venerdì 28 marzo 2014

Alieni

C’era quasi. Mancava poco. Era al suo ultimo mese di servizio e poi congedo illimitato. Si sarebbe potuto godere sua moglie, sua figlia, cane e giardino.
Aveva scelto l’aviazione cinque anni prima, appena laureato all’università di ingegneria. Gli avevano proposto un servizio quinquennale a 5000 crediti al mese, per pilotare le nuove AB 530, navi spaziali che lui stesso aveva contribuito a realizzare durante il dottorato di ricerca. Aveva accettato subito, di comune accordo con la sua neo moglie, Sarah: con quello stipendio si sarebbero potuti comprare una casa decente e lei non avrebbe dovuto fare un lavoro che non le piaceva, ma continuare a insegnare all’Accademia di Belle Arti e dipingere. Avrebbero fatto il sacrificio di vedersi solo per due settimane l’anno, investendo tutto su quel progetto.
Così era stato. Erano passati cinque anni da allora e si sarebbe potuto dedicare finalmente alla sua famiglia e a ciò che gli piaceva davvero: scrivere. Ma l’alto comando gli aveva chiesto un ultimo favore: una missione speciale, che solo un pilota esperto come lui avrebbe potuto eseguire. In sé era una cosa semplice, arrivare, atterrare, prendere un paio di campioni, posare una bandiera e tornare, però gli avrebbero dato un bonus di 15000 crediti, da aggiungere al suo buonuscita. E aveva accettato: un mese in più non gli sarebbe costato nulla e in fondo andare su un pianeta disabitato a fare rilievi non gli sembrava un sacrificio poi enorme.
Entrò nell’orbita del pianeta. “Che bello, però!” pensò mentre preparava le manovre di atterraggio.
La nave atterrò dolcemente su un tappeto verde di “Erba?!?” pensò. “Allora c’è la vita su questo pianeta remoto! Chissà che faccia faranno il colonnello e il comitato scientifico quando gli porterò i campioni!”
Aprì il portellone ed uscì: si trovava in una radura circondata da bellissimi alberi di latifoglie. All’orizzonte, montagne innevate. “Cavolo, ma qui c’è un intero mondo! E c’è… un’atmosfera! E’ incredibile, bellissimo…”
“Sjjbksdgksdnvslki! Sjnsdnvhfskvn!”
Si voltò: era circondato da una trentina di mostri che gli puntavano addosso quelle che sembravano armi.
“Ma questo pianeta non era disabitato?!?” pensò mentre un rivolo di sudore gli scendeva lungo la schiena. “Sono un ingegnere, uno scienziato… non sono un soldato! Che gli dico ora a questi? Parlano anche una lingua strana… Attivo il traduttore e provo a vedere se con la diplomazia risolvo qualcosa…”
“Chi sei?” disse uno degli alieni.
“Almeno il traduttore pare funzionare” pensò e rispose: “Sono l’astronauta Paul Fingers. Faccio parte del comitato scientifico del mio pianeta...”
“Comitato scientifico? Un mostro come te? Ahahaha… Arrestatelo! Portatelo alla base. Se oppone resistenza uccidetelo! Alla peggio lo studieremo da morto!”
“No, aspettate… io… vengo in pace…”
“Stai zitto mostro! ”

“Mostro io? Ma si sono visti? Pelle rosea, peli sull’unica testa, due soli occhi, due braccia, due gambe…  E poi… Chissà che civiltà retrograda devono essere, visti i modi che hanno!”

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Alla sera

Forse perché della fatal quïete

tu sei l'imago a me sì cara vieni

o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni,


e quando dal nevoso aere inquïete

tenebre e lunghe all'universo meni

sempre scendi invocata, e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.


Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme


delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch'entro mi rugge