sicurezza. La vita è un filo: a noi sta "solo" imparare a camminarci sopra.

lunedì 18 giugno 2018

Questo non è il mio paese

Ciao, mi chiamo Alice, sono italiana e oggi mi sono svegliata in un altro paese. 
Non il mio, certamente.
In questo paese, dove mi sono ritrovata per caso, il Ministro dell'Interno fa anche da premier, Ministro della Difesa ecc.
In questo paese avrei paura ad avere un figlio omosessuale, non perché la cosa sia un problema in sé, ma perché in questo posto maledetto gli omosessuali vengono derisi o picchiati.
In questo paese il Ministro sopracitato propone il censimento dei rom, un po' come in Germania nel 1938 fecero con gli ebrei.
In questo paese si lasciano in balia delle onde 629 disperati che tentano di trovare una vita migliore.
In questo paese tv, giornali, ministri e gente comune sono convinti che il problema principale siano i migranti, senza pensare a corruzione, mafia, disoccupazione giovanile...
In questo paese l'ignoranza è sdoganata, non si crede né nella scienza né nelle istituzioni.
In questo paese gli immigrati li pagano 2 euro al giorno per raccogliere i pomodori, poi si lamentano che "rubano il lavoro" agli abitanti locali.
In questo paese se una ragazza viene stuprata da un bianco "se l'è cercata", ma se a stuprarla è un nero, allora condannano tutti i neri.
In questo paese se dei rom causano un incidente mortale si grida allo scandalo, ma se un africano viene ammazzato con sei pistolettate nessuno ne parla.
In questo paese la gente prega un dio misericordioso e caritatevole, ma vorrebbe bruciare tutti i diversi.
In questo paese si grida "assassina" alla donna che abortisce, ma poi si augura la morte per annegamento dei migranti sui barconi.

In questo paese i fascisti sono al governo, anche se non hanno la camicia nera, ma verde.

Fa proprio schifo questo paese, non è certamente il mio. 
Non è il paese dove sono nata, dove sono cresciuta, il paese che amo. 
Questo è un paese dove non auguro a nessuno di svegliarsi domani e dove io non vorrei affatto vivere.

martedì 12 giugno 2018

Aquarius, la nave, non il segno zodiacale

Seguo con ansia la vicenda delle 629 persone tenute in ostaggio dal governo del mio paese. E non dico "tenere in ostaggio" a caso. Quelle persone sono infatti allo stremo, i viveri e l'acqua cominciano a scarseggiare, qualcuno ha bisogno di cure mediche... Ma per la politica, nostrana ed europea, questo non conta. No: le vite umane da tempo non contano. Non prendiamoci per le mele: sappiamo tutti che alla maggior parte della gente la sopravvivenza di altri esseri umani, soprattutto se poveri, non interessa. e questo vale per la gente comune, figuriamoci per chi vive in campagna elettorale perpetua come il nostro neo Ministro degli Interni. Ieri, leggendo i commenti sui social, mi sono domandata: come siamo arrivati a questo punto?
Beh credo che le principali cause possano essere elencate facilmente:
- Immobilismo e lassismo della politica mondiale democratica nei confronti di movimenti populisti, fascisti, xenofobi che pian, piano si sono presi indisturbati media e cervelli delle persone
- politica economica postcoloniale nei paesi "in via di sviluppo" (termine per indicare che no, non si svilupperanno mai, almeno finché comanderemo no, che vengono sfruttati al massimo, impoveriti, costretti a farsi la guerra, lamentandoci poi se vengono a migliaia coi barconi sulle nostre coste
- incapacità dell'Europa di avere un vero obiettivo a lungo termine comune: ognuno fa i propri interessi, l'UE è diventata un'allenza di burocrati, nemmeno tanto solida.
- sinistra inesistente o morente

Ecco: il gioco è fatto. In pochi anni siamo arrivati a quest'epoca dove ignoranza e violenza sono sdoganate, nessuno crede più nelle istitituzioni democratiche, la guerra fra poveri (o fra chi si crede tale e chi lo è davvero) è pane quotidiano.

Credo che sia l'ora di invertire la rotta. E velocemente. Altrimenti non ci aspetta un futuro roseo, ma nero. E non solo per l'atmosfera.

martedì 6 febbraio 2018

La speranza è come l’alba. Se ci credi solo quando la puoi vedere non supererai mai la notte.

Mutek si stupì della banalità della sua epifania. Ma era sempre stato tutto lì, davanti ai suoi occhi, e lui non se ne era mai reso conto. Adesso vedeva il quadro generale, come se avesse avuto un'illuminazione divina. Era ovvio, palese, lapalissiano. Siamo tutti granelli di sabbia della stessa spiaggia, in balia delle correnti di terra e di mare. Può essere spaventoso a pensarci, ma non è così negativo come può sembrare a un occhio annebbiato, come era sembrato anche a lui pochi istanti prima. Granelli di sabbia. Così come la vita è fatta di infiniti istanti, la materia di infiniti atomi, lo spazio di infiniti pianeti. Siamo parte del tutto, ingranaggi di un sistema, non poi così immodificabile come si potrebbe pensare. Nessuno darebbe importanza alla farina, o a un uovo, posato su un tavolo, ma quanto è buona una torta! Eppure è formata da tanti ingredienti, che a una prima impressione sono insignificanti, banali, scontati. E invece se li combini, in modi diversi, in dosi diverse, cambia qualcosa: è sempre una torta, ma un po' differente da quella precedente, da quella successiva, da quella della vicina. Così come accade all'umanità: tutti Homo sapiens, tutti diversi. Stessi ingredienti, una torta diversa. Certo è, però, che una torta senza ingredienti non la puoi fare! Una molecola lipidica senza catene di CH2 nemmeno. Non puoi scrivere una poesia senza parole. Una persona senza ideali, esperienze, emozioni, che cos'è?

"Sono le cose piccole che fanno quelle grandi!" si disse Mutek, vergognandosi quasi dell'ovvietà di quello che aveva pensato! Eppure, fino a poco prima non lo aveva capito. Si sentiva troppo piccolo per lottare contro ciò che gli stava capitando, troppo inutile, da solo. Un uomo nella moltitudine, che poteva fare? Se fosse sparito, nessuno avrebbe notato che non c'era. Un minuscolo ingrediente in dose miserrima  nell'impasto dell'Universo, a che serviva? 
Invece serviva, come la buccia di limone tritata fa una pasta frolla migliore, anche se non la vedi. Ma se non c'è, noti la differenza. Forse lui non poteva essere una torta intera, ma poteva essere scorza di limone, spolverata di zucchero a velo, aroma di stecca di cannella. Era poco? Forse. Ma era necessario, imprescindibile che ci fosse. E non era certo con la sua assenza che avrebbe migliorato la ricetta generale! Anzi. Decise quindi che avrebbe fatto il suo dovere di ingrediente, anche al costo, alle volte, di essere dimenticato, usato in piccole dosi, non apprezzato dai più, come i canditi del panettone. Avrebbe preso la responsabilità di arricchire la ricetta, lo doveva alla ricetta stessa, in quanto annoverato nella lista degli ingredienti, e lo doveva a se stesso, per la dignità di essere un ingrediente, seppur piccolo, ma essenziale.

"Noi siamo la scintilla che appiccherà il fuoco... Già: me lo hanno detto tutti e io non l'ho capito! Perché essere piccoli è dura da accettare, soprattutto in un mondo di "grandi". Ma il fuoco non si appicca senza scintille! Io sarò scintilla, candito, noce moscata, ingrediente segreto, difetto del reticolo cristallino, incongruenza, crepa... sarò quello che serve! Che poi è tutto quello che posso  e che devo essere!"


Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge