venerdì 20 settembre 2013

…Sempre acquistando dal lato mancino, ovvero tra Cristo e Sartre…

Come nella canzone di Gaber o nel programma di Fabio Fazio di qualche tempo fa, a volte mi interrogo su cosa sia realmente di sinistra, a cosa corrisponda quest’etichetta.
Fin da ragazzina sono cresciuta in un ambiente cosiddetto “progressista”, anche se tutti i miei amici si ritenevano “più a sinistra” del partito di sinistra più importante in quel momento. Anzi, ogni forma di partito veniva comunque ritenuta una gabbia per imprigionare, istituzionalizzandolo, ogni movimento di protesta e contestazione giovanile. Chi faceva politica “ad alti livelli”, in Parlamento insomma, era in ogni caso un nemico da combattere. Ho partecipato a numerose manifestazioni, dove tra i cori se ne sentivano molti contro le forze dell’ordine e lo Stato. Chi si vestiva con abiti di marca era sicuramente “di destra”, chi era ricco, lo stesso. La maggior parte delle persone che conoscevo non avrebbero mai esposto una bandiera italiana alla finestra, perché “è da fascisti”. Tutto quello che apparteneva al “sistema” sembrava negativo, repressivo, non condivisibile. Da adolescente è facile ritrovarsi in una mentalità del genere, andare contro tutto e tutti, sentirsi liberi e ribelli, ma già a quel tempo in molti casi mi trovavo a disagio in mezzo a certe discussioni.
Ora, che ho superato gli anni “teen” da un po’, capisco come quell’atteggiamento sia stato dannoso e ci abbia portato alla situazione che oggi viviamo nella politica.
Il sentimento di odio e repulsione verso tutto quello che rappresenta lo Stato ha odore di mafia, l’antipolitica “grillina” ricorda in parte il Ventennio, in parte il qualunquismo che ne è seguito.
Non riesco a capire perché l’esser di sinistra debba esser ricondotto a un modo di vestire e all’irriverenza verso  le regole e verso chi le fa rispettare. Non capisco e non approvo i sedicenti “duri e puri comunisti”, che portano avanti la loro arroganza con Carlo Giuliani come bandiera. Sfruttano la morte di un ragazzo, ucciso dalla mano tremante e spaventata di un suo coetaneo (sì Carabiniere, ma sempre un ventenne era anche lui), per arrogarsi il diritto di sfasciare bancomat e vetrine, riempire di scritte rosse i centri storici e offendere un partigiano, come è successo a Firenze il 10 marzo scorso.  Queste sono persone che molto probabilmente non l’hanno mai letto il “Manifesto del Partito Comunista” e che fanno rigirare nella tomba Marx, Engels, Gramsci, Berlinguer e tutti quelli che per quell’ideale, per la giustizia, per l’uguaglianza di tutti, per permettere a ogni cittadino di manifestare il proprio pensiero, ci hanno rimesso la libertà e, a volte, la vita.
Allo stesso modo mi trovo a disagio con i “radical chic”, quelli che bevono solo caffè al ginseng e camomille in tazze mug, con le birkenstock anche d’inverno, e parlano, parlano, parlano di politica dopo aver visto l’ultimo film francese sconosciutissimo ai più. Anche quelli si dicono, magari, comunisti, ma, appunto, si limitano a parlare, guardando dalla loro torre d’avorio lo sfacelo che li circonda, con distacco, senza mai rimanerne coinvolti.
Negli ultimi anni, riflettendo sul mondo a me vicino e sulle persone, sono arrivata alla mia definizione di Sinistra, una filosofia di vita a metà tra quella cristiana originale e quella sartriana, molto più complessa di una maglia del “Che” o di uno slogan urlato a una manifestazione. Per questo tra dichiararsi di sinistra e avere comportamenti che dimostrano di esserlo realmente è più difficile di quanto si pensi: essere di destra è più facile. Per esser di sinistra ci vuole un “allenamento” continuo, perché le ingiustizie del mondo, a volte ci fanno anche dire “Sai cosa? Me ne frego!” come i fascisti. Però sono troppo giovane per mollare e abbandonarmi all’atteggiamento della semplice sopravvivenza a scapito degli altri e a vantaggio mio, tipico delle destre, per cui tenterò di descrivere (non brevemente ahimé!) quello che io ritengo sia l’”esser di sinistra”.
Credo che alla base del pensare e dell’agire come persone di sinistra ci sia innanzi tutto il rispetto, per gli altri, per la Cosa Pubblica, e quindi anche per noi stessi.
Esser di sinistra significa permettere a tutti di avere gli stessi diritti, principalmente quello a un’istruzione e ad una sanità pubblica, a un lavoro, a una casa decente.
Esser di sinistra significa cercare il dialogo e non chiudersi a riccio dentro le nostre posizioni, lavorare tutti insieme per raggiungere gli obiettivi di equità sociale e giustizia che ci siamo prefissati;
Essere di sinistra vuol dire dichiararsi contro ogni forma di guerra, valorizzare la cultura, la scienza e ogni ambito del sapere in genere.
Essere di sinistra significa interessarsi a quello che ci circonda, perché ci riguarda: non viviamo da eremiti ma in comunità.
Essere di sinistra significa rispettare e far rispettare le leggi, perché sono alla base del vivere civile e chi le infrange nuoce alla società tutta, anche a se stesso.
Essere di sinistra significa pagare le tasse, in maniera equa secondo le proprie possibilità, ma pagarle sempre, perché possano essere ritrasformate in servizi pubblici.
Essere di sinistra vuol dire rispettare le istituzioni e lo Stato, perché è rispettare noi stessi, in quanto ne siamo parte.
Essere di sinistra significa non discriminare nessuno e non avere pregiudizi per il suo colore della pelle, la sua religione, il suo paese di origine, il suo orientamento sessuale e nemmeno il  suo modo di vestirsi.
Essere di sinistra significa festeggiare il 25 Aprile e il 1 Maggio.
Essere di sinistra significa rispettare il nostro ambiente, senza distruggerlo, e investire su risorse energetiche rinnovabili.
Essere di sinistra significa lasciare a un malato terminale la dignità di poter decidere di morire e di farlo senza sofferenza.
Essere di sinistra significa rispettare ogni religione, ogni fede e ogni credente, ma anche cercare di evitare ingerenze delle istituzioni religiose nella politica e nelle leggi dello Stato, con una visione laica della vita.
Essere di sinistra vuol dire permettere a un immigrato che è nel nostro paese da anni e paga le tasse e ai suoi figli di prendere la cittadinanza italiana senza troppa burocrazia.
Essere di sinistra significa combattere ogni forma di corruzione, violenza, prevaricazione di persone su altre persone.
Essere di sinistra significa rispettare e riconoscere il nostro essere italiani, esserne anche orgogliosi, senza sconfinare nel nazionalismo.
Essere di sinistra significa adoperarsi per il bene di tutti, senza pensare solo al nostro interesse individuale.
Essere di sinistra significa combattere ogni forma di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, ma rispettare chi ne fa parte e svolge il suo lavoro con onestà, dedizione e competenza.

Inoltre a mio parere la sinistra deve riprendere il concetto di legalità, quello di patria e quello di libertà, che per troppo tempo ha delegato ad altre parti politiche. Sarà presuntuoso, ma credo che alla fine i concetti definiti “di sinistra”, siano anche concetti “evangelici” e soprattutto UNIVERSALI e per questo si ritrovano anche alla base di ogni filosofia e religione del mondo: sono concetti UMANI. Se vogliamo vivere davvero bene, in pace con noi stessi e con gli altri, credo che l’unico modo sia cercare di far raggiungere a tutti uno status di vita dignitoso: una persona che sta bene, perché dovrebbe rubare? Se sono compartecipe della vita e delle decisioni dello Stato, perché dovrei voler prendere il potere con la forza? Se davvero sono consapevole di avere gli stessi diritti di un altro in quanto essere umano, perché dovrei volerne di più? Non ce ne sarebbe motivo. Forse le mie idee sono troppo utopistiche, forse è davvero impossibile per gli esseri umani riuscire a raggiungere lo stato di cose che sogno da sempre, ma per saperlo devo provarci, ed è quello che sto facendo.


Firenze, 23 maggio 2013

10 commenti:

  1. Nonostante tutte le buone intenzioni che intravedo in questo articolo, non posso fare a meno di essere disgustato dalle generalizzazioni della prima parte. Il povero ed innocente carabiniere che con mano tremante, incidentalmente, uccide il sovversivo Carlo Giuliani è un'affermazione vergognosa di proporzioni tali che non riesco a smettere di tremare, e se lei non si rende conto della gravità della sua affermazione io posso farci ben poco, se non smettere di leggere il suo blog, probabilmente. Ma per amor del vero sono costretto a ricordare cosa realmente rappresenta la morte di Carlo Giuliani durante il G8 del 2001, ovvero una feroce repressione delle "istituzionali" forze dell'ordine nei confronti di milioni di manifestanti che culminò con la carneficina della scuola Diaz. Lei nei suoi propositi da "buona compagna" ha scritto il rispetto per lo Stato e per le Istituzioni. Giustissimo. Ma realmente crede che questo nostro Stato sia degno di rispetto? Crede davvero che esso rappresenti quello che la maggioranza degli italiani vuole? Non posso pensarlo. E tanto meno penso sia legittimo utilizzare Marx, Gramsci e Berlinguer come stesso metro di paragone (il buon vecchio Enrico sarebbe stato odiato più di Mazzini da Karletto), tuttavia non ho alcun dubbio che tutti loro si stiano rantolando nei loro sepolcri per la situazione attuale, non tanto per colpa di gruppi di nostalgici dell'URSS che hanno una visione della legalità diversa (d'altronde anche il sopracitato Gramsci considerava eroi i giacobini di Robespierre e Saint – Just), ma per come vecchi storici partiti di lunga tradizione siano diventati la caricatura di se stessi, lasciando che avvenissero le più grandi catastrofi sociali e politiche che la storia ricordi, senza fare niente. Io non nutro né stima né affetto per i comunisti "duri e puri", arroccati in se stessi, e anche se non comprendo il termine “radical chic”, odio tutti coloro che non parteggiano. Ma cosa significa adesso “agire”? Cosa facciamo per migliorare la situazione attuale? Basta mettere una bandiera dell'Italia davanti alla finestra? Basta credere che votare una volta ogni cinque anni sia sufficiente per definire un paese democratico? La risposta a tutte queste domande è no. Essere di sinistra in questi tempi moderni significa rendersi conto che non possiamo più ostinarci a chiamare quella cosa viscida e sporca “Democrazia”. E' questo il “Sistema” che dobbiamo porci come obiettivo di combattere e terminare. Il vero scopo di una persona che si definisca di sinistra è quello di tornare ad una vera Democrazia Diretta, dove il popolo prima di rispettare le leggi deve accertarsi che siano giuste e legittime e dove prima di rispettare lo Stato e le sue Istituzioni deve dimostrare che sia lecito e degno. Credere in un'utopia non è sufficiente per avere la coscienza pulita.

    Ernest Everhard.

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    1. ho la mia idea su Carlo Giuliani e lei è libero di pensarla come vuole. Per quanto riguarda il rispetto, penso che tutto ne sia degno anche se non ci piace. Quando invece parla di democrazia diretta, beh mi sembra lei l'ingenuo:è impraticabile in qualsiasi paese normale data la popolosità, figuriamoci in Italia dove prevale la logica del furbetto e quella del tifo da stadio. Senza contare che la maggioranza degli italiani se ne strafregano di quello che gli succede intorno quando si tratta davvero di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Queste istituzioni che lei dice non degne di rispetto, sono adattissime a questo popolo che a mio parere ha perso da tempo il senso del concetto di giusto e sbagliato. Arrivando infine al discorso sull'agire. Non mi pare di aver scritto che basta credere in un'utopia per avere la coscienza pulita: lei non mi conosce e non sa cosa io realmente faccia nella società per cambiare le cose. A mio parere tutto quello che facciamo è politica, anche fare la spesa, guardare la tv ecc... e considero la politica una delle cose più belle del mondo oltre che un obbligo per chiunque viva in società.

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    2. Tutta sta zolfa per tirar fuori l'inutile invenzione Grilliana? Prima del suo putiferio nessun italiano parlava di quest' impossibile democrazia diretta. Tutti i giorni io faccio quello che lei dice, rispetto le leggi, quelle giuste, ma la legalità è una questione anche di principio e non possiamo permetterci il lusso di mitizzare facinorosi o agire come giudice e giuria sulle leggi che meno ci piacciono. Il vero uomo di Sinistra vota e lotta ogni giorno affinchè il suo voto continui ad aver significato. Detto questo non trovo tutto sto terrore nelle parole della fanciulla, piuttosto nelle sue che demonizza una povera scrittrice colpevole solo di uscire dai canoni e di non pensare ne' come il Sistema odierno vorrebbe, ma nemmeno come vorrebbero certe figure anti-sistema ad oltranza che tanto somigliano al tono della sua risposta. Qui vedo mancanza di democrazia, forse, perchè non si è limitato ad esprimere il suo dissenso ma ha sottolineata che non si dovevano scomodare certi personaggi e non si può affermare che anche un tutore nell'ordine , nonostante, la sua azione, sia , a sua volta, una vittima. Credo che la sue risposta insinui un po' troppo che l'autrice del blog non abbia la coscienza pulita solo perchè agisce con la sua coscienza e non con quella di leader più o meno conosciuti e includo anche personalità defunte. Se il pensiero dell'autrice non è sufficiente per sentirsi onesti, il suo, di pensiero, è immensamente triste perchè non rincorre più quell'utopia che tanto decanta.

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    3. Ho il piacere, il più delle volte, di leggere questo blog da un po' di tempo. Per questo motivo credo di aver in qualche modo inquadrato, politicamente parlando, la "scrittrice fanciulla". Potrei osar supporre, rimembrando vecchi post, che si parli di una elettrice dell'ala sinistra del pd, anche se spero non sia così. Mi pare ovvio che non posso sapere il coinvolgimento o le azioni della sopracitata autrice, e non è mio ruolo né diritto il giudicare le persone. Posso solo esprimere un parere, come è stato fatto precedentemente parlando di “comunisti” e “radical chic”, o stimolare una riflessione e discussione. Anche lei ( voi, includendo il prode cavaliere che è venuto, armato di lancia, scudo e cuore puro, in groppa al suo destriero, a difendere la dolce pulzella, che a onor del vero, non ne ha assolutamente bisogno) non sa quale siano le mie azioni e le mie esperienze. Credo che non sia sufficiente affermare che la Democrazia Diretta è impossibile, lasciando così legittimità e spazio a delle Istituzioni, non sbagliate in sé (anche se migliorabili), ma deteriorate e corrotte dagli abusi e dai reati commessi fin dalla nascita di questo suo amato paese. Non posso accontentarmi di affermare che questa situazione gli italiani se la sono meritata, e di conseguenza ora debbono tenersela. Mi pare alquanto insensato. La verità è che cambiare fa fatica ed è difficile. Tuttavia non vi è altra soluzione. Non credo ci voglia un prodigio per capire come la “politica” di adesso non sia in grado di rispondere alle esigenze della gente, e probabilmente non è oramai nemmeno nelle sue volontà. Voi, o cavalier senza macchia, avete parlato del dovere di ogni persona che si consideri di sinistra di votare con fierezza e di onorare quel voto ogni giorno. Cosa più saggia raramente fu mai scritta. Ma una domanda mi sorge spontanea: si può essere fieri del proprio voto di questi tempi? Sfido chiunque ad affermare, nei tempi recenti, di aver votato a cuor leggero, con il sorriso dipinto sul volto, un partito che riflettesse in maniera soddisfacente la vostra persona e il vostro pensiero politico. La dura verità è che la tattica del “votare il male minore” non ha mai portato da nessuna parte, e mai lo farà. Se vengo considerato anti-Sistema nel dire che la maggior parte dei partiti odierni sono un'offesa alla storia dell'umanità, sono felice di esserlo. Io in mezzo a voi forse sono il più utopista di tutti, e ne son fiero, perché ancora non mi sono arreso a chiamare tutto quello in cui credo semplicemente sogni. Oltre ad il marcio che è facile scorgere in questo paese e in questo mondo, io riesco a vedere qualcosa di ancora virtuoso, persone che non si arrendono, che si alleano, si aiutano e si associano in movimenti capaci realmente di portare ad un cambiamento radicale. O per lo meno, essi tentano, lavorano, si battono e combattono senza scendere ad alcun compromesso, non tanto con gli altri, ma con la loro coscienza. Non ho mai detto di non scomodare “certi personaggi”. E' importante ricordarli e citarli, ma che sia fatto in modo lecito e corretto. Il concetto di Democrazia odierno non è nemmeno la caricatura di quello che era inteso da grandi persone come Marx, Rosa Luxemburg e Gramsci.

      Ernest Everhard.

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  2. Beh...mi sembra giusto rispondere ancora una volta per dire una cosa in cui credo fermamente, ovvero che il compromesso è alla base della vita non solo della politica. Se non si facessero compromessi non si potrebbe andare avanti. L'importante è non snaturare del tutto le proprio idee di fondo, quello non sarebbe compromesso ma voltafaccia...Riconosco che la maggior parte delle persone che si occupano di politica in parlamento son più simili al secondo comportamento che al primo. E riconosco anche che sì, non esiste un partito in cui mi riconosca appieno. Ma questo succede perché la maggior parte delle persone non si occupano di politica, ma si limitano a criticare senza fare mai niente. Anche il voto è un modo per dire la nostra...e, sarò una sognatrice, ma non posso rinnegarlo quando ho conosciuto persone che hanno combattuto per farcelo avere. Credo nella Costituzione, ma poco nelle persone. Non è vero che vogliono il cambiamento, che con la democrazia diretta sarebbe meglio: agli italiani piace delegare e poi lamentarsi. Molte persone si vantano di non avere opinione politica, mettere la faccia in una votazione diretta? Impossibile...Per cui l'unica speranza che ho è quella che con l'informazione e la cultura si possa far qualcosa...è tutto da lì che parte...e poi di conseguenza il rispetto per le leggi e per l'altro.
    Detto questo: Ernest grazie del suo tempo, a me piacciono le discussioni e sono contenta che mi legga e mi consideri "capace di difendermi da sola"! Però ringrazio il caro "cavaliere" che più che difendermi mi sembra abbia espresso la sua opinione (per caso conforme alla mia) come del resto ha fatto lei... buonanotte

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    1. Signorina, alla luce della condanna nei confronti dell'Italia per le torture perpetuate alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, sente ancora il bisogno di difendere le varie, e palesemente complici, istituzioni politiche italiane? Io no.

      Primo Gibelli

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    2. Dato che molte delle istituzioni si sono schierate contro i torturatori direi di sì... anche perché non è contro l'istituzione che occorre batterci, quanto verso i singoli criminali...questo in tutte le categorie... dire che tutte le istituzioni fanno schifo perché ci sono degli schifosi torturatori fascisti tra loro equivale a dire che tutti gli italiani sono mafiosi

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    3. Purtroppo il fatto è che quelli che lei definisce giustamente "schifosi torturatori fascisti" non solo non sono andati a marcire in galera, ma, guardi il caso, negli anni immediatamente successivi al 2001 sono stati tutti promossi in alte cariche "Stato", tra Questura, Polizia e Parlamento, mentre una decina di manifestanti, a causa di tre foto e due videoa dir poco equivoci, sono stati condannati, da quello stesso "Stato", ad una pena cumulativa di oltre centocinquanta anni.
      Non mi sorprende non vederla più scrivere su questo blog. E' difficile per tutti venire continuamente fiaccati nei propri ideali dalla inevitabilità della situazione mondiale oderna. Purtroppo credo che si sia finalmente resa conto che se non è vero che "tutti gli italiani sono mafiosi", almeno la metà della nostra classe dirigente sia connessa alla criminalità organizzata; credo che si sia resa conto che gli schifosi fascisti non sono solo quei quattro porci di casapound, o qualche torturatore all'interno della cellere, ma una fetta non transcurabile dell'opinione pubblica ingrassata e fomentata da partiti xenofobi, razzisti, sessisti e misogeni; credo che si sia resa conto che destra e sinistra nelle sue care istituzioni non sono altro che due facce della stessa incompetenza e dello stesso sistema che vuole favorire i privilegi di pochi contro la disperazione e la povertà di molti. La domanda che si deve porre è se tutto questo male, se tutto questo senso di impotenza, la giustifica a tirarsi indietro, ad arrendersi, a essere indifferente ed apatica. Io la mia scelta l'ho già fatta da molto tempo: continuerò a sputare il cuore in faccia all'ingiustizia e alla disuguaglianza; a combattere contro fascismo, razzismo, sessismo, colonialismo, imperialismo e capitalismo; a lottare contro quell'1% di privilegi, profitti e opulenza. Se questo fa di me un militante, un antagonista o forse solo un sognatore della democrazia diretta, allora sono fiero di esserlo. Per quanto mi riguarda è impensabile tirarmi indietro:

      "L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti."


      Robert Jordan

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    4. Mi scuso per la risposta tardiva. Purtroppo il tempo per scrivere è effettivamente scarso. Per quanto riguarda gli ideali fiaccati, beh: a volte, come esprimo in più di uno scritto, mi sento veramente demoralizzata e sul punto di mollare. La sua visione è comunque scorretta: il fatto che abbia smesso di scrivere negli ultimi tempi non è per apatia, indifferenza o arrendevolezza, solo mancanza di tempo in una vita sempre più concitata. Per quanto riguarda le pressioni fasciste, xenofobe ecc sulle istituzioni non posso che darle ragione. PErò credo anche che non sia una questione di destra o sinistra in senso lato, quanto di persone. Il fatto che molti siano iscritti, militino o semplicemente siedano in parlamento a destra o a sinistra non vuol dire che siano realmente ciò che dicono. Tutto sta all'onestà del singolo. Sarò forse un'idealista ma credo ancora nella democrazia e negli ideali di sinistra, anche se vengono infangati dai politici e dai rappresentanti dello Stato. Come dico sempre: non si può condannare un'idea solo perché chi la espone non è una bella persona. Un 'idea è bella e valida indipendentemente da chi cerca di sfruttarla a suo piacimento.

      Grazie della citazione di Gramsci

      al prossimo post

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Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge