domenica 23 settembre 2012

Nuova carriera n. 4


Correva nemmeno avesse le ali ai piedi: a giudicare dalla posizione del sole all’ora sesta mancavano sì e no un’ora e mezzo…doveva fare in fretta, anche perché la bottega di Leonida era dall’altra parte del fiume, nel quartiere più popolare e malfamato della città. Nonostante la folla in meno di dieci minuti arrivò all’entrata del bugigattolo, in un vicolo stretto, maleodorante e praticamente deserto. La porta era semisbarrata da delle assi di legno marcio, come se fosse completamente disabitato; controllò che nessuno la osservasse ed entrò di soppiatto, contorcendosi tra tavola e tavola… L’ambiente era buio e puzzava di chiuso, cibo andato a male e, diversamente dal solito, anche di bruciato, ma Artemisia si fece coraggio e si addentrò nella semioscurità, bisbigliando un “C’è nessuno??”.  Dal fondo della bottega udì una specie di rantolo… “Signor Leonida, è in casa?” dopo pochi passi inciampò in una sedia rigirata e scorse il vecchio rannicchiato sul pavimento in un angolo.  Si precipitò verso di lui: aveva il viso tumefatto, completamente pieno di sangue,  e al suo fianco il braccio sinistro ricadeva in una posa scomposta, spezzato.
“Signor Leonida, ma che è successo?? La posso aiutare…? Chiamo aiuto…” cominciò a singhiozzare la ragazza…ma il vecchio, con un fil di voce le rispose, secco: “Te ne devi andare…la guardia cittadina…mi tenevano sotto controllo…vattene stupida!Scappa…”
“Ma io non posso lasciarla qui…il suo viso…il suo braccio…chiamo un medico…la prego…ma perché? Oddio quanto sangue…e i suoi libri…” si zittì atterrita: da un angolo della bottega si levava un filo di fumo…pezzi di carta e copertine di cuoio bruciacchiati…le librerie vuote e rovesciate sul pavimento. Avevano distrutto tutto...
 “Leonida, adesso la tiro fuori di qui…andiamo…le ho portato anche una mela, è contento?? Le piacciono tanto, lo so…ora usciamo, via..lei si arregge a me e…”
“E’ tardi Artemisia…almeno per me…ti prego vattene…e salvati…se ti trovano qui ti arrestano…tua nonna non vorrebbe che ti facessi portar sulla forca in un modo così idiota…tieni questo è per te…la conservo da quasi 50 anni, ma non mi serve più…”
Col braccio sano si tirò fuori dalla tasca interna della giacca un pezzo di carta sgualcito e sporco e glielo tese…Artemisia lo prese e lo mise al sicuro sotto la tunica…poi con le lacrime agli occhi mormorò: “Ma io non la lascio qui…lei ora viene con me…”
“Non fare la ragazzina! Adesso mi ascolti: quegli schifosi della guardia –  sputò in terra con disprezzo un grumo di sangue -  hanno lasciato una tanica di cherosene…ora tu spargerai tutto il suo contenuto per la bottega…prenderai l’acciarino dalla mensola dietro al bancone e, una volta uscita, darai fuoco a tutto…è chiaro?? E…non mi interrompere, maledizione!! E poi scapperai a gambe levate…te ne tornerai al tuo podere tranquilla, tranquilla e solo stanotte osserverai il foglio che ti ho dato…adesso vai…muoviti…” e cominciò a tossire…
“Ma lei? Non posso lasciarla qui…”
“Sì che puoi…devi…non devi parlare mai a nessuno di me…non devono sapere che mi conoscevi…è il mio ultimo desiderio in punto di morte…fallo per me…e per tua nonna…ti pre…go…” e spirò…
Artemisia, in preda al panico, tremante eseguì gli ordini del vecchio…uscita con difficoltà, appiccò l’incendio…prima di fuggire, per un attimo guardò il fuoco che divampava nella bottega e pensò, con disperazione, che aveva perso l’unica persona che più assomigliava a un amico per lei...

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Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge