Correva nemmeno avesse le ali ai piedi: a giudicare dalla
posizione del sole all’ora sesta mancavano sì e no un’ora e mezzo…doveva fare
in fretta, anche perché la bottega di Leonida era dall’altra parte del fiume,
nel quartiere più popolare e malfamato della città. Nonostante la folla in meno
di dieci minuti arrivò all’entrata del bugigattolo, in un vicolo stretto,
maleodorante e praticamente deserto. La porta era semisbarrata da delle assi di
legno marcio, come se fosse completamente disabitato; controllò che nessuno la
osservasse ed entrò di soppiatto, contorcendosi tra tavola e tavola… L’ambiente
era buio e puzzava di chiuso, cibo andato a male e, diversamente dal solito,
anche di bruciato, ma Artemisia si fece coraggio e si addentrò nella
semioscurità, bisbigliando un “C’è nessuno??”. Dal fondo della bottega udì una specie di
rantolo… “Signor Leonida, è in casa?” dopo pochi passi inciampò in una sedia
rigirata e scorse il vecchio rannicchiato sul pavimento in un angolo. Si precipitò verso di lui: aveva il viso
tumefatto, completamente pieno di sangue, e al suo fianco il braccio sinistro ricadeva
in una posa scomposta, spezzato.
“Signor Leonida, ma che è successo?? La posso aiutare…?
Chiamo aiuto…” cominciò a singhiozzare la ragazza…ma il vecchio, con un fil di
voce le rispose, secco: “Te ne devi andare…la guardia cittadina…mi tenevano
sotto controllo…vattene stupida!Scappa…”
“Ma io non posso lasciarla qui…il suo viso…il suo braccio…chiamo
un medico…la prego…ma perché? Oddio quanto sangue…e i suoi libri…” si zittì atterrita:
da un angolo della bottega si levava un filo di fumo…pezzi di carta e copertine
di cuoio bruciacchiati…le librerie vuote e rovesciate sul pavimento. Avevano
distrutto tutto...
“Leonida, adesso la
tiro fuori di qui…andiamo…le ho portato anche una mela, è contento?? Le piacciono
tanto, lo so…ora usciamo, via..lei si arregge a me e…”
“E’ tardi Artemisia…almeno per me…ti prego vattene…e salvati…se
ti trovano qui ti arrestano…tua nonna non vorrebbe che ti facessi portar sulla
forca in un modo così idiota…tieni questo è per te…la conservo da quasi 50
anni, ma non mi serve più…”
Col braccio sano si tirò fuori dalla tasca interna della
giacca un pezzo di carta sgualcito e sporco e glielo tese…Artemisia lo prese e
lo mise al sicuro sotto la tunica…poi con le lacrime agli occhi mormorò: “Ma io
non la lascio qui…lei ora viene con me…”
“Non fare la ragazzina! Adesso mi ascolti: quegli schifosi
della guardia – sputò in terra con
disprezzo un grumo di sangue - hanno
lasciato una tanica di cherosene…ora tu spargerai tutto il suo contenuto per la
bottega…prenderai l’acciarino dalla mensola dietro al bancone e, una volta
uscita, darai fuoco a tutto…è chiaro?? E…non mi interrompere, maledizione!! E poi
scapperai a gambe levate…te ne tornerai al tuo podere tranquilla, tranquilla e
solo stanotte osserverai il foglio che ti ho dato…adesso vai…muoviti…” e
cominciò a tossire…
“Ma lei? Non posso lasciarla qui…”
“Sì che puoi…devi…non devi parlare mai a nessuno di me…non
devono sapere che mi conoscevi…è il mio ultimo desiderio in punto di morte…fallo
per me…e per tua nonna…ti pre…go…” e spirò…
Artemisia, in preda al panico, tremante eseguì gli ordini
del vecchio…uscita con difficoltà, appiccò l’incendio…prima di fuggire, per un
attimo guardò il fuoco che divampava nella bottega e pensò, con disperazione,
che aveva perso l’unica persona che più assomigliava a un amico per lei...
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