venerdì 13 marzo 2020

Pensiero mattutino

Mutek si svegliò. Era il quarto giorno di quarantena. Tutto gli sembrava surreale. Il mondo era fermo, la sua testa no. Oggi avrebbe dovuto festeggiare. Con lei. Ma in tempi di clausura forzata anche quell'occorrenza sarebbe stata rimandata a tempi più felici. 
Devo far tesoro di questa cosa, si disse poco convinto. Devo imparare a prendere coscienza di me e dei confini del mio corpo, della mia azione. Devo smetterla di farmi travolgere dalla sindrome di Superman e accettare di non poter provvedere a tutto e a tutti. Ciò non significa che farà meno male, ma già prenderne atto è un inizio di guarigione. Devo far tesoro di tutte le sensazioni brutte o belle di questi giorni. Analizzarle. Metterle nella loro casella. E distaccarmene. È un mettere in ordine. Trovare a tutto un posto. E forse allora troverò la chiarezza che mi serve. Forse no. 
Il mondo per i prossimi 20 giorni è tutto qui. Nella mia casa. Nella mia stanza. Nella mia testa. Se non voglio impazzire devo sistemare il casino che c'è, quello fuori e quello dentro. 
Cominciamo con la scaletta delle cose da fare. Cominciamo col farci una doccia, cambiare pigiama e lenzuola. Prendiamo aria dal terrazzo e osserviamo questo pezzo di periferia così assurdamente deserto e silenzioso. 
Non era vero silenzio. Sentiva, se allungava l'orecchio, lo svolgersi delle vite dentro le case. Tapparelle che si alzano, tg che diffondono paure, sciacquoni tirati, qualcuno che fa uscire dalla finestra le note di una canzone pop anni '80. Da qualche parte, gli uccellini cinguettavano e un loppide abbaiava all'aria. 
Manca poco più di una settimana a primavera, pensò mentre rientrava, lasciando con riluttanza il metro quadro e mezzo del balcone. 
La primavera. La sua stagione preferita. Aveva sempre grandi speranze all'arrivo della bella stagione. Doveva aspettare ancora venti giorni per godersela appieno. Il primo sole. Le margherite nei prati. L'aria tersa e le risate dei ragazzini. Ridono sempre i ragazzini. È una cosa tipica loro. I bambini piccoli corrono. I ragazzini ridono. E io? Io sono un uomo e rispetto i canoni della società. Io non rido col primo caldo della primavera. Non mi faccio inebriare dal profumo delle erbe, né dagli ormoni risvegliati. Io… Io sono un idiota che aspetta a gloria di poter uscire di nuovo. Io sono quello che sogna il primo gelato della stagione. 
E mentre pensava a quel gelato, chiuse la porta finestra e tornò alle sue incombenze.

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Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge