domenica 22 settembre 2013

Serenata...

Lo osservava dormire senza dire una parola. Era una creatura bellissima. Più lo guardava, più se ne convinceva... Appoggiata su un gomito come un'antica matrona romana al simposio, non riusciva a staccare gli occhi da lui...

No: non era Raoul Bova, non era alto, non aveva un fisico scolpito... ma era stupendo... I capelli indomabili, dritti come i cipressi di Castagneto, la posizione rannicchiata da bambino, il respiro lento, ormai sincronizzato con il suo...

Sembrava calmo, adesso nel sonno, finalmente... Ma chissà che lavoro di fino facevano i suoi neuroni in quella testa! Un contenitore non poi grande, per un universo così spropositato... era come il TARDIS: piccolo fuori, più grande all'interno...

Nonostante fosse lì con lui in un certo senso gli mancava... e allora gli dette un bacio leggero sulla tempia...lui, senza svegliarsi la abbracciò e si strinse a lei... Era premuroso, anche mentre dormiva...

Era intelligente come Batman, quando escogitava un piano per farla ridere anche mentre piangeva.
Era veloce come Flash, quando gli chiedeva di aiutarla e lui si precipitava in suo soccorso.
Era giusto ed eroico come Superman, quando il mondo sembrava crollato addosso alle loro vite e lui le sussurrava "Supereremo anche questa...andrà tutto bene...".
Era un eroe racchiuso in un ragazzo all'apparenza normale.
Era un artista.
Era un genio.
Era un rapper.
Era uno scrittore.
Era un fumettista.
Era un formichiere.
Era un gibbone.
Era silenzioso.
Era logorroico.
Era inquieto.
Era fonte di paura.
Era fonte di felicità.
Era sorridente.
Era il suo insegnante.
Era il suo allievo.
Era la spalla su cui si trovava nel bene, o nel male a piangere.
Era la persona che più la faceva ridere.
Era il suo migliore amico.
Era il suo consigliere nelle decisioni.
Era il pezzo mancante del suo puzzle.
Era la formina giusta.
Era la colla per ricomporla quand'era a pezzi.
Era la sua guida, la sua bussola, il suo timone e la sua nave.
Era l'uomo dagli occhi blu che aveva scelto per accompagnarla nel suo cammino.
Era tutto ciò di cui aveva bisogno per crescere, per diventare una donna migliore, per essere felice.

E mentre pensava a cos'era il ragazzo bellissimo che dormiva accanto a lei, si rese conto che con quei presupposti non solo ERA fantastico, ma chissà come SAREBBE DIVENTATO...



venerdì 20 settembre 2013

…Sempre acquistando dal lato mancino, ovvero tra Cristo e Sartre…

Come nella canzone di Gaber o nel programma di Fabio Fazio di qualche tempo fa, a volte mi interrogo su cosa sia realmente di sinistra, a cosa corrisponda quest’etichetta.
Fin da ragazzina sono cresciuta in un ambiente cosiddetto “progressista”, anche se tutti i miei amici si ritenevano “più a sinistra” del partito di sinistra più importante in quel momento. Anzi, ogni forma di partito veniva comunque ritenuta una gabbia per imprigionare, istituzionalizzandolo, ogni movimento di protesta e contestazione giovanile. Chi faceva politica “ad alti livelli”, in Parlamento insomma, era in ogni caso un nemico da combattere. Ho partecipato a numerose manifestazioni, dove tra i cori se ne sentivano molti contro le forze dell’ordine e lo Stato. Chi si vestiva con abiti di marca era sicuramente “di destra”, chi era ricco, lo stesso. La maggior parte delle persone che conoscevo non avrebbero mai esposto una bandiera italiana alla finestra, perché “è da fascisti”. Tutto quello che apparteneva al “sistema” sembrava negativo, repressivo, non condivisibile. Da adolescente è facile ritrovarsi in una mentalità del genere, andare contro tutto e tutti, sentirsi liberi e ribelli, ma già a quel tempo in molti casi mi trovavo a disagio in mezzo a certe discussioni.
Ora, che ho superato gli anni “teen” da un po’, capisco come quell’atteggiamento sia stato dannoso e ci abbia portato alla situazione che oggi viviamo nella politica.
Il sentimento di odio e repulsione verso tutto quello che rappresenta lo Stato ha odore di mafia, l’antipolitica “grillina” ricorda in parte il Ventennio, in parte il qualunquismo che ne è seguito.
Non riesco a capire perché l’esser di sinistra debba esser ricondotto a un modo di vestire e all’irriverenza verso  le regole e verso chi le fa rispettare. Non capisco e non approvo i sedicenti “duri e puri comunisti”, che portano avanti la loro arroganza con Carlo Giuliani come bandiera. Sfruttano la morte di un ragazzo, ucciso dalla mano tremante e spaventata di un suo coetaneo (sì Carabiniere, ma sempre un ventenne era anche lui), per arrogarsi il diritto di sfasciare bancomat e vetrine, riempire di scritte rosse i centri storici e offendere un partigiano, come è successo a Firenze il 10 marzo scorso.  Queste sono persone che molto probabilmente non l’hanno mai letto il “Manifesto del Partito Comunista” e che fanno rigirare nella tomba Marx, Engels, Gramsci, Berlinguer e tutti quelli che per quell’ideale, per la giustizia, per l’uguaglianza di tutti, per permettere a ogni cittadino di manifestare il proprio pensiero, ci hanno rimesso la libertà e, a volte, la vita.
Allo stesso modo mi trovo a disagio con i “radical chic”, quelli che bevono solo caffè al ginseng e camomille in tazze mug, con le birkenstock anche d’inverno, e parlano, parlano, parlano di politica dopo aver visto l’ultimo film francese sconosciutissimo ai più. Anche quelli si dicono, magari, comunisti, ma, appunto, si limitano a parlare, guardando dalla loro torre d’avorio lo sfacelo che li circonda, con distacco, senza mai rimanerne coinvolti.
Negli ultimi anni, riflettendo sul mondo a me vicino e sulle persone, sono arrivata alla mia definizione di Sinistra, una filosofia di vita a metà tra quella cristiana originale e quella sartriana, molto più complessa di una maglia del “Che” o di uno slogan urlato a una manifestazione. Per questo tra dichiararsi di sinistra e avere comportamenti che dimostrano di esserlo realmente è più difficile di quanto si pensi: essere di destra è più facile. Per esser di sinistra ci vuole un “allenamento” continuo, perché le ingiustizie del mondo, a volte ci fanno anche dire “Sai cosa? Me ne frego!” come i fascisti. Però sono troppo giovane per mollare e abbandonarmi all’atteggiamento della semplice sopravvivenza a scapito degli altri e a vantaggio mio, tipico delle destre, per cui tenterò di descrivere (non brevemente ahimé!) quello che io ritengo sia l’”esser di sinistra”.
Credo che alla base del pensare e dell’agire come persone di sinistra ci sia innanzi tutto il rispetto, per gli altri, per la Cosa Pubblica, e quindi anche per noi stessi.
Esser di sinistra significa permettere a tutti di avere gli stessi diritti, principalmente quello a un’istruzione e ad una sanità pubblica, a un lavoro, a una casa decente.
Esser di sinistra significa cercare il dialogo e non chiudersi a riccio dentro le nostre posizioni, lavorare tutti insieme per raggiungere gli obiettivi di equità sociale e giustizia che ci siamo prefissati;
Essere di sinistra vuol dire dichiararsi contro ogni forma di guerra, valorizzare la cultura, la scienza e ogni ambito del sapere in genere.
Essere di sinistra significa interessarsi a quello che ci circonda, perché ci riguarda: non viviamo da eremiti ma in comunità.
Essere di sinistra significa rispettare e far rispettare le leggi, perché sono alla base del vivere civile e chi le infrange nuoce alla società tutta, anche a se stesso.
Essere di sinistra significa pagare le tasse, in maniera equa secondo le proprie possibilità, ma pagarle sempre, perché possano essere ritrasformate in servizi pubblici.
Essere di sinistra vuol dire rispettare le istituzioni e lo Stato, perché è rispettare noi stessi, in quanto ne siamo parte.
Essere di sinistra significa non discriminare nessuno e non avere pregiudizi per il suo colore della pelle, la sua religione, il suo paese di origine, il suo orientamento sessuale e nemmeno il  suo modo di vestirsi.
Essere di sinistra significa festeggiare il 25 Aprile e il 1 Maggio.
Essere di sinistra significa rispettare il nostro ambiente, senza distruggerlo, e investire su risorse energetiche rinnovabili.
Essere di sinistra significa lasciare a un malato terminale la dignità di poter decidere di morire e di farlo senza sofferenza.
Essere di sinistra significa rispettare ogni religione, ogni fede e ogni credente, ma anche cercare di evitare ingerenze delle istituzioni religiose nella politica e nelle leggi dello Stato, con una visione laica della vita.
Essere di sinistra vuol dire permettere a un immigrato che è nel nostro paese da anni e paga le tasse e ai suoi figli di prendere la cittadinanza italiana senza troppa burocrazia.
Essere di sinistra significa combattere ogni forma di corruzione, violenza, prevaricazione di persone su altre persone.
Essere di sinistra significa rispettare e riconoscere il nostro essere italiani, esserne anche orgogliosi, senza sconfinare nel nazionalismo.
Essere di sinistra significa adoperarsi per il bene di tutti, senza pensare solo al nostro interesse individuale.
Essere di sinistra significa combattere ogni forma di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, ma rispettare chi ne fa parte e svolge il suo lavoro con onestà, dedizione e competenza.

Inoltre a mio parere la sinistra deve riprendere il concetto di legalità, quello di patria e quello di libertà, che per troppo tempo ha delegato ad altre parti politiche. Sarà presuntuoso, ma credo che alla fine i concetti definiti “di sinistra”, siano anche concetti “evangelici” e soprattutto UNIVERSALI e per questo si ritrovano anche alla base di ogni filosofia e religione del mondo: sono concetti UMANI. Se vogliamo vivere davvero bene, in pace con noi stessi e con gli altri, credo che l’unico modo sia cercare di far raggiungere a tutti uno status di vita dignitoso: una persona che sta bene, perché dovrebbe rubare? Se sono compartecipe della vita e delle decisioni dello Stato, perché dovrei voler prendere il potere con la forza? Se davvero sono consapevole di avere gli stessi diritti di un altro in quanto essere umano, perché dovrei volerne di più? Non ce ne sarebbe motivo. Forse le mie idee sono troppo utopistiche, forse è davvero impossibile per gli esseri umani riuscire a raggiungere lo stato di cose che sogno da sempre, ma per saperlo devo provarci, ed è quello che sto facendo.


Firenze, 23 maggio 2013

Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge